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CITIES#STEFANO BOATO

Carlotta Vazzoler
Martedì, 9 Dicembre, 2014

Per la verità, non sono mai stimolato dalle immagini in sé, sono incoraggiato dall’effetto che queste provocano, dai riflessi che i colori creano, dalle parole, dalle idee”, dice l'artista Stefano Boato.

 

“CITIES”, titolo della personale di Stefano Boato che inaugura la stagione espositiva invernale allo SPAZIOTINDACI in via Dante 17/19 e prosegue fino al 24 gennaio 2015, con il Patrocinio del Comune di Padova, si riferisce ad una particolare serie di opere dell’artista dedicate alle città e più genericamente alla riflessione sullo spazio e sulla comunicazione che caratterizza l’intera ricerca dell’autore. Sin dall’inizio della sua attività artistica  Boato si arrischia al recupero del dimenticato e del rimosso, fino a che la sostanza ignorata, abolita e messa da parte, torna nella sua opera ogni volta ad affiorare sotto nuove forme. Le “Città” dell’artista si fondano sulla tangibilità della materia oltre che sul colore che si aggiunge alla trasfigurazione dei materiali adottando la verticalità e l’orizzontalità dello spazio.

I molteplici elementi raccolti, separati, ammucchiati e collocati in nuovo spazio si fondono con la politezza monocromatica del colore. La concentrazione del materiale lavora sulla capacità insita dello stesso di trattenere la luce, il colore invece diventa sorgente luminosa che espande la trasparenza delle singole forme.

Gli uomini costruiscono una geografia a immagine degli astri e dei cieli. Seguono così le forme accidentate delle montagne e dei fiumi, delle pianure e delle valli e le loro città assomigliano alle nubi che le sovrastano. Costruiscono case, palazzi e templi, tracciano strade che s’incontrano o s’intersecano, viali, boulevard e parchi. Altrettanti modi di agganciare il loro insediamento alla superficie del mondo. Nonostante sappiano con precisione che la pianta complessiva delle città è determinata da una disposizione naturale, gli uomini immaginano volentieri che tale ordinamento abbia preso le mosse da loro per contenere ricordi e morti, timori e speranze, amori.

Le accumulazioni di Stefano Boato assomigliano ad un esercito in marcia, ad una brulicante fiumana: la città diventa materia vivente che cresce e si moltiplica secondo leggi proprie. Le “Città” si trovano in uno stato di sospensione statica, di immobilità quasi primordiale, ma se ci spostiamo per osservarle ci sembrano in movimento, subiscono un cambiamento costante, una ridefinizione costante. Ci prende il desiderio di toccarle, queste città immobili, per dare vita ad un gioco tattile a cui l’artista sembra invitarci. 

La sua ricerca si svolge all’origine stessa della pittura. Il suo segno è limpidamente pittorico: respinge ogni ripensamento, ogni ritocco, e ha quindi la purezza delle origini. E’ un segno che manifesta la più intensa vitalità; il colore diventa luce solare che non imita la natura, ma crea altra natura. E’ una pittura quella di Boato che pur restando visiva, fa intuire un oltre, di là dal visibile: è il senso di mistero che dà a questa pittura tanto luminosa un fascino segreto.

Egli risolve la ricerca del continuo con un particolare valore di segno-colore: crea un fitto reticolato di linee, che incrociandosi e sovrapponendosi fanno vibrare il colore in trame sottili. La superficie sembra allargarsi al di là dei margini provvisori, con un effetto di totalità oltre il tempo.

Nelle recenti opere la pittura dell’artista si distende in due dimensioni con una finezza che dà effetti di lievità quasi allucinata, per la tensione interiore mai resa evidente. Boato moltiplica il segno pittorico sulla grande tela. E questo bisogno di grandi spazi si concretizza nella superficie: che è costruita internamente, senza schemi, in un divenire esistenziale come canto alla vita.

L’esposizione che viene presentata allo Spazio Tindaci di Padova vuole percorrere la ricerca pittorica dell’artista dagli anni novanta fino ad oggi. In un continuo dialogo tra loro, le opere sviluppano un intreccio che riguarda la possibilità di fondare un’immagine sul doppio versante del figurativo e dell’astratto, in cui il primo termine designa la condensazione del flusso e il secondo la perdita del centro. La stratificazione verticale gioca tra forme e segni dove la colatura di colore sembra non avere fine, quasi l’artista voglia adottare un procedimento culturale inteso a produrre da una parte il controllo della struttura formale dell’opera e dall’altra il piacere creativo che accompagna la sua mano. Perché la pittura in Boato non sbocca soltanto dalle pulsioni della mano, ma è frutto di un sistema globale dell’atto che non trascura la decisione mentale nell’impostazione dell’opera. Stratificazione dopo stratificazione, colore in aggiunta a colore, oggetto dopo oggetto, sembra l’artista voglia internare la luce per tenerla per sempre con sé.

 

 

Curatrice: Carlotta Vazzoler

Direttore Artistico: Diletta Biondani

Ufficio Stampa: M&ID vazzoler.carlotta@gmail.com

Allestimento CITIES: Galleria Spazio Tindaci Via Dante 17/19 Padova Durata: 19/11/2014 > 24/01/2015