Cremona: Riso amaro il duro lavoro delle risaie

Il 17 febbraio 2015 alle ore 17.00 presso l'Associazione ADAFA di Cremona, si è tenuta la proiezione di immagini voluta dal Club di Territorio Touring ed ADAFA, curata dal Sig. Lorenzo Cotella.
All'apertura della manifestazione il Console di Cremona Carla Bertinelli Spotti ha presentato l'autore come persona dai vari e più differenti interessi fra cui la passione per la fotografia e la campagna. Di origine vercellese fin dall'infanzia è venuto in contatto con la realtà della risicoltura e di tutti i lavori ad essa connessi fino agli anni settanta del '900.
Il riso è stato scelto dagli Accademici della Cucina Italiana come argomento dell'anno ed alcune immagini della coltura del riso nel vercellese erano state proiettate in occasione del Salone de Il Bontà nel novembre scorso; così il Console Carla Spotti ha rivolto l'invito al Sig Cotella di far conoscere ad un pubblico più ampio le bellissime immagini che illustrano le fasi della coltivazione durante tutto il trascorrere di un intero anno.
Si inizia infatti dalla stagione invernale con la bellissima foto (alcune di Quiresi) di tre operai in bicicletta muniti di badile diretti a pulire e rendere possibile il passaggio dell'acqua nei canaletti irrigui.
Scorrono intanto le immagini: "la mensa aziendale al gelo", la signora con la rana in mano ...
Si scioglie la neve e si bruciano le stoppie, incombenza per lo più per le donne; il letamaio e la concimazione con cornunguia ossia "concime costituito da unghie di buoi tritate.
Segue l'aratura con l'aiuto dei cavalli secondo una tecnica antichissima fino al 1960 entra in campo il primo trattore. Successivamente si fa la "erpicatura con l'erpice.
Bellissima la panoramica della città di Vercelli vista dalle risaie; la città sorge alla confluenza della Dora Baltea con il canale Cavour.
Ad aprile le risaie vengono allagate: su di un asse di 3 metri per 50 centimetri si lavora per sminuzzare le zolle sotto la superficie dell'acqua, lavoro molto delicato e improbo.La semina avviene con la "cavagna" al braccio mentre il seminatore compie il mitico e ritmato gesto del lancio del seme, pre-bagnato, per raggiungere la giusta distanza. E' prevista poi una pulizia alla superficie dell'acqua.
Le "mondine" figure emblematiche delle risaie, devono il nome alla funzione che dovevano svolgere e cioè quella di scegliere le piante infestanti e spesso simili alla piantina del riso, e strapparle, ma potevano anche essere utilizzate per estirpare le piantine novelle e trapiantarle in altri campi; nel paesaggio della risaia erano previste delle "zone di rispetto" situate nelle vicinanze di case o strade.
Molto interessante l'immagine che mostra la stanza dove venivano ospitate le mondine durante il loro lavoro stagionale: mondo solo di donne e di fatica. Si pensi alle ore trascorse nell'acqua e sotto il sole dei mesi caldi con una duplice considerazione: le foglie delle graminacee sono appuntite e taglienti e nell'acqua si trova di tutto.
E dopo la pausa di ristoro con l'acqua si taglia il riso (si parla di pannocchia e non di spiga) a mano con la falce. Si pone ad essiccare sull'aia e se ne raccoglie la paglia. Il ciclo si conclude.
Al termine della proiezione delle immagine, seguita da un pubblico interessato e soddisfatto viene fatto ascoltare il disco inciso dall'attore cremonese Ugo Tognazzi (da una sigla televisiva) "risotto amaro" anche in considerazione del 25° anniversario della morte.