Legge quadro sulle aree protette. burocrazia italiana o incompetenza?

Le principali associazioni ambientaliste italiane si sono unite per protestare contro la modifica della legge 394/91 sulle aree protette che il Governo ha intenzione di varare entro pochi mesi. Si tratterebbe di un provvedimento che serve, in teoria, per migliorare la gestione di questi parchi e foreste, trasformandole in un Ente sotto il controllo dell’amministrazione cittadina / locale. Ma vista sotto un’altra ottica si tratta dell’anticamera della distruzione delle foreste stesse.
Quello che Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Lega Italiana Protezione Uccelli,Touring Club Italiano e WWF Italia non accettano è che, se la legge dovesse rimanere così com’è ora la bozza in commissione al Senato, si rischia di aumentare il controllo politico di queste aree e ridurre la presenza del mondo scientifico e delle associazioni ambientaliste, con la progressiva snaturalizzazione delle stesse.
LE TAPPE
8 GIUGNO 2012 : Al Congresso Nazionale di Federparchi sono state poste all'attenzione alcune ipotesi di modifica alla legge 394/91; tuttavia, ciò che è emerso nei documenti congressuali riguarda questioni prevalentemente di principio, tra cui il superamento della logica della protezione, per soli fini conservativi, per includervi pienamente anche obiettivi economici, il rafforzamento della funzione delle comunità locali nei processi decisionali, il coinvolgimento delle organizzazioni agricole nei Consigli direttivi e l'ampliamento della rappresentanza degli enti locali.
26 GIUGNO 2012 : Nasce il ‘Forum 394’, laboratorio per l’aggiornamento della Legge 394 del 1991 sulle aree naturali protette e il rilancio del ruolo dei Parchi per la conservazione della biodiversità in Italia, promosso da FAI, Touring Club Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro natura,Associazione Italiana dei direttori e funzionari delle Aree Protette (Aidap) LIPU-BirdLife Italia e WWF e aperto a tutti i soggetti istituzionali, associativi, sociali ed economici protagonisti della missione della tutela e gestione del patrimonio naturale del Paese.
29 NOVEMBRE 2012 : Fai - Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro Natura e Wwf hanno inviato una lettera al ministro dell'ambiente Corrado Clini ed ai deputati e senatori delle Commissioni ambiente di Camera e Senato con le osservazioni e le proposte di emendamenti, con i pro e i contro, per una recente Proposta di Legge (articolo 21 della Proposta di Legge n. 4240 - B, relativa a "Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, e altre disposizioni in materia ambientale" ) che modifica la Legge quadro sulle Aree Protette (Legge n. 394/1991), sulla gestione dei Parchi Nazionali, e la Legge sul Mare (Legge n.979/1982), riguardante la gestione delle Aree marine protette. In particolare le Associazioni scrivono che la «Previsione di nomina dei direttori da parte del Ministro su proposta dei soli Presidenti non è condivisibile perché si determinerebbe un evidente condizionamento politico dell'unica figura dirigenziale presente all'interno degli Enti Parco.I Direttori dovrebbero essere figure tecniche indipendenti non condizionabili nelle loro funzioni, con un titolo di laurea adeguato ed una comprovata competenza nella gestione delle aree naturali protette o altra Pubblica Amministrazione», per questo chiedono «Ritengono che nella sua funzione il Direttore deve rispondere al Consiglio direttivo, l'organo collegiale di governo dell'Ente Parco, e non solo al Presidente, con una procedura di nomina trasparente che ne garantisca l'autonomia nell'esercizio dei suoi compiti amministrativi.
21 DICEMBRE 2012 : La Commissione Ambiente del Senato ha approvato in sede deliberante il ddl 1820 ("Nuove disposizioni in materia di aree protette”). Colpisce, in questo momento, il disordine e la frammentarietà con cui si affrontano le questioni che attengono i parchi. Questa versione del ddl, infatti, reca una proposta di composizione del Consiglio direttivo ancora diversa rispetto a tutte le altre e rispetto a quella dell'atto n. 527 che abbiamo illustrato. Si prevede che l'organo direttivo sia formato da un numero di componenti pari a 8 per i parchi il cui territorio comprende sino a 20 comuni e a 10 per i parchi il cui territorio comprende più di 20 comuni. Ritornano, inoltre, i rappresentanti del mondo scientifico, uno è invece dell'ISPRA, ma resta un rappresentate del mondo agricolo. Si aggiunga che lo stesso giorno, 21 dicembre, la Commissione Ambientedella Camera, ha approvato in sede legislativa il ddl 4240 - B ("Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e altre disposizioni in materia ambientale"), che all'art. 19 prevede norme di modifica della legge 394/1991, tra le quali le nomine dei direttori e la composizione e nomina dei Consiglieri. La versione benché contestuale, è differente dalle altre due sopra menzionate, ovvero il Consiglio Direttivo è formato dal Presidente e 6 componenti di cui 3 designati dalla Comunità del parco e 3 esperti di cui uno Ministero Ambiente, uno dell'ISPRA e uno delle associazioni ambientaliste.
