Tutti gli anni, la fondazione no-profit olandese Green Destinations, che dal 2014 si occupa di sviluppo e certificazione di destinazioni sostenibili, sceglie 100 progetti di sviluppo sostenibile provenienti da tutto il mondo con l'obiettivo di promuoverli e condividerli come esempi ispiratori. L'iniziativa si chiama "Top 100 Stories" ed è ormai riconosciuta come una delle più importanti a livello globale per la valorizzazione dello sviluppo sostenibile. Ebbene, se l'Italia purtroppo non è mai stata un Paese particolarmente rappresentato, quest'anno a rientrare nella lista dei premiati sono state ben due realtà del Belpaese: la Val d'Ega, in Alto Adige (a cui abbiamo dedicato quest'articolo), e il Comune di Castelvetro di Modena, in Emilia Romagna. Quest'ultimo interessa il Touring da vicino, visto che Castelvetro è uno dei 274 borghi certificati con la Bandiera Arancione per le sue qualità turistiche e ambientali. 

Come ha fatto una piccola cittadina emiliana - Castelvetro ha poco più di 11mila abitanti - a ottenere questo prestigioso riconoscimento? E soprattutto, perché? A raccontarci la bella storia di "Castelvetro green" è Nicola Ferrario, che è coordinatore del Good Travel Program di Green Destinations e che ha seguito come consulente volontario il processo di candidatura del Comune al Top 100. Nicola, tra l'altro, è stato anche uno studente della II edizione del Master in Management dello Sviluppo Turistico e Territoriale organizzato da Touring e Fondazione Campus: è stato proprio in seguito al master che ha pensato di coinvolgere il Touring nella selezione di una località Bandiera Arancione da candidare al riconoscimento. 

Nicola, tu hai definito Castelvetro una "eccellenza tra le eccellenze". Che marcia in più ha questa località?
Da diversi anni Castelvetro punta molto sulla sostenibilità, sia attraverso le certificazioni ambientali (come ISO 14001 ed EMAS) sia concentrando i propri sforzi per attirare sul proprio territorio i turisti "slow". Il suo territorio, d'altronde, si presta molto: il centro storico è perfettamente conservato; le esperienze enogastronomiche sono tutte a chilometro zero e di grande qualità (basta pensare al lambrusco, al parmigiano reggiano e all'aceto balsamico prodotti sul territorio); le proposte di percorsi a piedi e in bicicletta attraverso vigneti e campagne, peraltro in una area MAB - Uomo e Biosfera Unesco, sono innumerevoli. Ma la "storia" fondamentale per entrare nella Top 100 è legata a uno specifico attrattore del territorio: il castello di Levizzano Rangone. 


Castelvetro di Modena - foto Comune


Il territorio di Castelvetro di Modena 

Che storia ha il castello di Levizzano?

Proprietà del Comune, è un castello antico, un tesoro architettonico di straordinario valore e parte integrante della comunità e del territorio fin dal medioevo. Per anni in stato d'abbandono, è stato restaurato nel 2009 e finalmente riaperto al pubblico; tuttavia, il suo utilizzo era rimasto limitato a eventi occasionali, come feste e matrimoni. A chiedersi come restituire il castello alla comunità, rendendolo accessibile e vivibile per tutti e parte della vita quotidiana di residenti e turisti, sono state nel 2017 due persone che lavorano per il Comune: Giorgia Mezzacqui, vicesindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, e Alessandra Anderlini, funzionario del Dipartimento Cultura. Dal loro impegno è nato un progetto visionario. 
Qual è stata dunque l'idea per restituire il castello alla comunità?
Giorgia e Alessandra hanno pensato di creare all'interno del castello un museo legato al territorio. Ma non un museo qualunque: un museo innovativo per far rivivere le tradizioni del passato legandole all'esperienza del presente, per educare e far scoprire come i passi che facciamo oggi percorrano i sentieri creati da chi ci ha preceduto ieri. È così che è nato Rosso Graspa - Museo del Vino e della Società Rurale, aperto nel 2019: un luogo al centro del territorio, che mette in contatto le persone attraverso una ricca offerta di itinerari, eventi e iniziative. Non è stato facile, le resistenze sono state forti - ma alla fine la comunità ha abbracciato il progetto e il museo ha visto la luce. 


Il castello di Levizzano, nel Comune di Castelvetro di Modena - foto Comune

Ci spieghi in che cosa si distingue questo museo da altri esempi simili?
Si è deciso innanzitutto di dare una dimensione dinamica e multisensoriale al museo, in modo che il visitatore possa vivere un'esperienza immersiva: i verbi chiave sono toccare, ascoltare, vedere e camminare. Gli oggetti e gli strumenti originali di un secolo fa, utilizzati dagli abitanti a cavallo delle due guerre e raccolti grazie alle donazioni spontanee dei tanti cittadini che li avevano conservati, sono dunque tutti toccabili e maneggiabili. Accanto agli oggetti, sono esposte straordinarie foto originali degli anni Trenta, testimonianza viva del mondo degli antenati. Poi è stato fatto sapiente uso della "public history", che ha ricreato personaggi autentici che raccontano la loro vita quotidiana in prima persona per trasmettere l'esperienza con immediatezza: voci registrate che parlano il dialetto dell'epoca e i suoni della campagna vengono trasmessi nelle stanze sotto forma di "docce sonore" e completano l'esperienza sensoriale. E poi c'è l'ecomuseo del territorio: una rete di 20 km di sentieri suddivisi in tre percorsi tematici che permette di scoprire venti punti di interesse selezionati intorno al castello. L'aspetto che mi colpisce di più è quanto il collegamento tra passato e presente si riveli chiaramente lungo i sentieri: diventa improvvisamente chiaro come la storia raccontata tra le mura del museo sia stata feconda e abbia generato un paesaggio rurale diverso, ma non privo di fascino, forme di lavoro innovative ma legate alla tradizione, progetti visionari con radici profonde... ed è tutto lì... davanti agli occhi!


