Alla scrivania del suo ufficio di Milano numeri e grafici gli scorrevano sotto gli occhi, ma la mente tornava continuamente ai prati e alle sue montagne. Una distanza, quella tra realtà e desiderio, durata fino al 1999, quando arrivò l’occasione giusta: un grande terreno sopra Ala, il borgo trentino Bandiera Arancione del Touring Club Italiano circondato da vigneti e sui cui dominano dall’alto i massici imponenti del Carega e del Pasubio. Fu così che per Martin Mainenti il sogno struggente di un ritorno alla natura divenne una concreta realtà e prese il nome dell’anima antica di questa parte di Trentino: Borgo dei Posseri. I posseri erano infatti gli abitanti delle località sopra Ala di proprietà fin dal 1400 della famiglia Taddei (nobili fiorentini di sponda ghibellina scacciati dalla Toscana guelfa nel 1300) e utilizzate come riserva di caccia. Vent’anni fa quelle terre, attraversate fino all’800 da nobili armati di archibugio, sono diventate un’area produttiva da 60mila bottiglie di vino all’anno e un punto di riferimento per l’enoturismo di tutta la zona.

«Fino al 1999 facevo tutt’altro lavoro – racconta Martin Mainenti – mi occupavo di consulenza aziendale, ho vissuto tre anni a Roma e poi un anno e mezzo a Milano. Ma il mio desiderio, che diventava sempre più forte, era di tornare nella mia terra. Io sono originario di Riva del Garda e la mia famiglia è sempre stata gente di montagna. Le esperienze che ho fatto a Roma e Milano mi sono servite, ma la grande città non faceva per me».

L’incontro con la tanto sospirata terra però è stato quasi traumatico, c’è voluto insomma tutto l’amore per la montagna e il desiderio di iniziare una nuova vita, per scorgere in quei boschi abbandonati, in quelle terre quasi in rovina, delle potenzialità reali. «Quando, su suggerimento di mio suocero, ho visitato il terreno – ricorda Mainenti – che ai tempi era di proprietà di un’azienda zootecnica era una giornata grigia e fredda, pioveva e c’era una gran nebbia, ne ebbi un’impressione negativa. C’era qualcosa però che lasciava intravedere la bellezza di questo posto. E infatti la seconda visita, in una bella giornata di sole, con il cielo azzurro, mi ha convinto. Perché questo posto è oggettivamente un paradiso».

Oltre 230 ettari di terreno, lontano dai rumori della città e dell’autostrada del Brennero di cui Ala è uno snodo importante tra lago di Garda e le montagne dell’Alto Adige. Un angolo di natura fatto di boschi di faggi, prati e i lunghi filari di pinot nero, müller thurgau, gewurztraminer. «Siamo partiti da zero – dice Mainenti – con la pulizia del bosco e con le ruspe per spianare il terreno.  Dopo aver preparato la terra è arrivato il lavoro di viticoltura. Abbiamo iniziato con pochi vitigni e ora, dopo vent’anni, siamo arrivati ad averne 135mila. Piantati tutti da noi. Sono 21 ettari coltivati a vite tra i 550 e 650 metri di altitudine, non credo che esistano realtà altrettanto grandi a queste altitudini».

Dopo una prima fase di assestamento e di studio della risposta del terreno, Borgo dei Posseri ha iniziato la sua avventura, arrivando a produrre sette tipologie di vini (pinot nero, Trentodoc, müller thurgau, gewurztraminer, merlot, sauvignon e un cuvée bianco ottenuto dalla combinazione di quattro uve diverse) tenendo sempre come rotta il rispetto e la valorizzazione delle caratteristiche dell’ambiente. «Ho avuto la fortuna di incontrare e collaborare con un ragazzo trentino che conosceva bene la realtà della produzione del vino in questa zona, così, imparando giorno dopo giorno siamo riusciti a diventare quello che siamo ora».

Accanto alla vendita del vino e delle uve ad altri produttori trentini, Borgo dei Posseri dal 2014 sta esplorando anche la via dell’enoturismo, in una declinazione particolare, che consenta al visitatore di vivere un’esperienza davvero immersiva. Nell’immensa tenuta di Mainenti si può infatti essere protagonisti di una sorta di caccia al tesoro enologica o, se si preferisce, una via crucis dedicata alla delizia del vino, in cui le stazioni del pellegrinaggio sono l’opposto delle tappe verso il Calvario e sono costituite da piccole isole attrezzate all’interno del mare di vitigni, nelle quali fermarsi a degustare il vino prodotto con l’uva che si ha sotto gli occhi. «Non abbiamo segreti per nessuno, chi viene può girare liberamente per le nostre vigne. Alla partenza forniamo i visitatori di un cestino con alcuni spuntini, un bicchiere e una mappa per orientarsi e poi li lasciamo liberi di passeggiare tra i filari e di fermarsi ad assaggiare il frutto del nostro lavoro. Finora è stata un’iniziativa di grande successo, ogni anno abbiamo oltre 1.500 visitatori, tanto che dal lunedì al venerdì mi occupo di produrre vino, il sabato e la domenica mi occupo dei visitatori».

Per informazioni, ordini e prenotazione dell’enotour si può visitare il sito dell’azienda e la pagina Facebook.

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Testo: Luca Tavecchio - Foto: Borgo dei Posseri