Nella giornata del 19 agosto, nel primo pomeriggio il centro di Petralia rivivrà la nostra ben radicata tradizione della “Rievocazione dell’Antico Corteo Nuziale” e, a seguire nello stadio comunale, il “Ballo Pantomima della Cordella”. Questi due appuntamenti rappresentano per il nostro paese un tassello fondamentale nel legame con la tradizione e con le nostre origini. Il ballo della Cordella, unica espressione folkloristica inclusa nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana, è una danza circolare che vanta una tradizione lunga più di settanta anni e che affonda le proprie radici negli antichi rituali in onore della dea Cerere. Si tratta di un ballo che vede partecipi dodici coppie di ballerini che, a ritmo di tarantella e seguendo i comandi del bastoniere, intrecciano i curdeddi (lunghi nastri colorati) attorno ad una pertica fino a formare un tessuto policromo, per poi sfilarlo con molta abilità eseguendo il ballo in senso inverso. Con l’avvento del Cristianesimo il culto della dea pagana fu sostituito con quello della Madonna dell’Alto, patrona di Petralia Sottana, e tutt’oggi permane la valenza simbolica della danza, eseguita sull’aia a coronamento della riproposizione dell’antico matrimonio contadino, come inno di ringraziamento per la fertilità della terra e di quella dei giovani sposi.
Il caratteristico Corteo Nuziale e il tradizionale Ballo della Cordella costituiscono una forma di spettacolo nel suggestivo scenario naturale di Petralia Sottana che sono ormai acquisiti alla storia, al folklore, alle tradizioni antichissime delle genti di Sicilia.
Il merito di aver rivalutato con pazienza, meticoloso lavoro di ricerca, i canti e il rituale del Ballo, va al Cav. Francesco Tropea, che ha dedicato tutta la sua vita alla raccolta ed alla cesellatura di tutte le notizie storiche sul folklore madonita.
Anticamente, tra i contadini, la gran parte dei matrimoni si celebravano dopo il raccolto, quando c’era più disponibilità per affrontare meglio i bisogni della nascente famiglia.
Il Corteo Nuziale, nella sua caratteristica rappresentazione a cavallo, rievoca i tempi in cui era malagevole percorrere i viottoli di campagna e rappresenta la partenza della sposa dalla casa paterna per andare nella sua nuova dimora.
La sposa indossa un preziosissimo abito color grigio argento, con ricami e merletti del settecento ed è avvolta in un manto color bianco avorio. Porta in mano “conocchia e Rosario”‘, simboli della operosità e della fede coniugale. Lo sposo indossa un magnifico vestito di velluto con giubbotto azzurri, ed il caratteristico “berretto ricamato, con fiocco di seta”.
Sull’aia dove è appena finito il raccolto dell’anno si svolge il Ballo della Cordella, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.Questo Ballo, la cui remota or igine è da ricercare nelle danze primitive, nei balli campestri eseguiti come spontaneo bisogno dell’animo intorno agli ombrosi alberi delle selve per onorare le divinità dei boschi o per celebrare con riti propiziatori e di ringraziamento altre divinità nelle feste stagionali, ebbe nel passato anche l’attributo di pantomima proprio a quasi tutte le più antiche manifestazioni del genere. Presso tutti i popoli troviamo il mimo e la pantomima, parte integrante o addirittura essenziale della danza, specialmente quando questa doveva rappresentare scene della vita, non vedendosi nel ballo, un pretesto per muoversi secondo un dato ritmo o per assumere una data posa ma piuttosto l’espressione dei sentimenti e di simboli i quali non potevano essere intelligibili che con l’aiuto dei gesti.
Una volta anche nel Ballo della Cordella, ad un cenno del capo gruppo “:U Capurali” o Bastoniere) tutti i ballerini, o almeno alcuni di essi, dovevano esibirsi in quelle rappresentazioni mimiche, che ripudiata la danza esclusivamente fatta di movimenti ritmici, riuscirono a portare, per l’eccellenza dei mimi, la pantomima ad un alto grado di perfezione. Ricorda, qualcuno degli anziani di Petralia Sottana, che, in tempi non molto lontani, durante il ballo, con il preciso linguaggio dei gesti e degli atteggiamenti, con le “figure”, perfettamente eseguite e perciò chiare ai presenti, si rievocano, non solo le quattro stagioni con i rispettivi lavori agricoli, ma anche i dodici mesi dell’anno con le particolari fatiche affrontate dal contadino per ognuno di essi. Simboli e significati più o meno azzardati, compreso quello del ballo carnavalesco mascherato, a questa caratteristica e suggestiva danza villereccia se ne sono dati parecchi. Il Ballo come esaltazione del frumento, può essere, tra l’altro, per evidenti affinità, accostato ad una danza ancora in uso in alcuni Paesi Orientali, denominato Danza Pantomima del Riso. In realtà, attraverso le Cordelle che partono dal fascio di spighe mature in cima alla pertica, per finire nelle mani dei ballerini, si suole simboleggiare il fremere, il fluire gagliardo della vita, indispensabile e gradita fonte di forza e benessere, di speranza e gioia, offerta dai Divini Voleri all’umanità, ma che assillanti e sudate fatiche ad essa costa. Nella tradizione, il Ballo si ricollega agli antichi riti pagani di ringraziamento. Il ricordo del mito di Cerere – scriveva il Cav. Francesco Tropea – è presente col trofeo di spighe in cima alla pertica.
Oggi il Ballo è un inno di ringraziamento alla Natura ed alla Provvidenza per il buon raccolto del grano, ma rimane evidentemente una festa pagana che rinnova il trionfo della vita e dell’amore fecondo. Non c’è dubbio che con il passare dei secoli e l’affermarsi del Cristianesimo, il popolo, ringraziando per l’annata felice, abbia sostituito a Cerere dea pagana, la Madonna dell’Alto patrona di Petralia Sottana, che dall’alto del monte che porta il Suo Nome, protegge i campi e le valli circostanti.
Prima dell’inizio del Ballo, in tono di preghiera, tutti i ballerini e il più anziano del gruppo, il “Pater Familias”. recitano una preghiera di ringraziamento a Gesù, perché con la Madre, ha propiziato l’abbondante raccolta delle spighe, ricche di molti granelli particolarmente grossi e spessi, indizio sicuro di abbondanza, di ottima resa sotto la macina del mulino e quindi fragrante pane. In pieno raccoglimento i ballerini ripetono il ringraziamento alla Madonna dell’Alto e “l’evviva a Gesù”. Il Ballo della Cordella ha le sue invocazioni in rima e nella sua espressione danzata una viva e significativa rappresentazione: dodici coppie disposte in cerchio sull’aia, reggono con una mano le estremità di ventiquattro nastri (curdeddi) di diverso colore, pendenti dalla pertica, e le intrecciano nel ritmo delle varie figurazioni in forma di tessuto, sino a costruire una rete, per poi facendo il ballo in senso inverso, discioglierla.
Le quattro figurazioni, celebrano insieme col lavoro dei campi, anche il pane che ne deriva: la semina (li simenti), la germinazione (lu lavuri), il raccolto (lu munti), il pane. Le dodici coppie rappresentano i dodici mesi dell’anno o le costellazioni che ruotano attorno al sole, autore della fecondità agreste e della vita. La danza è omaggio augurale ai giovani sposi affinché la loro unione sia feconda di prole, benessere e gioia.