A chi passasse nei pressi, la scena risulterebbe perlomeno peculiare, anche surreale. In un museo, un gruppo di persone tutte dotate di una maschera protettiva è ferma davanti a un grande diorama che riproduce una scena di caccia di una tigre in un parco nazionale indiano. A guardare bene, le maschere hanno le parti trasparenti opache o quasi completamente annerite in qualche caso ci si chiede come le persone riescano a vedere qualcosa. Nel mentre, un’altra persona sta leggendo la descrizione della scena rappresentata nel diorama, soffermandosi su forme, posizioni degli animali, colori, dettagli anche minimi. Come se le persone con le maschere avessero bisogno delle parole per capire cosa hanno davanti.

Quella che abbiamo raccontato è una scena realmente avvenuta nei giorni scorsi al Museo di Storia Naturale di Milano: le persone con le maschere sono volontari Touring, mentre la lettrice è Rosa Garofalo, direttrice dell’Associazione Nazionale Subvedenti (ANS). Il contesto è un percorso di formazione – "Accoglienza e Fragilità, per un’accoglienza davvero inclusiva” – in quattro incontri che ha l’obiettivo di fornire ai volontari che accolgono i visitatori nei luoghi Aperti per Voi di Milano gli strumenti per ricevere le persone con disabilità di vario tipo, compresa quella visiva.
“Siamo entusiasti di questa collaborazione con Touring” spiega Garofalo “è un modo per migliorare le competenze dei volontari e anche di fare cultura, di diffondere buone pratiche. È quanto mai importante accogliere tutti i cittadini e le cittadine in modo paritario e fornire a tutti gli strumenti per poter godere delle bellezze dell’arte in chiave inclusiva e di pari opportunità. Penso sempre che la nostra formazione sia un volano per trasmettere competenze e cultura. Più persone sanno come accogliere, più riusciremo ad abbattere barriere”.

In particolare, al Museo di Storia Naturale di Milano (dove i volontari accolgono i visitatori dallo scorso febbraio, nell’ambito di una coprogettazione tra Touring e Assessorato alla Cultura del Comune di Milano per arricchire i servizi di accoglienza nei musei civici) Garofalo ha spiegato ai volontari come accogliere in modo efficace persone con disabilità visiva: non solo le persone cieche – per cui la disabilità è palese, a uno sguardo esterno – ma anche quelle ipovedenti, che spesso non mostrano segni visibili di difficoltà. “In Italia sono 1,5 milioni le persone ipovedenti, per la maggior parte anziane” spiega. “La nostra associazione, fondata nel 1970, cerca di garantire loro, attraverso servizi mirati e gratuiti , un grado di autonomia massimo. E di fornire strumenti a chi vive intorno a loro per accoglierle nel migliore dei modi”.
Ecco spiegato, dunque, l’utilizzo di maschere opache, sfocate o a macchie, che simulano le molteplici difficoltà di un ipovedente. “È un modo pratico per capire subito le difficoltà di chi vive questa realtà” continua Garofalo. “Muovendosi con queste maschere si può capire in prima personale le difficoltà di chi ha la vista fragile”. La lettura della descrizione del diorama è un parte d’un percorso sviluppato da ANS all’interno di Descrivedendo: un metodo per rendere accessibili i contenuti di opere d’arte visiva e i percorsi museali a chi vede poco o nulla, utilizzando le potenzialità evocative del linguaggio: “si basa su parole e frasi scelte con cura, organizzate in sequenze preordinate, che facilitano la formazione di immagini mentali”. Avendolo provato, maschere sugli occhi, possiamo dire che è quanto mai efficace: la forza evocativa della parola aiuta un senso fondamentale come la vista (in questo caso compromesso) a restituire un’immagine vivida nella mente.

Al Museo di Storia Naturale si parla anche di quanto siano importanti, nell’approccio a una persona cieca o ipovedente, azioni e comportamenti apparentemente banali: come salutare un gruppo di persone quando si arriva e quando ci si congeda, accompagnando i gesti con le parole; chiedere se c’è necessità di un aiuto, accettando un “no” come risposta; non accarezzare o interagire con un cane guida, che quando accompagna il suo “padrone” sta lavorando; dare indicazioni chiare; e in generale “essere naturali”, non cambiando il modo di porsi e di parlare in presenza di persone con disabilità. “È fondamentale ricordare sempre che le persone con disabilità sono… persone” spiega Garofalo. “Non sempre soffrono o sono in difficoltà. E non hanno bisogno di diritti speciali: tutti abbiamo pari diritti, siamo tutti cittadini, anche nel poter godere dei luoghi della cultura. È questo il cambio di paradigma che vogliamo portare avanti. La dignità è uguale per tutti, non ci deve essere distanza. Solo vicinanza”. Un messaggio quando mai fondamentale, nella Giornata internazionale delle persone con disabilità (oggi, 3 dicembre) come in tutti i giorni dell’anno.