Il Museo Rosso Graspa nel castello di Levizzano, Castelvetro di Modena

Ci accennavi che la comunità ha partecipato attivamente alla sua costruzione.
È stato l'aspetto più sorprendente. Il passaparola ha portato al museo non solo gli oggetti, ma anche le competenze e le maestranze - e ha favorito la costruzione di una rete di scambio, per esempio tra i falegnami, con i giovani che hanno creato una associazione insieme agli anziani. C'è stata una risposta entusiastica anche da parte delle scuole e degli studenti. Il tutto ha naturalmente favorito lo sviluppo di un senso di appartenenza che andava scemando e ha ricollegato il castello alla sua comunità, uno degli obiettivi più apprezzati da Green Destinations. Ma c'è di più. Anche gli agricoltori sono stati coinvolti; nel museo è stato installato un totem interattivo che funge anche da piattaforma promozionale per i produttori locali. Ciò è reso possibile dalla partecipazione del Comune al Consorzio Castelvetro V.I.T.A., un'organizzazione che coordina oltre 60 realtà locali (cantine e aziende agricole, strutture ricettive, ristoranti, negozi) per promuovere in modo unitario l'offerta turistica del territorio. Il marchio collettivo MonteBarello155 legato al vino, tra l'altro, presenta alcuni requisiti inediti: la vendemmia deve essere manuale, il prodotto 100% biologico e prodotto con uve Grasparossa 100% locali. 

Quali sono stati i risultati dall'apertura, nell'aprile 2019?
La partecipazione del pubblico è stata sempre massiccia: migliaia i visitatori nei circa sessanta giorni all'anno in cui il museo è aperto (weekend dalla primavera all'autunno, sempre con ingresso gratuito), ma anche per i tanti eventi, come il festival TempoLento, la cui seconda edizione nel maggio 2022 ha portato al castello oltre 1.300 persone per partecipare a incontri con autori di letteratura di viaggio di fama nazionale. Nel settembre 2022 è stato aperto un bookshop e introdotta un'audioguida in inglese.


Il Museo Rosso Graspa nel castello di Levizzano, Castelvetro di Modena


Il Museo Rosso Graspa nel castello di Levizzano, Castelvetro di Modena

Ci spieghi come avviene la candidatura a Top 100 di Green Destinations?
Ogni anno, quando lanciamo il concorso, si possono iscrivere Comuni, isole, regioni, aree protette, destinazioni private. I candidati fanno dapprima un'autodichiarazione sui criteri di sostenibilità di base di Green Destinations; se raggiungono il 60% di conformità, possono presentare una "Good Practice Story", cioè una storia di buone pratiche, come quella del castello di Levizzano, in cui raccontare soluzioni innovative nella gestione sostenibile della destinazione. Green Destinations naturalmente segue tutto il progetto con un training specifico. Ci sono varie categorie: da "ambiente e clima" a "governance, ripresa e resilienza" a "cultura e tradizioni", in cui ha partecipato Castelvetro. Da notare che una volta selezionata nella Top 100 la storia è automaticamente candidata per i premi che ogni anno Green Destinations assegna alla ITB di Berlino, la più grande fiera del turismo in Europa. L'obiettivo è sempre quello di dare visibilità, di ispirare, di contagiare il più possibile. La replicabilità dell'esperienza è uno dei criteri più importanti.


Nicola Ferrario ad Atene a fine settembre per la premiazione di Top 100 Green Destinations 2022​; a sinistra è con Albert Salman, presidente di Green Destinations

Come mai l'Italia presenta così poche candidature?
Siamo ancora indietrissimo in questo settore. Come italiani, non abbiamo una cultura della sostenibilità come in altre parti del mondo; soprattutto pensiamo ancora raramente che intraprendere un percorso di sostenibilità possa sia dare visibilità alla propria destinazione o alla propria azienda, sia portare un vantaggio economico riducendo i costi e aumentando i profitti. Proprio per questo imparare dagli altri, guardare cosa succede all'estero è quanto mai importante. Speriamo che sempre più realtà si affaccino al mondo della sostenibilità!

INFORMAZIONI
- La "Top 100 Stories" di Green Destinations
- La scheda di Castelvetro di Modena sul sito Bandiere Arancioni
- Il sito del Castello di Levizzano e di Rosso Graspa - Museo del Vino e della Società Contadina
- Il nostro articolo sul progetto della Val d'Ega, premiato da Green Destination Top 100 Stories 2022