Nei pressi di Tempio Pausania, la “città di pietra” immersa nel cuore della Gallura e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si erge un imponente massiccio che segna il confine con il Logudoro, nella Sardegna settentrionale. Con la sua altitudine di 1362 m, il Monte Limbara offre viste mozzafiato che spaziano dai paesaggi montani, perdendosi in lontananza con quelli costieri. Grazie ai tanti sentieri tracciati dal C.A.I. e ai percorsi ciclistici, il Monte rappresenta un vero e proprio paradiso per l’ecoturismo.
Eppure il Limbara è molto più di una meta per escursionisti. Poco meno di due anni fa sulle sue pendici è nato un progetto, curato dalla giovanissima associazione tramedarte, che porta l’arte visiva contemporanea a dialogare con la natura. Il Museo di arte ambientale ORGANICA ha un obiettivo ambizioso: diventare punto di riferimento per l’arte visiva grazie a una proposta unica nel suo genere nell’Isola.

Tutte le attività dell’ecomuseo si sviluppano intorno al Bosco di Curadureddu, facilmente raggiungibile attraverso la statale 392 Tempio-Oschiri. Qui ORGANICA propone un doppio percorso dedicato al rapporto tra arte e mondo naturale attraverso le opere site-specific installate a cielo aperto nella natura del Parco e le mostre temporanee allestite nelle sale espositive dello spazio CEDAP.

Lungo i sentieri, tra gli alberi o nelle piccole radure, è possibile visitare durante tutto l’anno le opere permanenti del Museo. Le installazioni costellano il parco-museo lungo un percorso immersivo tra lecci, sugherete e macchia mediterranea: un’esperienza artistica di land art a 360° gradi in cui il visitatore è portato a esplorare attivamente la biodiversità del Bosco.
Gli approcci e i materiali selezionati dagli artisti sono diversi e interagiscono con l’ambiente per continuità o contrasto. Dieci gli artisti finora coinvolti dalla curatrice Giannella Demuro, che rappresentano alcuni degli esiti più interessanti della ricerca visiva contemporanea in Sardegna. Legno, fili di cotone, juta, colori ad acqua, ferro giocano con granito, elementi arborei e terranei attraverso i linguaggi visivi contemporanei.

Giannella Demuro racconta così le opere installate nel percorso: “Le corde di juta colorate di Pietruccia Bassu tese attorno a pini alieni creano monumentali “arbremagique” con i quali diffondere i profumi della macchia mediterranea; le torrette di avvistamento minimali nascoste tra gli alberi – le “Limbara Observatory Towers” di Paolo Carta – per osservare il mondo naturale e, di riflesso, anche se stessi; uno spazio naturale modificato dall'ingerenza umana ritrova l’armonia con l’intervento minimale di Paola Dessy che ricompone volumi e superfici utilizzando levigate inserzioni metalliche; gli “Innesti” modulari di Daniela Frongia compongono una struttura architettonica dal movimento fluido e morbido sospesa nel vuoto tra graniti e pini svettanti che modifica la percezione del paesaggio e dello spazio circostante; le sedute nomadi “Senza titolo (jeans)” di Giuseppe Loi, gusci morbidi e accoglienti, sono tracce di vita individuali tra le creste del granito e le piante infestanti di un luogo denso di memorie passate e in attesa di azioni future; otto piccole figure gialle disseminate in ordine sparso nel bosco costituiscono l’opera ironica di Gianni Nieddu: i “Pinocchio picchio”, costruiti con i materiali di recupero delle casseforme, sono piantati sul terreno, il naso verso l'alto a esplorare il tronco, forse alla ricerca delle proprie origini. Sabrina Oppo ha scelto una piccola radura intima e nascosta per accogliere il suo labirinto personale ordito di fili di metallo, “LASCIAR ANDARE”, dove trattiene intime e nere emozioni che la forza catartica della natura trasforma in un volo lieve di libertà: è una protezione attraversabile la gabbia che Bruno Petretto ha costruito attorno ad un monumentale masso di granito: “Pietra imprigionata” è un monito struggente rivolto ad un’umanità troppo spesso incurante della natura che la ospita; anche Josephine Sassu con “Non ho Tempo” si confronta con la natura litica del Limbara, ma dai massi di granito libera con segno lieve e infantile gli animali fantastici che popolano il suo mondo immaginario. Alla macchia mediterranea si rivolge infine lo sguardo di Monica Solinas con “Disseminazioni II, Myrtus” che ricrea in grandi forme di metallo, i delicati fiori del mirto, quasi un monumento alla fragile bellezza della nostra terra”.

