“Ci vediamo in piazza”. Ogni appuntamento a Cison di Valmarino, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano adagiato ai piedi delle Prealpi Trevigiane tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene, passa da piazza Roma. Giusto il tempo per un caffè (o uno spritz a seconda dell'ora e dei gusti) nel bar omonimo e l'esplorazione di questo territorio può iniziare. “Da questa piazza si capiscono molte cose della storia del paese: c'è la chiesa di S. Maria Assunta che fronteggia La Loggia, dove si esercitava il potere politico e giudiziario (oggi sede del teatro e di un interessante Museo della radio d'epoca). E poi c'è la seicentesca Villa Brandolini e i Brandolini qui sono stati la famiglia nobile più importante per secoli”, Cristina Munno è assessore ma si capisce che è la storia la sua passione primaria. A ulteriore prova dell'importanza dei Brandolini per il territorio indica una collina sopra il paese. Lì, arroccato e imponente, si erge Castelbrando, prima borgo medievale, poi castello, poi centro spirituale salesiano e infine albergo con ristoranti e centro benessere. Un simbolo che pare controllare ogni movimento ed esplorazione.

Il territorio di Cison si divide in diverse frazioni e, ciascuna di loro, racconta un pezzo della storia di questo territorio. Prima tappa non può che essere a Rolle che si affaccia su un anfiteatro naturale di filari di vigne. Ovviamente protagonista assoluto qui è il prosecco. La vendemmia è già finita in questa stagione, ma è il momento perfetto per sperimentare le mille varianti dell'enogastronomia locale al ristorante Andreetta (via Enotria 5, Rolle, sito).

La tradizione culinaria della famiglia si unisce alla passione e alla conoscenza delle specialità locali, ovviamente innaffiate da ottimi vini selezionati da Alberto che, con la moglie Anna Maria gestisce con entusiasmo le sale affacciate sulla valle. Dopo aver assaggiato risotto all'uva passa, zuppa di castagne, faraona, coniglio e una tripletta di dolci l'unico modo per smaltire è mettersi in cammino.

“Qui le passeggiate e i trekking non mancano. Anche percorsi per bici e mountain bike”, la sindaco Cristina Da Soller gestisce il comune con l'energia da sportiva che si coglie dai mille suggerimenti che riesce a dare. La sfida più bella sarebbe salire al passo di S. Boldo, ma ci accontentiamo di farlo in macchina. Non è un passo altissimo, circa 700 metri, eppure ha una storia straordinaria. Già snodo di comunicazioni fondamentale in epoca romana, divenne talmente importante durante la prima guerra mondiale che il genio militare austriaco fece costruire una strada, con gallerie a tornante, in soli cento giorni. Un'impresa ingegneristica unica al mondo che è diventata anche una vera e propria leggenda per chi va sulle due ruote. Gli appassionati del Giro d'Italia se lo ricorderanno perché è stato protagonista di una tappa nel 2019 (anche nel 1966 per chi ha molta memoria) e sono molti i ciclisti che ne risalgono i tornanti. A piedi si può invece raggiungere il Rifugio del Loff partendo da Cison in un paio d'ore di cammino. Il panorama autunnale è suggestivo e romantico, ma i ciclisti se ne accorgono solo quando arrivano su al Passo e possono, finalmente, tirare il fiato.

Partendo dal centro di Cison c'è un'altra passeggiata che vale la pena provare anche se non si è camminatori esperti o se ci sono bambini. La Via dei mulini è un tracciato che ricostruisce la storia economica del territorio. Lungo il torrente Rujo si trovano infatti vecchi lavatoi, fontane e canalette, nonché appunto i mulini. Quelle attività produttive non ci sono più, in compenso è rimasta una bellissima passeggiata immersi nella natura che, in questa stagione, regala scorci di colori che fanno impazzire gli obiettivi delle macchine fotografiche. Immersi nel bosco, solo il rumore dell'acqua accompagna i pensieri. “Qualcuno dice che questo sia un bosco incantato abitato da spiriti e folletti, qualche traccia ogni tanto si scorge tra la vegetazione”, Cristina Munno ci indica sculture, piccole decorazioni, acchiappasogni che compaiono qui e là. Sono le tracce della manifestazione che si svolge il 25 aprile e che si chiama proprio Bosco Incantato. Sono coinvolte le scuole e le associazioni del territorio, nonché artisti e scultori. Un modo per far dialogare la natura e le persone.

E dell'equilibrio tra civiltà e natura è un maestro lo scultore e scrittore Max Solinas che a Cison di Valmarino ha deciso da una ventina d'anni di vivere e lavorare (sito). Nello studio e laboratorio a due passi da piazza Roma trasporta nelle opere di legno il suo personale equilibrio. “La scultura è uno specchio nel quale io mi rifletto e qui ho trovato un'energia particolare, ideale per quello che volevo fare”, racconta Solinas e prosegue: “Abbiamo tutti dentro la naturalezza, basta ascoltarla e coglierla. Per me la sintesi di tutto questo è la scultura”. L'assolato laboratorio è guardato dall'alto da Castelbrando ma non sempre Solinas ci fa caso preso nel suo lavoro di togliere materia dal legno per dare una forma. Oggi le sue opere sono in mezzo mondo, ma lui continua ad assecondare i ritmi personali e a scolpire quando è il momento giusto. “Domani vado ad arrampicare per esempio. Queste giornate sono perfette per stare nella natura. Poi quando fa più freddo scrivo. Anche per quello ci vuole la stagione giusta”. Solinas è autore del romanzo Il lupo e l'equilibrista uscito nel 2019, ma per il 2021 ha già pronto un altro libro. Ci accomiatiamo perché abbiamo appuntamento in piazza. Questa volta non è piazza Roma ma piazza della Vittoria nella frazione di Tovena.

“Deve cuocere per ore sulla vecchia cucina a legna se no non viene buona come dovrebbe”, la signora Teresa, cucchiaio di legno in mano, mescola due enormi pentole di trippa al pomodoro mentre il figlio Pierpaolo tiene a bada i clienti della Locanda Al Bakaro (piazza della Vittoria 19, Tovena, sito) che vengono apposta da tutta la valle per gustare questa specialità che si prepara solo a ottobre e novembre. L'importanza della storia e della tradizione emerge anche così, un boccone alla volta di questo piatto per molti ma non per tutti mentre le vicende epiche del passo S. Boldo si svelano dalle pareti affrescate con i miti e le leggende che lo circondano. Proprio qui in piazza si arrivava o si partiva per salirlo. Un gruppo di ciclisti ci si avvia velocemente. Il mito continua.

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Testo: Barbara Gallucci - Foto: Lorenzo De Simone