L'Umbria ha tantissime splendide cittadine. Non tutte però restituiscono allo stesso modo l'idea di quello che poteva essere un borgo medievale. Il piccolo centro di Montone, sorto a forma di ellisse su un colle che domina la Valle del fiume Carpina e l’Alta Valle del Tevere, invece ci riesce benissimo, grazie anche a come ha saputo perfettamente conservare l'ambiente urbanistico e architettonico, chiuso entro la cinta muraria in cui si aprono le tre porte del Verziere, di Borgo vecchio e del Monte, che corrispondono ai suoi tre rioni.

Le origini di Montone sono collocate tra il IX e il X secolo d.C., ma è a cavallo fra Tre e Quattrocento che Montone balza al centro delle vicende storiche. Questo grazie soprattutto alla famiglia Fortebracci e in particolare al condottiero Andrea Fortebracci detto Braccio da Montone, celebre capitano di ventura e signore di Perugia, un maestro nell'arte della guerra che è nominato più volte nel Principe di Machiavelli. Nato nel luglio 1368 a Montone, Braccio arrivò a controllare gran parte dell'Italia centrale e fu sul punto di costituire uno stato in opposizione allo Stato della Chiesa, ma venne infine sconfitto e ferito a morte nella decisiva battaglia dell'Aquila, il 2 giugno 1424. Montone, come buona parte dell’Italia centrale, fu quindi definitivamente assoggettata alla chiesa.

Nella sua città natia aveva fatto erigere la Rocca di Montone, progettata dall’architetto bolognese Fioravante Fioravanti per mostrare la forza della famiglia Fortebracci sul territorio circostante. La Rocca però fu distrutta nel 1478 per volere dell’allora papa Sisto IV (sopravvivono oggi solo i resti del mastio, al limitare sud del paese, mentre chi da Montone seguendo a nord-est la valle del Càrpina può raggiungere la scenografica Rocca d'Aries che, secondo una tradizione forse inventata dallo stesso Braccio sarebbe stata fondata nell'alto Medioevo dai capostipiti dei Fortebracci).

Il legame tra i Fortebracci e il loro feudo d'origine persiste nella tradizionale rievocazione storica della “Donazione della Santa Spina”, che ogni anno, la settimana che precede la penultima domenica di agosto, rievoca l'omaggio della reliquia che il condottiero Carlo Fortebracci, figlio di Braccio, fece a Montone nel 1473. Combattendo per la Repubblica di Venezia, Carlo era riuscito a sconfiggere i Mori e aveva avuto in compenso una Spina della corona di Gesù Cristo, che poi aveva portato in dono al popolo della sua città (la leggenda narra che all'arrivo del primo drappello di soldati, le campane della città cominciassero a suonare da sole).

La Santa Spina, posta dal 1635 in un reliquiario d’argento finemente cesellato (è stato restaurato di recente), è custodita dalle suore del Convento di S. Agnese ed è esposta due volte all’anno, nella collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno, ogni Lunedì dell’Angelo e la penultima domenica di agosto. Ed è questa l'occasione per ricreare in paese l’atmosfera medievale attraverso rappresentazioni teatrali e gare fra arcieri, sbandieratori e tamburini, con figuranti e cittadini vestiti con ricchi costumi storici.

Gli edifici di maggior pregio di Montone sono quelli religiosi. In particolare eccelle la gotica chiesa di San Francesco (XIV secolo), che ha una panoramica gradinata, un luminoso abside poligonale e una notevole porta lignea intagliata, opera di Antonio Bencivenni (1514), e che conserva all’interno numerosi affreschi di scuola umbra. Con l'attiguo ex convento francescano, la chiesa è il nucleo centrale del Polo museale di Montone. Nel suo apparato decorativo, si segnalano soprattutto gli importanti resti di affreschi eseguiti da Antonio Alberti fra il 1422 e il 1423, con Storie di S. Francesco alle pareti, e con i quattro Evangelisti nella volta.

Per vedere il Gonfalone con la Madonna del Soccorso, opera di Bartolomeo Caporali (1481) un tempo esposto nel primo altare destro, occorre invece spostarsi nell'attigua Pinacoteca, che comprende anche un pregiato gruppo ligneo del '200 (Crocifisso con la Vergine e san Giovanni), superstite di una più complessa composizione destinata alla liturgia del Venerdì Santo. Ci sono poi anche dipinti dal XV al XVIII secolo, una raccolta di tessuti (dal XV al XX secolo) e di teli umbri (le «tovaglie perugine», secoli XV-XVIII); arredi liturgici, argenti e paramenti sacri (XVII-XIX).

Montone possiede poi oltre al Polo Museale altri due poli culturali molto importanti: uno è il Polo di Santa Caterina, nell'ex convento sorto sui resti della Rocca di Braccio: oggi è sede della biblioteca e dell’Archivio storico comunale, che conserva bolle pontificie dal XIV al XVII secolo e lo Statuto di Montone del 1586. L'altro è il Polo di San Fedele, dove si trova l’auditorium e il piccolo teatro omonimo nel quale viene organizzata ogni anno una stagione teatrale che raccoglie danza, musica e spettacoli di prosa.

Altri importanti edifici religioso sono poi la collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno, rifatta nel Seicento e che ha all'interno un'Ultima Cena del fiammingo Denijs Calvaert (1611), che a Bologna fu maestro del Domenichino e di Guido Reni. Fuori del borgo c'è poi la chiesa più antica di Montone, la Pieve vecchia o pieve di San Gregorio, costruita intorno all’anno 1000 in stile romanico-bizantino, anche se modificata nel XVI secolo. Interessanti, nelle navate, gli affreschi dell'Annunziata e di una Madonna in trono.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano Comune, Thinkstock, montonein.it (foto del Gonfalone) e luoghidelsilenzio.it (foto del museo).

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