A meno di dieci chilometri dal centro di Mel, sulla cima di un colle boscoso da cui si domina la valle del Piave, sorge un antico castello, l'unico della Val Belluna sopravvissuto alla distruzione che fu operata dalla Serenissima all'inizio del Quattrocento per assicurarle il totale controllo del territorio, e smorzare ogni velleità nella nobiltà locale. È il castello di Zumelle, simbolo del territorio zumellese, di origini antichissime, forse risalenti ai Romani che sin dal I sec. d.C. compresero che da qui potevano dominare il transito lungo la Via Claudia Augusta Altinate. Un castello vero e proprio fu eretto nel 535 d.C. dagli Ostrogoti, a opera di Genserico, che secondo la leggenda avrebbe avuto dall'ancella Eudosia due gemelli, da cui il toponimo Zumelle. Fuor di leggenda, il toponimo dovrebbe invece derivare da gemellus in quanto la rocca si contrapponeva al vicino e scomparso Castelvint, da cui era separato da un profondo dirupo (in una proprietà privata a Castelvint di Mel nel 1937 fu trovato un piatto bizantino d'argento del V sec. d.C su cui era incisa una scena mitologica con la dea Atena e l'indovino Tiresia: oggi il “piatto di Castelvint” è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Venezia).
Coinvolto in sanguinose lotte feudali, il castello fu poi ricostruito nel 1311 da Rizzardo da Camino, signore di Treviso, Belluno e Feltre, ma cadde successivamente in rovina. Restaurato negli anni '60, il castello di fatto è “rinato” solamente negli ultimi anni, dopo che nel 2014 il Comune, suo proprietario, lo ha affidato a una gestione privata che lo ha reso una delle attrazioni principali turistiche del territorio. In un castello dove oggi si può anche dormire o organizzare eventi, sempre più visitatori salgono per ammirare le sue mura e la corte interna, cinti da un fossato scavato nella roccia, e per salire sulla scala di legno che si inerpica per i cinque piani della quadrangolare torre, alta ben 36 metri. La nuova gestione ha poi reso particolarmente spettacolare la visita con musica e spettacoli giullareschi nella corte del castello oltre che, all'esterno, con esibizioni di arcieri e con la ricostruzione di un villaggio medievale in cui viene rievocata la vita dell'epoca, fra artigiani e pellegrini, dame e cavalieri, facendo dunque del castello di Zumelle una specie di “parco a tema” (a volta anche “fuori tema”, visto che in programma figurano giornate dedicate al Far West e a principesse disneyane, alla magia e a Harry Potter, serate di balli latini e weekend bavaresi in stile Oktoberfest).
Vicino al castello meritano poi un'occhiata quanto resta dell'antica chiesetta longobarda di San Donato, una delle più antiche del Bellunese, a pianta unica con tre absidi, e l'Orto Botanico Forestale il cui accesso si scorge pochi metri dopo il parcheggio del Castello. Da un paio d'anni, tuttavia, l'attrazione principale al di fuori delle mura è diventata un'altra, a neppure mezz'ora di cammino: la Grotta Azzurra. Certo, Mel non è Capri, fra la montagna e il mare c’è una bella differenza, eppure anche fra i boschi della Valbelluna c'è un gioiello dalle acque turchesi e smeraldine, uno dei segreti meglio conservati del Bellunese e del Veneto tutto. O almeno, tale era sino all’estate 2017, quando un post su Facebook condiviso e visto da migliaia di persone ha scatenato l’assalto di una marea di visitatori, che spesso vi si avventurano senza neppure le scarpe adatte ai piedi.
Per raggiungere la Grotta, dal parcheggio del castello, vicino alle macchine da guerra, occorre arrivare sino a un ponte sul torrente Rui dove si può scendere fino al corso d’acqua (un cartello indicatore è stato messo solo di recente). Si inizia a costeggiare il torrente, camminando con qualche difficoltà lungo il greto, tra sassi scivolosi, obbligati ogni tanto a guadare e a bagnarsi i piedi. Dopo una svolta del torrente, una cascatella che cade in una limpida pozza sembrano bloccare il cammino. In realtà, un sentiero che s’innalza sulla sinistra consente di proseguire fra alte pareti e di arrivare in poco tempo alla Grotta Azzurra, un arco nella roccia da cui fuoriescono le acque che vi si sono incuneate poco più a monte. In teoria, calandosi in acqua, sarebbe possibile percorrere la cavità, ma di recente è stato introdotto il divieto di balneazione, anche per tutelare l’integrità di un luogo che d’improvviso è stato sottoposto a una pressione antropica eccessiva nonché a diversi comportamenti scorretti da parte di turisti irrispettosi. Il consiglio, per chi vuole visitarlo, è dunque di limitarsi a contemplare la bellezza del luogo e i suggestivi giochi di luce: a ogni ora del giorno il colore dell’acqua muta, facendosi verde, azzurra, turchese, smeraldina.
Testo di Roberto Copello; per le foto, Wikipedia Commons e Tripadvisor.
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