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Bisogna faticare almeno un poco per arrivare alla chiesa di Santa Chiara. Si scarpina sulle pietre di basalto nero di via Piastronata, salendo per vie strette e pedonali, lasciandosi alle spalle il centro storico di Massa e arrancando verso il castello Malaspiniano la cui mole severa da secoli domina la città. Ce ne fosse bisogno una volta arrivati in alto, ai piedi del castello all’altezza delle mura del Quattrocento, c’è un’antica fontanella per dissetarsi, sta a un passo dalla chiesetta con le sue mura di un rosso pompeiano slavato. «Serve soprattutto ai tanti pellegrini che passano di qui» spiega Walter Sandri, console Tci di Massa Carrara e responsabile di Aperti per Voi nella città toscana. Tenuta aperta dai Soci Volontari Touring da maggio 2019, la chiesa di Santa Chiara o del Carmine infatti si trova proprio sul percorso della Via Francigena: tappa 25, da Avenza a Pietrasanta.
I pellegrini di norma la percorrono al contrario, scendendo verso il centro città dove si trova anche un ostello, per loro è una sosta benedetta. E non solo per l’acqua. «Di fontane a Massa ce ne sono molte, l’acqua è buona ovunque. Però certo, la fontana davanti alla chiesa per loro è certo una attrattiva» scherza Sandri. Per gli altri è una scusa per salire a vedere questa chiesa chiusa per decenni e oggi aperta due volte a settimana grazie allo sforzo dei volontari Tci. «La chiesa è ancora aperta al culto, ma il parroco, Don Luca, riesce a celebrarci messa solo due volte l’anno, in occasione del Carmine e il 24 dicembre» spiega Sandri. «Così è stato ben felice quando gli abbiamo proposto di tenerla aperta noi. Da quando è stata restaurata, a fine anni Ottanta era praticamente diventata invisibile per i massesi».
Eppure la città è legata a questa chiesa, come del resto è assai legata a tutto quello che ricorda la famiglia Malaspina. «Santa Chiara, conosciuta anche come chiesa del Carmine, venne fondata nel 1554 da Taddea Malaspina che qui è anche sepolta – spiega Sandri –. Era annessa a un convento di clarisse, dove entrarono molte delle donne della famiglia, in genere tutte quelle che non venivano date in moglie ad altri nobili. All’epoca era un modo per non disperdere il patrimonio». A disperdere il convento – che nel corso Seicento era stato ampliato con il crescere delle vocazioni – ci pensarono i francesi che a fine Settecento abolirono gli ordini monacali e trasformarono il convento in caserma. «Da allora la chiesa ha avuto vita a sé: il convento è stato usato per ultimo dai soldati tedeschi durante la Seconda guerra mondiale e poi pesantemente bombardato».
Con il suo piccolo loggiato che si trova dopo una serie di ampi gradini, oggi la chiesa viene aperta due giorni a settimana, sabato e domenica pomeriggio, dai 14 volontari Tci che Sandri ha raccolto. «Ce ne sarebbero altri pronti a dare una mano, per questo stiamo cercando altri siti da aprire in città, perché la voglia di cultura e di fare qualcosa per la propria città è tanta» spiega Sandri, che a dirla tutta non è neanche di Massa, ma ci si è trasferito anni fa e da subito ha iniziato a pensare cosa poter fare per la sua città elettiva. Da quando è diventata il primo luogo Aperti per Voi di Massa, Santa Chiara è stata visitata da oltre un migliaio di persone. «Per metà sono massesi, felici di poter vedere un pezzetto di città altrimenti precluso, il resto sono turisti, tanti pellegrini».

Per tutti in questi mesi d’apertura sono state organizzati eventi per animarla ancor di più. «Abbiamo fatto le aperture serali, ma anche organizzato una mostra di opere sacre degli allievi dell’Accademia, e un forum serale per discutere d’arte». Del resto l’ambiente si presta. All’interno della chiesa, una struttura molto semplice a navata unica, si trovano tre altari policromi ovviamente di marmo apuano, opera dei Bergamini, Giovanni Francesco e Alessandro, padre e figlio. Bisogna faticare per arrivare a Santa Chiara, ma ne vale la pena.

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