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Per Martina Vitelli la chiesa di S. Maria in Cortina per tutta la vita ha rappresentato semplicemente un ottimo posto dove parcheggiare la macchina quando andava a teatro. Ballerina, il teatro di Piacenza l’ha frequentato spesso. «Eppure quella chiesetta minuta non l’avevo mai vista aperta» racconta. Almeno fino a quando non è venuta a sapere dell’iniziativa Un giorno per bene promossa dal Touring Club Italiano lo scorso settembre. In quell’occasione la chiesa di S. Maria in Cortina era uno dei tre beni eccezionalmente aperti da Soci Volontari. «Gli altri erano l’oratorio di S. Cristoforo e i sotterranei della cittadella viscontea, a Palazzo Farnese» racconta. 
«La chiesa di S. Maria in Cortina in effetti per decenni è stata aperta solo due volte l’anno: in occasione della festa di S. Antonino, il 4 luglio, e per l’anniversario della scoperta della tomba del Santo da parte del vescovo Savino, ricorrenza che cade il 13 novembre» spiega Manuel Ferrari, direttore dell'Ufficio Beni culturali della Diocesi. Per gli altre 363 giorni la porta era sbarrata. Almeno fino a quando la Diocesi e una fondazione bancaria locale non hanno dato vita al progetto Pozzo di Sant’Antonino, che da dicembre 2018 fino al maggio dello scorso anno prevedeva l’apertura della chiesa per accedere al sottosuolo di Piacenza. «In quell’occasione si compiva un viaggio nella storia lungo millesettecento anni: si scendeva nella camera ipogea a quattro metri e mezzo di profondità, nel luogo in cui la tradizione cristiana vuole sia stato ritrovato il corpo del martire Antonino, patrono della città decapitato nel 303. Ritrovamento avvenuto sul finire del IV secolo per mano del vescovo Savino» spiega Ferrari.
 

 
A poco a poco così la chiesa di S. Maria in Cortina è tornata a far parte a tutti gli effetti della vita di Piacenza. «Ho scoperto che non ero l’unica a non averla mai all’interno, come me la maggioranza dei piacentini» racconta Vitelli. Poi dal 26 ottobre dello scorso un'altra novità: la chiesa è diventato il primo luogo Aperto per Voi della città, grazie all’impegno di una decina di soci volontari Touring, tra cui Vitelli. Volontari che tengono aperta la chiesa il sabato pomeriggio dalle 16 alle 19. E che pur con un solo giorno di apertura settimanale hanno già ricevuto centinaia di visite.

«Il sabato pomeriggio è il classico momento delle struscio in centro sia per chi ci vive che per chi viene della provincia. La chiesa è in pieno centro, noi lasciamo la porta aperta e tutti la notano, così in tanti sono entrati incuriositi da quella novità, per vedere. Tutti dicono “ah ma non sapevo fosse visitabile”, solo qualche anziano si ricorda di quando era aperta, qualcuno ricorda un battesimo, altri un matrimonio» spiega Vitelli. 

Così l’apertura ha dato a tanti la possibilità di sfogliare l’album dei ricordi. «Un sabato è entrata una signora di una certa età, era in compagnia di alcuni parenti, cui mostrava la chiesa e raccontava di esser stata benedetta proprio lì. Al che mi sono incuriosita e le ho chiesto in che senso. E la signora ha raccontato di avere a casa una piccola statuetta di Maria Bambina, simile a una piccola culla con una bambina che dorme, che le era stato donata in occasione della sua benedizione avvenuta proprio lì. In effetti in chiesa c’è una piccola culla di ferro battuto di cui mi ero chiesta il significato, e in sagrestia c’è un registro con nome dei bambini che lì sono stati benedetti».

Ma l'angolo preferito di Vitelli è all’esterno, nel cortiletto sul retro. «Lì è stato collocato un blocco di marmo un poco tondeggiante, il marmo Cecilio, trovato durante i lavori di restauro sul finire dell’Ottocento. Testimonia che quest’area nella Piacenza romana era utilizzata come necropoli. Ma soprattuto mi piace perché può sembrare fuori contesto e invece, se rifletti, è una spia della grande stratificazione di questa chiesa e di tutta la città» prosegue.

Stratificazione che si coglie in tanti altri luoghi di Piacenza. L’apertura della chiesa di S. Maria in Cortina infatti fa parte di un progetto molto articolato di valorizzazione del patrimonio artistico che la Diocesi di Piacenza e Bobbio porta avanti ormai da anni. «Da qualche anno stiamo costruendo una rete per mettere a sistema tutto il patrimonio ecclesiastico della Diocesi» racconta Ferrari. «Un sistema che una volta concluso prenderà la forma di un Parco culturale ecclesiale, unico in Italia».

Tutto è iniziato nel 2015 con il restauro del campanile della cattedrale. «In quell’occasione abbiamo allestito un percorso per permettere ai turisti di salire a vedere da vicino l’Angelo Dorato entrando nella cuspide, a 55 metri d’altezza. Due anni dopo è stato la volta della mostra del Guercino per cui abbiamo permesso a tutti di salire sulla cuspide per vedere da vicino gli affreschi della cattedrale». Poi è stata la volta del restauro del pozzo di S. Maria in Cortina, «e l’anno scorso dell’allestimento del museo delle migrazioni presso la casa madre di Padri Scalabriniani». E questo rimanendo nella sola Piacenza.

«Abbiamo in programma anche una mostra sulla Madonna Sistina di Raffaello, tela che prima di esser venduta al grande elettore di Sassonia a metà Settecento per due secoli si trovava convento di San Sisto a Piacenza. Ogni mostra è un investimento che va oltre la sua ristretta temporalità: la nostra idea è che lasci qualcosa di permanente alla città, in modo da arricchire le possibilità di visita e il racconto di Piacenza». Perché se si sa guardare qualunque parcheggio può riservare sorprese.

 

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