28 DICEMBRE 2012 : La commissione Ambiente al Senato, presieduta dal Sen. D'Ali, ha esaminato e approvato l'atto del Governo n. 527 che modifica la composizione dei Consigli direttivi da dove sono eliminati i rappresentanti del mondo scientifico e dei Ministeri, ovvero dello Stato. Il legislatore ha così previsto che il comma 4 dell'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 venga sostituito dal seguente: 4. Il Consiglio direttivo del parco nazionale è formato dal Presidente e da un numero di componenti pari a 6 per i parchi il cui territorio comprende sino a 10 comuni, pari a 8 per i parchi il cui territorio comprende un numero di comuni compreso tra 11 e 20 e pari a 10 per i parchi il cui territorio comprende più di 20 comuni. I componenti del Consiglio direttivo sono nominati:
a) metà su designazione della Comunità del parco, con voto limitato, di cui almeno uno designato dalla Regione nel cui territorio si trova il parco;
b) metà su designazione delle associazioni di protezione ambientale individuate ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e delle associazioni nazionali degli agricoltori, scelti tra esperti in materia naturalistico-ambientale
Di fatto l'applicazione di questa norma comporterebbe che ben il 75% dei componenti dei Consigli direttivi sarebbero legati ad interessi locali e particolari; le rappresentanze locali, che comunque erano già consistenti, diventano ora preponderanti.
23 GENNAIO 2013 : La commissione Ambiente della Camera ha esaminato il DPR riguardante il regolamento di riordino degli enti vigilati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la nuova composizione dei Consigli direttivi dei Parchi nazionali, smentendo il parere già dato dalla Commissione Ambiente del Senato; I Consigli direttivi dei Parchi nazionali previsti dal comma 4 dell'articolo 9 della legge quadro n. 394 del 1991, dovrebbero essere in futuro costituiti da 6 componenti nominati con decreto del Ministro dell'Ambiente tra esperti particolarmente qualificati in materia naturalistico-ambientale di comprovata competenza, con questa composizione: tre designati dalla Comunità del Parco (i Comuni ed altri Enti Locali), uno indicato dalle Associazioni ambientaliste riconosciute, uno designato dal Ministero dell'Ambiente ed uno dall'Istituto Superiore per la Protezione della Ricerca Ambientale (Ispra). Quindi salta la progressività del numero dei componenti del direttivo del Parco annunciata dal Senato che prevedeva un aumento in base al numero di Comuni, gli attuali 12 Consiglieri vengono dimezzati, ma resta il 50% di rappresentanza dei Comuni (che non piaceva alle 7 Associazioni) e la Comunità del Parco mantiene 3 dei 5 consiglieri che aveva nel precedente direttivo a 12. Gli ambientalisti calano da 2 ad 1 (erano la metà del Direttivo nella proposta del senato), restano fuori le università (2 componenti nei vecchi direttivi a 12), resta un rappresentate del ministero dell'ambiente (erano 2) ed entra un rappresentante dell'Ispra, mentre sparisce quello nominato dal ministero delle politiche agricole.
LA PROTESTA
La proposta di legge che sta passando dalla Camera al Senato in sede legislativa, interviene essenzialmente sulle normative attuali in materia di Parchi nazionali ed Aree protette marine definendo, approvazione degli statuti, regolamenti e bilanci, e la nuova composizione dei Consigli Direttivi dei Parchi Nazionali, dimezzando l'attuale numero dei consiglieri da 12 a 6 più il Presidente, con tre consiglieri indicati dalla Comunità del Parco, un componente indicato dal Ministero dell'Ambiente, uno indicato dall'ISpra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed uno indicato dalle Associazioni ambientaliste riconosciute.
Ai commenti delle associazioni ambientaliste si unisce anche quello della Lipu, che commenta: «Non bastavano i pesanti tagli alle risorse per i parchi. Ora si vuole condizionare anche l'operato del direttore assogettandolo a criteri di nomina politica».
L'art. 21 della proposta, in particolare, preoccupa l'associazione ambientalista perché il direttore del Parco verrebbe proposto dal presidente. «Una procedura - dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - che rischia di condizionare politicamente una figura che invece deve rimanere tecnica e indipendente, in possesso di titoli di studio adeguati e caratterizzata da una solida esperienza nella gestione di aree protette.
