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Ad Anna Carnielli la mira non manca. Da ragazza giocava a pallacanestro, da grande si è dedicata al tiro con l’arco. Così quando si è messa in mente di trovarne un luogo di cultura da aprire nella sua città, Udine, non ha fatto altro che prendere la mira e riuscire nel suo intento. È anche grazie alla sua intraprendenza di spirito che da un anno e mezzo ogni sabato pomeriggi  (d'estate, nelle altre stagioni 10-18) si può visitare quel piccolo gioiello dell’arte barocca che è la cappella Manin.

«Sono nata e cresciuta nel quartiere, dunque la cappella la ricordo aperta, sono anche stata battezzata lì dentro» racconta Carnielli, che è coordinatrice dei Soci Volontari di Aperti per Voi della città friulana. «Poi è stata chiusa per anni, sia alle visite che per le funzioni»· Questo almeno fino a quando l’Unione Industriali di Udine che ha sede lì davanti non ha finanziato la costruzione di una bussola di vetro posizionata appena dietro l’antico portone in legno. «Da quando hanno messo quel vetro la chiesa è diventata visibile, ma non visitabile: nel senso che la si guardava da dietro il vetro e stop» racconta. «La porta di legno veniva aperta da un impiegato dell’Unione industriali, per cui la visione seguiva orari d’ufficio, chiusa al weekend». In definitiva era aperta ma pochi se ne accorgevano.
 

Foto Luigi Gemetti
 
Fin quando ad Anna Carnielli non è venuto in mente di contattare il Touring. «Sono socia Touring dal 1970. Dopo una vita nelle società sportive come volontaria dal 2014 ho deciso di tornare al mio secondo amore: l’arte. Per cui di buon grado ho fatto la volontaria pendolare, ovvero sono andata a Trieste per fare i turni al Museo della comunità greco-ortodossa, un altro luogo Aperti per Voi grazie al Touring. Una bella esperienza che mi ha permesso di imparare tanto e mi ha arricchita. Ma mi sono sempre detta che volevo fare qualcosa anche per la mia città, darle questa opportunità, così mi son messa a cercare un luogo che avesse bisogno di essere aperto». E non c'è voluto molto perché il pensiero tornasse alla Cappella Manin.
 La Cappella è un gioiello di arte barocca, eretta da Ludovico Manin agli inizi del Settecento: una facciata maestosa, un interno minuto a pianta esagonale, un tripudio di sculture e altorilievi di Giuseppe Torretti (ma anche rivestimenti e pavimento lasciano a bocca aperta). Aperta anche grazie alla collaborazione del Comune di Udine, in diciotto mesi ha accolto oltre 5mila visitatori grazie allo spirito di servizio per la comunità della signora Anna e dei Soci Volontari Touring che si sono raccolti intorno a lei. «All’inizio è stato un passaparola tra amiche, così siamo partiti. Poi dopo l’annuncio sulla rivista sono arrivati anche altri soci, così adesso siamo 18. Si tratta di fare un turno di tre ore e mezza al mese, una cosa fattibile» racconta.
Un turno breve ma che spesso riserva sorprese, come quelle che racconta la socia volontaria Grazia Gementi. «A me è capitato di rivedere dopo più di trent’anni la mia insegnante di inglese del liceo e dopo vent’anni l’ostetrica che ha fatto nascere i miei figli. E poi sorrido a pensare a quella signora anziana che nella sua passeggiata quotidiana entra per un po’ di bellezza, o quel giovane studioso di storia dell’arte che estasiato dai pannelli del Torretti è tornato subito dopo per farli vedere agli amici. O ancora quella bambina che finita la scuola entra e si siede per annotare i suoi pensieri sul quaderno. E ancora l’incredulità di tanti udinesi che ignoravano questa cappella e quando l’hanno vista si son sorpresi: "Ma come, a Udine abbiamo un gioiello del genere?"».
Cappella Manin
Foto Luigi Gemetti

Piccole soddisfazioni che fanno parte dall’esperienza del volontario. Come è soddisfatta Carnielli di quello che è riuscita a mettere in moto. «Dal punto di vista umano è una esperienza piacevole. Siamo felici quando vediamo che ci sono udinesi che rimettono piede dopo 40, 50 anni nella chiesa dove si sono sposati. Che poi è quella in cui mi sono sposata anche io, tanti anni fa. Ma siamo felici anche quando gli stranieri godono di questa opportunità, e ci fanno i complimenti per le nostre schede tradotte, sempre grazie ai volontari, in 9 lingue: c’è il friulano, anche se manca ancora lo sloveno». Insomma, a Udine hanno fatto centro.
 

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