La collezione è in corso di ampliamento e ospiterà nel 2022 tre nuove opere degli artisti Pierluigi Calignano, Cristina Meloni e Giorgio Urgeghe.

Terminato il percorso tra le opere di land art, ci ritroviamo davanti a una struttura che svetta inaspettatamente tra lecci e pini nel Bosco di Curadureddu. Si tratta dello spazio espositivo CEDAP, un piccolo gioiello di architettura contemporanea progettato dall’architetto Antonello Menicucci. La struttura, che riconverte un vecchio incubatoio di trote, sorge in un’area dal forte valore paesaggistico, poco distante dalle piscine naturali del Rio Pisciaroni.
Ed è proprio in questo spazio che si declina la seconda parte del percorso offerto dal Museo di arte ambientale ORGANICA. Le due sale espositive ospitano da maggio a novembre mostre di arte e fotografia di artisti che concentrano la loro ricerca intorno al complesso rapporto uomo/natura.

La programmazione del 2022, che partirà a fine maggio, ospiterà le personali degli artisti visivi Giuseppe Loi, Giovanna Sechi, Daniela Frongia, Giusi Calia, Josephine Sassu e Gianni Nieddu insieme ai percorsi fotografici di Annemarie Kroke, Bobore Frau, Roberto Graffi, Francesca Salaris e Michele Tamponi.
Questo solo l’inizio di un progetto che vuole investire le proprie energie nella scoperta del territorio attraverso l’arte tout court, con il tema dell’ambiente a fare da filo rosso. Periodicamente vengono organizzati laboratori, performance a cielo aperto, happening di land art e appuntamenti di trekking culturale dedicati alla scoperta dei luoghi, delle eccellenze del territorio e alla riflessione sui temi della sostenibilità ambientale.

COME ARRIVARE
Organica – Museo di arte ambientale nel Parco del Limbara
Spazio espositivo CEDAP
Tempio Pausania (SS)
Monte Limbara | località Curadureddu
(SS 392 Tempio-Oschiri)
Il Bosco di Curadureddu è raggiungibile a piedi percorrendo uno dei suggestivi sentieri che dalla SS 392 si inoltrano nel Parco del Limbara. L’ingresso è segnalato.

DA VEDERE
Il Bosco di Curadureddu si trova a 7 km dal suggestivo borgo di Tempio Pausania. Con le sue acque sorgive, la natura incontaminata e il suo caratteristico centro storico, oggi Tempio è una delle più interessanti cittadine da visitare in Sardegna. Bandiera Arancione dal 2019, Tempio custodisce il patrimonio storico della Gallura: l’antica stazione ferroviaria degli anni ’30, con i dipinti di Giuseppe Biasi, è il punto di arrivo del trenino verde che attraversa la Gallura; lo splendido centro storico conserva i suoi antichi edifici e le sue piazze in granito. Insieme all’arte, la cultura e la tradizione fanno da protagonisti nella Città di Pietra: il Carnevale di Tempio – Lu Carrasciali Timpiesu – è il più importante Carnevale allegorico dell'isola, con ogni anno oltre centomila presenze.

DORMIRE E MANGIARE
Ricerca e offerta del territorio per La Baita (loc. Vallicciola tel. 351 787 3930; www.labaitalimbara.it) che trova ispirazione nei suoi piatti dalla “filosofia di montagna”. Immerso tra pini e sequoie, il Vallicciola Nature Hotel (loc. Vallicciola, 393 801 9224; www.hotelvallicciola.com) offre stanze con vista montagna e un ristorante con cucina tradizionale gallurese.

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Foto: Archivio Tramedarte