Per tutto maggio 2017, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 100, partito il 5 maggio da Alghero per concludersi il 28 maggio a Milano. A raccontarci le tante storie del Giro d'italia 2017 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, autore di volumi di storia dello sport e curatore di guide turistiche (tra cui molte del Touring Club Italiano). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese!
 
Il campione smarrito
Non più di una settimana fa, dopo la tappa di Reggio Emilia, l'avevano visto seduto sui gradini del bus della sua squadra, la BMC, con la testa fra le mani. Smagrito, spento, depresso. Eppure era arrivato al Giro con l'aureola del favorito.
Tejay Van Garderen, americano di Tacoma, stato di Washington, da Under 23 aveva fatto parlare di sé come l'erede di Armstrong. Passato professionista nel 2010, nel 2012 è stato il miglior giovane del Tour, dove arrivò 5° nella classifica finale; ripeté lo stesso piazzamento nel 2014. Forte a cronometro, forte sul passo, sapeva difendersi più che bene anche in salita: sembrava insomma il perfetto identikit del campione dal grandi giri.
Poi al 2015 si ritira sul Col de la Colle-Saint-Michel, nella 17a tappa: sale febbricitante e in lacrime sull'ammiraglia. Da quel momento, un blocco e una lenta, inesorabile china. Quest'anno la squadra elvetico-americana della BMC ci crede e lo vuole al Giro coi gradi di capitano: tutti gli uomini al suo servizio. Ma qualcosa non funziona. Tejay sta bene, nessuna caduta, nessun incidente. Ma nella prima settimana non si vede, e la seconda inizia con una bruttissima cronometro che, tra la sorpresa di tutti, lo manda fuori classifica, a oltre 4 minuti da Dumoulin.
Tejay è un introverso, difficile capire quello che gli passa per la testa. Sicuramente sente il peso di aver disatteso la fiducia, e il lavoro, del team. Il suo direttore sportivo non sa più da che parte pigliarlo.
Il vincitore a Ortisei, Tejay Van Garderen
Sulle Dolomiti come a casa
La terapia si chiama Dolomiti. Ci aveva provato mercoledì, andando in fuga nella tappa che arrivava in val di Fassa. Ma ai piedi del Rosengarten, che è già una premonizione, non aveva fatto meglio del 13° posto, a 24'' dal Cavaliere Verde, Pierre Rolland. Ma uno che si chiama Van Garderen, secondo voi, come potrebbe trovarsi in val Gardena? Come a casa propria.
E così, nel tappone dolomitico di ieri, da Moena a Ortisei, passando per i passi Pordoi, Valparola, Gardena e Pinei, Van Garderen diventa Val Gardénen e finalmente vince, dopo un duello rusticano col basco Mikel Landa, anche oggi, come a Bormio, secondo per pochi centimetri.
In conferenza stampa, Tejay confessa che il segreto della vittoria è stato conoscere la Val Gardena metro per metro: è proprio qui che da anni viene ad allenarsi in quota, facendo base in un hotel di Selva di Val Gardena. Ma forse non è solo quello.
Sulle strade del giro, tappa 18 Moena-Ortisei 
Intagliare la paura
C'è un romanzo di John le Carré che s'intitola The Constant Gardener, il giardiniere tenace, da cui nel 2005 è stato anche tratto un film di successo, con Ralph Fiennes. A Van Garderen, come al quasi omonimo giardiniere, non è mancata oggi la tenacia. La stessa che è propria degli intagliatori di legno che da sempre qui in val Gardena fanno scuola.
Scuola Professione di Selva di Val Gardena, 1920 /autore sconosciuto, ArchivioTCI 
La stessa che in un mitico documentario di Werner Herzog, del 1974, raccontava l'estasi di Walter Steiner, campione di salto con gli sci, intagliatore di legno e ammaestratore di un corvo.
Un salto di Walter Steiner, due ori mondiali nel "volo con gli sci"
Passando per Santa Cristina, anche Tejay avrebbe potuto vedere il trampolino del salto con gli sci del monte Pana. E avrebbe potuto pensare che per vincere scalando in bicicletta le montagne bisogna per prima cosa scacciare le stesse paure che attanagliavano l'intagliatore Steiner. Perché in cima alle montagne, in sella a dieci chili di carbonio, le paure possono essere le stesse di chi si lancia sulla neve da oltre 100 metri di altezza e a quasi 100 km/h. Nel finale del film, a commento di un salto perfetto del campione-intagliatore, Herzog adatto le parole di una poesia di Robert Walser:  

“Dovrei essere solo al mondo, io, Steiner, e nessun'altra forma di vita.
Niente sole, niente cultura, io nudo sopra un'alta roccia, senza tempeste, senza neve, senza banche, senza soldi, senza tempo e senza respiro. Allora di sicuro non avrei più paura”.  
Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura ibrida Hertz Green Collection per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
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