Il 2018 è stato proclamato “Anno nazionale del cibo italiano” dai Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF) e dei beni culturali e del turismo (MIBACT).

Per tutti gli amanti della buona cucina, questo è dunque l’anno perfetto per visitare i borghi Bandiera arancione che custodiscono prodotti e ricette dell’eccellenza gastronomica unendoli alla cultura e a paesaggi suggestivi.

Di seguito segnaliamo 6 borghi del Nord Italia dove gustare caratteristici prodotti alimentari e piatti tipici: dalle lumache di Cherasco, agli amaretti di Sassello fino alle giuggiole di Arquà Petrarca.

Il borgo piemontese di Cherasco (CN) è conosciuto per le sue eccellenze gastronomiche: le lumache e i baci.
Le lumache di Cherasco, allevate secondo metodi e tecniche precise tramandate da decenni, vengono proposte in ogni ristorante del paese con ricette tipiche: dalla frittata con lumache e pomodorini allo spiedino tiepido di lumache, dalle lumache con guscio in salsa mediterranea al risotto alle lumache, lumache lesse al naturale con salse e lumache vignaiole.
A fine settembre, per celebrare il suo prodotto principe, il borgo dedica tre giorni alle lumache con il Festival della Lumaca in Cucina. Mostre, spettacoli, mercatini di prodotti del settore e tanta gastronomia in piazza dell’Arco del Trionfo.
Passando dal salato al dolce, trovandoci in Piemonte, la patria del cioccolato, sono proprio dei cioccolatini il dolce tipico del borgo, i baci di Cherasco, riconosciuti come Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Dalla forma irregolare, composti di cioccolato fondente al 60 %  e di nocciole delle Langhe IGP tostate. Info

Regina incontrastata dei sapori di Etroubles, piccolo borgo in provincia di Aosta, è la fontina, formaggio DOP fabbricato con latte intero di mucca di razza valdostana. Le fontine d’alpeggio, in particolare, più ricche di gusto e profumi, sono celebrate come le migliori della Valle d’Aosta, grazie ai pascoli incontaminati e alla perizia dei casari.
Il piatto della località è la zuppa con fontina e pane nero. La preparazione e la cottura del pane rappresenta uno degli appuntamenti più importanti per tutta la comunità. Con la parola “pan ner” si definisce il pane di segala e frumento che era la base dell’alimentazione della famiglia. Questo pane si conserva a lungo sui ratelì (rastrelliere del pane). Il pane si cuoce nel forno a legna comunitario una sola volta durante l’anno nel mese di novembre ed è conservato essicandolo.
La località è nota anche per un salume di origine antica, che nasceva dall'esigenza delle famiglie contadine di conservare la carne durante i lunghi mesi invernali: la mocetta. Tipica delle Alpi Occidentali, riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale italiano, la mocetta viene prodotta in tutta la Valle d'Aosta a partire da tagli di carne magri, prevalentemente muscolo o coscia. La carne può essere quella bovina, oppure ovina, caprina, suina o di selvaggina, insaporita con aglio, alloro, rosmarino, salvia e altre erbe di montagna e quindi salata. Viene lasciata riposare in luogo fresco per 20 giorni e poi appesa ad asciugare e stagionare in un locale aerato e asciutto. La mocetta può essere consumata sia "fresca", ossia ancora tenera, oppure a stagionatura avanzata, il che rende la carne uniformemente scura ma anche più dura, che richiede un'affettatura molto sottile. Info

Sassello (SV), in Liguria, crea da decenni con gli ingredienti della ricetta tradizionale i famosi Amaretti. Prodotti di altissima qualità, realizzati con mandorle, armelline (parte interna del nocciolo dell’albicocca e della pesca), albume d’uovo e zucchero, gli Amaretti di Sassello sono il frutto di un processo di produzione e cottura delicato. È in questo modo che si ottiene il tradizionale pasticcino dalla forma rotonda e un po’ schiacciata, dal cuore morbido e profumato e dal caratteristico sapore delicatamente amarognolo. Nuove varianti, come quelle multigusto, offrono una ricca varietà di sapori come il Rum, la Nocciola e il Cioccolato; oppure gli Amaretti morbidi ai frutti misti, che offrono i gusti più freschi del Mandarino, del Cocco e del Limone. Info

In Lombardia, a Bienno (BS), noto come "borgo degli artisti",  il piatto tipico della tradizione è rappresentato da casoncelli, pasta fresca ripiena di carne, grana padano grattugiato ed erbe aromatiche dalla tipica forma a mezza luna. La pasta è lasciata leggermente spessa per scrocchiare in bocca quando la si addenta. Anche se conditi con i sughi più svariati per creare nuovi abbinamenti di sapori, chi osserva la tradizione li preferisce con abbondante burro fuso, pancetta a dadini e salvia. 
Il dolce tradizionale è la Spongada una soffice focaccia di farina, uova, burro, zucchero, sale, latte, lievito.
Da non perdere, inoltre, la produzione casearia locale. Info

In Trentino-Alto Adige, nella Valle Aurina, considerata una delle zone più incontaminate d’Italia, si trova a Campo Tures (BZ) dove  il formaggio che nasce dalla necessità di riutilizzare il latte avanzato dopo la produzione del burro, che coagula senza alcuna aggiunta di caglio e ha bassissimi livelli di grasso, è diventato il prodotto tipico di questa località. Si chiama Graukäse, o formaggio grigio tradotto in italiano. Il suo nome deriva dal colore delle muffe presenti sul formaggio. Il Graukäse è uno tra i formaggi più magri, se non il più magro al mondo: la materia grassa non supera il 2%, e ciò conferisce al prodotto un apporto calorico di circa 150 calorie per etto. Fatto stagionare in una cassa di legno coperta da una zanzariera ad alte temperature, una volta diventato giallo viene lasciato stagionare ulteriormente, ma a temperature più basse. È in questa fase che il Graukäse sviluppa muffe fungine grigio-verdi, che gli doneranno il suo particolare profilo aromatico e gustativo. Un formaggio perfetto da gustare accompagnato da miele e confetture locali. Info   

In Veneto, Arquà Petrarca (PD) è famoso per essere un paese che tratta e lavora dei frutti molto particolari: le giuggiole. I frutti sono piccoli e rotondi, come delle bacche con un unico seme all'interno; hanno le dimensioni più o meno di un'oliva, con buccia di colore dal rosso porpora al bruno rossastro e polpa giallastra. La superficie del frutto è rugosa e il sapore è dolce e assomiglia a quello di un dattero. Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall'albero, sia quando sono leggermente raggrinzite. Già in tempi antichi era tradizione che le antiche massaie preparassero uno sciroppo o liquore fatto con le giuggiole da offrire agli ospiti. Nelle famiglie contadine, secondo il periodo di maturazione, la frutta veniva messa a pezzi in un vaso e, per infusione alcolica, si otteneva un succo liquoroso che per la sua dolcezza era chiamato “Brodo di Giuggiole”.  Ci sono tuttavia molti modi per gustare questo strano frutto: fresco, essiccato, candito sotto forma di confettura, sciroppo o marmellata.
A ottobre, nello scenario del borgo trecentesco, incastonato tra il verde dei Colli Euganei, si svolge la Festa delle Giuggiole: due domeniche interamente dedicate alla celebrazione del prodotto tipico locale tra spettacoli musicali, esposizioni d’arte e artigianato all’ombra della casa di Francesco Petrarca e della sua tomba. Info

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