Le associazioni chiedono semplicemente che venga rispettata la Costituzione che afferma che queste aree sono di competenza esclusiva dello Stato, e che rimangano le tutele oggi presenti con i rappresentanti del mondo scientifico ed ambientalista a presidiarle contro gli sfruttatori senza scrupoli.
Lo scopo del provvedimento è di sviluppare la green economy, ma conoscendo come vanno queste cose in Italia, si corre il rischio che di Economy se ne sviluppi tanta, ma di Green nulla o quasi.
LA PROPOSTA
Come si evince dalla semplice lettura dell’ iter burocratico, è evidente lo stato confusionario e farraginoso della situazione legislativa. Sembrerebbe insomma potersi configurare il caso in cui di "statale" resti solo la nomina del Presidente. E' chiaro che con ciò si snaturerebbe totalmente la filosofia della legge 394 nella sua originaria versione, in cui veniva mirabilmente trovato un equilibrio tra la valenza nazionale dell'Ente e quella locale, inserendo un numero adeguato di rappresenti nell'ambito del Consiglio direttivo e prevedendo un apposito organo (la Comunità del parco) attraverso il quale si voleva realizzare il delicato equilibrio istituzionale che consente la partecipazione delle comunità locali, la partecipazione e la collaborazione delle regioni in modo compatibile con il carattere nazionale degli Enti parco. E si rammenti che la caratterizzazione come "nazionali" deriva dal fatto che la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi è costituzionalmente riservata allo Stato, a mente della lettera s) dell'articolo 117 della Costituzione.
Se è pur vero che la missione degli Enti parco è quella della conservazione dei valori naturalistici, architettonici, artistici e storici delle aree protette, si evidenzia che il dibattito tralascia aspetti critici della gestione, da cui dipende il funzionamento dei parchi e su cui andrebbe fatta una più attenta riflessione.
La complessità degli elementi da tutelare e la conflittualità degli interessi da comporre, sono gestiti con una cultura organizzativa prevalentemente burocratica e farraginosa, lentezza decisionale, paralisi strategica e scarsità d'innovazione, così come avviene in genere nelle pubbliche amministrazioni. La normativa, disciplina dettagliatamente le finalità del Parco, individuando il contenuto e l'iter procedurale degli strumenti di programmazione e gestione ma, nella sostanza, ciò che conta è la capacità manageriale di perseguire gli obiettivi di tutela e di uno sviluppo economico sostenibile del territorio.
Allora, per garantire una governance efficace, si presuppone un'organizzazione snella, agile e flessibile, i cui programmi strategici siano di specifica competenza della funzione manageriale. Nella realtà, invece, si assiste alla costante, a volte caotica, sovrapposizione di ruoli decisionali.
Ma un ruolo centrale dei lavori deve essere svolto dalla necessità di rilanciare una cultura delle aree protette, considerato che la sfida per il rilancio del ruolo dei parchi nel nostro Paese è essenzialmente culturale. In questo senso è necessario far crescere tra i decisori e nell’opinione pubblica la percezione del valore, non solo economico, del nostro patrimonio naturale e l’esigenza di avere, per la sua tutela e valorizzazione, Enti dedicati efficaci ed efficienti.
Il passato ci insegna come l'approccio alle tematiche dei Parchi sia stato approssimativo, ed è evidente come tale elemento essenziale della vita del Paese sia stato così poco considerato, o peggio, considerato con superficialità allarmante e contaminato da interessi particolaristici.
In conclusione in riferimento al 23 gennaio 2013, su sollecito delle Associazioni Ambientaliste si auspica la rapida approvazione del DPR che consentirà di procedere rapidamente al rinnovo di molti Consigli direttivi dei Parchi nazionali, scaduti ormai da molti mesi, a dare il giusto compromesso per una diversa composizione della rappresentanza nell'organo di governo dei parchi nazionali, escludendo l'inserimento di soggetti che rappresentano specifici interessi di settore, confermando la giusta rappresentanza degli Enti locali, del Ministero competente, degli esperti naturalisti e in materie ambientali, indicati dall'Ispra, e delle Associazioni ambientaliste espressione dell'interesse generale della protezione della natura.
LUCA FERRARO luca.ferraro07@gmail.com
Redazione Web VIE DELLA CAMPANIA
TOURING CLUB NAPOLI
Vesuvio (parco nazionale del Vesuvio)
Campo dell'Osso (monti Simbruini)
Gran Sasso (parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga)
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