Bellissima, spregiudicata, intrigante... Anche Apricale ha avuto la sua Mata Hari. Accadde negli anni della Belle Epoque, più o meno quelli della celebre spia olandese. Cristina Anna Bellomo era nata poverissima, nel 1861, eppure seppe trasformare la propria vita in una specie di film. Al punto che oggi è considerata il personaggio più famoso della storia di Apricale e che nel castello della Lucertola c'è un'intera stanza a lei dedicata: qui oggetti personali, ninnoli dell'epoca, abiti, mobili provano a gettare un po' di luce su una biografia che appare un misto di leggenda e realtà, dove forse troppi romanzieri hanno inventato dettagli per colmare i buchi in una biografia alquanto misteriosa.

Settima figlia femmina di una famiglia contadina, Cristina Anna Bellomo era solo un'umile lavandaia quando lasciò il paese sul finire del XIX secolo in direzione Nizza, per andare a servizio in Francia. Ad Apricale s'era già sposata, con un giovane del paese che però era dovuto fuggire in America per evitare la prigione. Lei aveva capito che nella vita doveva fare da sé: ma il suo fascino era tale che fece invaghire un vecchio nobile francese, il conte De la Tour, diventandone l'amante e quindi l'erede delle sue fortune.

L'ambizione la spinse poi a Parigi e di qui fu inviata come spia in Russia, dove portò lo scompiglio alla corte dei Romanov, arrivando, a quanto pare, a diventare l'amante del fratello dello zar. Ad accompagnare Cristina nelle sue avventure c'era sempre la giovane nipote Maria Pizzio, altrettanto affascinante e ambiziosa. Entrambe si ritrovarono a fare le spie in Estremo Oriente, durante la guerra russo-giapponese, viaggiando attraverso l'Europa e l'Asia prima di concludere tragicamente le loro esistenze.

Sulle coste del Pacifico infatti, mentre la zia Anna era stata incarcerata dai giapponesi, la nipote Maria si ammalò gravemente: per curarsi attraversò tutta la Siberia e l'Europa, rientrando a Parigi, dove però morì il 7 gennaio 1903. Pochi giorni dopo la bara con il suo cadavere arrivava ad Apricale, nel cui cimitero la giovane veniva sepolta con un grande funerale. Ai piedi della sua tomba una croce russa, fatta di argento e di corda intrecciata, dono del Granduca Sergio di Pietroburgo. Pochi però avrebbero allora immaginato che poco più di un anno dopo la zia l'avrebbe seguita nell'aldilà. Nel pomeriggio del 30 maggio 1904, infatti, all'età di 43 anni, Cristina Anna Bellomo veniva uccisa dal primo marito, che era rientrato dall'America.

La memoria della “Contessa della Torre” rivive oggi nel Castello di Apricale, attraverso i suoi oggetti personali esposti nella stanza a lei dedicata. La sottoveste ricamata esposta su un manichino e altri indumenti intimi conservati in un baule a lei appartenuto raccontano di quale raffinata capacità di seduzione fosse stata capace questa donna. Ci sono poi cappellini, un ventaglio, un parasole, un cammeo, un binocolo da teatro e tanti ninnoli che provano a svelare altri aspetti della sua enigmatica personalità, alla quale ben si accosta, collocata nella medesima stanza, la colorata Sagoma dei Tarocchi realizzata di Emanuele Luzzati a grandezza umana. Ma soprattutto c'è una foto di lei, Cristina Anna Bellomo, che in piedi, di tre quarti, guarda sorridente il fotografo, esibendo con disinvoltura tutta la sua figura, il vestito lungo, la scollatura. Come fosse conscia che, dietro tutta questa apparenza, ci fosse un mistero che difficilmente sarà dato di svelare.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringrazia Silvia Ponzo - blog http://vorreiscriverecomejaneausten.blogspot.com

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