Non è un caso se nel 2008 Campo Tures è stato premiato con l'European Village Renewal Award, concorso che mette sotto i riflettori chi ha messo in atto processi di sviluppo eccellenti ed esemplari per il rinnovamento delle comunità rurali, migliorando localmente la qualità della vita in modo sostenibile, grazie anche a strategie innovative e a progetti visionari (il motto del concorso “open mind” invita proprio ad aprire la mente in un mondo che cambia ogni giorno).
Fra i criteri di cui tiene conto la giuria del concorso, figurano la capacità di rafforzare l'agricoltura e la silvicoltura ecologiche rispettando il paesaggio esistente, la gestione responsabile e sostenibile delle risorse naturali, l'uso di materie prime rinnovabili, il recupero degli edifici storici, il rafforzamento del senso di identità nei residenti del villaggio, la partecipazione comune alla gestione del bene pubblico, e via dicendo. Tutti aspetti in cui Campo Tures ha mostrato di eccellere. Anche e soprattutto nel campo della tutela ambientale. Come mostra anche l'attenta gestione delle piste da sci. Per dirne una: i cannoni da neve degli impianti di Klausberg funzionano solo ad acqua e aria, senza additivi, e sfruttando l'energia elettrica in eccesso delle ore notturne. E gli scarichi delle baite sono tutti collegati alla rete fognaria.
Se dunque bio, ambiente, sostenibilità sono parole e concetti oggi sulla bocca di tutti, a Campo Tures sono messi in pratica da tanti anni, nell'amministrazione pubblica e nell'iniziativa privata. Un esempio di eccellenza che ha fatto scuola a livello non solo locale è quello del Feldmilla Designhotel, che sposando etica ed estetica, design e sostenibilità, ha avuto buon diritto di autoproclamarsi “primo hotel a clima neutrale in Alto Adige”. Come e perché? L'albergo di Campo Tures si alimenta di energia pulita, generata dal suo impianto idroelettrico, e di calore prodotto da un sistema di riscaldamento a biomassa. In cucina si usano solo ingredienti di stagione e secondo la loro disponibilità, privilegiando prodotti e fornitori a km zero. Se ogni scelta gestionale qui è orientata al risparmio delle risorse e alla sostenibilità ambientale, la stessa filosofia impronta l'arredamento dell'albergo: legno, pietra, colori della terra, design pulito. L'idea di puntare su ecologia e design, per sensibilizzare gli ospiti al rispetto dell'ambiente, venne qualche anno fa al giovane albergatore Kurt Leimegger, che trasformò l'hotel di famiglia mixando forme moderne e materiali di tradizione locale, sino a fare della natura una componente integrante dell'architettura e dell'arredamento dell'hotel. Feldmilla nel dialetto locale significa “mulino nel campo” e in effetti l'albergo un tempo era davvero il mulino della famiglia Leimegger. Cessata l'attività, è stato trasformato in una centralina elettrica, potenziata per alimentare totalmente la struttura alberghiera e renderla autonoma dal punto di vista energetico.
Così il Feldmilla oggi si può proclamare con orgoglio “climaticamente neutrale”, dato che le sue emissioni di anidride carbonica sono sei volte meno di un hotel tradizionale e che ha introdotto tutti gli strumenti possibili per ridurre gli sprechi (l'acqua nel minibar è quella di montagna, imbottigliata dall'hotel, e quella dei secchielli del ghiaccio viene conservata per innaffiare). Scelte dietro le quali c'è un'idea precisa di che cosa significhi un'economia attenta al bene comune e che portano anche a iniziative sociali, come i progetti di upcycling. Un esempio? L'hotel consegna i tappi di sughero a un laboratorio per persone disabili, dove sono trasformati in oggetti di design. E lo stesso concept eco-naturale è stato trasferito nella spa del Feldmilla, dove le materie prime impiegate provengono soprattutto da piccoli laboratori biologici altoatesini che utilizzano il pino mugo della Val Sarentino, il pino cembro (il “Mondholz” o Legno della luna) e il fieno d'alta montagna, nel quale si ritrovano sino a 80 tipi di erbe e fiori alpini come l’Alchemilla, il Genepì bianco, la Pulsatilla, l’Achillea, la Genziana, l’Arnica e la Nigritella.
Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano feldmilla.com.
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Articolo realizzato nell’ambito del progetto RESTA! –finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese-Avviso n.1/2018