Articolo di Tino Mantarro

Alla Biblioteca dei libri liberi di Portico di Romagna (una delle tre frazioni di cui si compone il Comune di Portico e San Benedetto, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano) si respira una bella aria di confusione creativa.
La biblioteca sono due stanze che si affacciano sulla strada principale, quasi fossero un inaspettato negozio di libri usati al centro di un paesino degli Appennini. Due stanze stracolme di libri di ogni genere e condizione, libri vecchi e quasi nuovi, libri letti e libri mai sfogliati. Libri in italiano, certo, ma anche in inglese (molti), in tedesco (abbastanza) e in decine di lingue che nessuno in paese parla neanche, ma pazienza. Sono sugli scaffali, accatastati sul tavolino, appoggiati al divano, qualcuno è ammonticchiato per terra, non distante dalla stufetta. L’aria che si respira è l’esatto opposto di quella che si respira in una normale biblioteca, dove tutto è sempre catalogato e ordinato, perché lo impongono le regole della biblioteconomia e non potrebbe essere altrimenti. Eppure anche queste due stanze con divano assolvono alla stessa funzione di qualunque altra biblioteca: promuovere la lettura. Ma non solo. Nella mente di chi l’ha creato questo punto di bookcrossing aveva anche altri compiti.

Gli interni della libreria, foto dalla pagina facebook della biblioteca

Massimiliano Cameli, che ormai 4 anni fa l’ha messa in piedi assieme a tutta la famiglia, aveva in mente un piano di ripopolamento di Portico. Piano che tra le altre cose passava attraverso i libri. «Ho pensato che potesse servire a creare ancor più affiatamento di quello che già c’era» racconta. L’idea gli è venuta quando ha letto della Piccola grande biblioteca di Dordolla, un paesino di 50 abitanti in Friuli. A Dordolla come prima mossa per provare a invertire la tendenza allo spopolamento hanno aperto un punto di bookcrossing. «Era un’idea nuova, mancava qualcosa di simile in paese e in tutta la valle. Esiste una biblioteca comunale, è aperta qualche ora a settimana perché ovviamente non c’è personale. Ma questa biblioteca è diversa».  

Il borgo di Portico di Romagna, foto di Vittorio Giannella

Come del resto sembra diverso Portico di Romagna, in provincia di Forlì. Compatto e dalla foggia medievale, Portico di Romagna conta 230 residenti. Assieme a San Benedetto in Alpe e Bocconi,  in totale poco più di settecento abitanti, è un Comune Bandiera Arancione Tci. Si trova nella valle del Montone, sull’Appennino, lungo l’antica stata che univa Firenze con Ravenna attraverso il passo del Muraglione. La strada che fece Dante sulla via dell’esilio, la strada che oggi fanno tanti – ma non tantissimi – per andare a camminare nel piacevole silenzio del parco delle foreste Casentinesi. Nel territorio del Comune si trovano anche le cascate dell’Acquacheta, che Dante cita nel canto XVI dell’Inferno. Ma pur parlando di libri Dante non c’entra in questa storia.

Dante pizzicato in biblioteca, foto di Vittorio Giannella

«In famiglia siamo tutti grandi lettori – spiega Marisa Raggi, madre di Massimiliano -. Mio padre ha 96 anni e legge sempre, da lui abbiamo preso tutti quanti. Qua in paese negli anni è morta tante gente, i parenti svuotavano le case e buttavano tutti i libri che trovavano. Li lasciavano lì, per strada, pronti per esser portati in discarica.  A me spiaceva, e con i miei figli li recuperavano letteralmente dai cassonetti. C’era di tutto: romanzi, poesia, saggi, ogni cosa. Un peccato buttarli, ma dove li potevamo mettere?».  Così quando il fabbro del paese ha chiuso la bottega che affacciava su via Roma, con il suo lastricato antico e i palazzi nobiliari, Massimiliano ha pensato di prenderla in affitto per metterci la Biblioteca dei libri liberi. «All’inizio tanti mi dicevano: li ruberanno. E io sai cosa rispondevo? Pazienza, vorrà dire che li leggeranno. Perché alla fine li mettiamo qui per quello, per leggerli. Altrimenti sarebbero finiti al macero» prosegue Massimiliano. Anche perché la libreria più vicina si trova a Forlì, a 50 chilometri, dunque bisogna attrezzarsi. Così, con l’aiuto di alcuni volontari hanno iniziato a costruire la biblioteca. «Abbiamo preso delle vecchie assi, di quelli che usano i  muratori, le abbiamo piallate e dipinte per fare gli scaffali. Per i montanti abbiamo usato vecchi tubi idraulici piantandoli nel muro, e tutto ha preso forma» spiega Massimiliano.

Alla fine i libri non li hanno rubati, forse giusto qualcuno, ma vallo a sapere. Piuttosto ne continuano ad arrivare. «C’è sempre chi ce ne porta qualche scatolone – spiega Marisa –. Ormai la voce s’è sparsa in valle e in tutta la provincia di Forlì, così ce li mandano». Non solo. I Cameli di mestiere fanno i ristoratori: hanno un ottimo ristorante, Al vecchio convento, che è anche un albergo diffuso cui si appoggia la locale scuola d’italiano per stranieri. Un progetto ventennale che porta in paese un buon numero di stranieri, sopratutto tedeschi e del Nord Europa che vogliono imparare l’italiano e conoscere la  nostra cultura, specie a tavola. «Gli ospiti lasciano sempre qualche libro nella loro lingua. Anzi, una volta un gruppo di tedeschi è arrivato in autobus e ognuno aveva un libro per noi» racconta Marisa. Mentre tanti una volta a casa spediscono qualcosa, per dare il loro contributo a questo invidiabile bookcrossing. «Una volta qui mi ero a trovata a parlare con una famiglia di ucraini, dopo qualche mese ci hanno spedito tre libri in ucraino» ricorda.

I fratelli Cameli al ristorante Al Vecchio Convento, foto di Vittorio Giannella

La biblioteca di Portico è quasi sempre aperta, alle volte anche 24 ore al giorno. Dipende se si ricordano di chiudere. Dentro c’è un bel divano di pelle bordeaux dove sedersi per spiluccare qualche pagina, un paio di sedie, un tavolino dove giocare a dama, e una cassettina per le offerte con cui pagare la corrente (anche se per qualche anno a pagarle ha contribuito la banca locale) e una pagina Facebook dove seguire le attività. Già, le attività. Perché la biblioteca libera è diventata anche un centro di animazione culturale per il paese. «In inverno durante il periodo dei presepi, e poi in estate quando il borgo si rianima, organizziamo letture, incontri, presentazioni» spiega Marisa. Che lo scorso anno ha pensato fosse il caso di dare una sistemata. «Ho chiamato il liceo di Forlì, e con gli insegnanti abbiamo messo a punto un progetto: mi hanno mandato dei ragazzi che li hanno catalogati. Romanzi, poesia, libri di storia, inglese, italiano, tedesco» racconta. Ora sono punto e daccapo. Ma per un posto che si chiama libri liberi va bene così.

Foto di apertura di Vittorio Giannella

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Articolo realizzato nell’ambito del progetto RESTA! –finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese-Avviso n.1/2018