Che cosa possono fare le destinazioni o le strutture alberghiere per essere sostenibili? Quali criteri devono seguire? A indicare la via pensa il Global Sustainable Tourism Council (GSTC), un'organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che stabilisce gli standard per lo sviluppo sostenibile nel settore dei viaggi e del turismo a livello globale. Nato nel 2010, il GSTC è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite (in particolare dall'Organizzazione mondiale del turismo) come ente di riferimento per valutare i criteri di sostenibilità nel mondo dei viaggi.
Dal 2025 anche il Touring Club Italiano è membro dell'organizzazione, che riunisce hotel, tour operator, organizzazioni senza scopo di lucro, destinazioni, enti del turismo di ogni angolo del mondo. Non poteva essere altrimenti: da tempo Touring si occupa del tema, in particolare con il progetto Bandiere Arancioni, che dal 1998 - è stato il primo marchio di qualità turistico-ambientale in Italia dedicato ai borghi - pone la sostenibilità come condizione essenziale per lo sviluppo turistico delle aree interne. L'adesione a un organismo internazionale che diffonde principi coerenti con i propri è stato quindi per Touring un passo naturale.

Per saperne di più, abbiamo chiesto a Stefano Ravelli, Presidente del GSTC Italy Working Group, qualche informazione in più su azioni e obiettivi dell'organizzazione.
Stefano, innanzitutto ci spieghi come funziona GSTC?
GSTC stabilisce e gestisce gli standard globali per i viaggi e il turismo sostenibili, noti come Standard GSTC. Esistono quattro tipi di standard: di destinazione (per i responsabili delle politiche pubbliche e i gestori delle destinazioni), di settore (per hotel e tour operator), MICE (per sedi, organizzatori di eventi, eventi ed esposizioni) e di attrazione (per attrazioni turistiche quali parchi a tema, musei e parchi nazionali). I pilastri sono quattro: gestione sostenibile, impatti socioeconomici, impatti culturali, impatti ambientali; gli obiettivi di sostenibilità 17; i criteri totali 164. Importante specificare che il GSTC non certifica direttamente alcun prodotto o servizio, ma fornisce un programma per accreditare altri enti che poi pensano alla certificazione.
E in che cosa consiste l'Italy Working Group di cui sei presidente?
Qualche anno fa, ho conosciuto il GSTC perché lavoravo con l'APT Valsugana, in Trentino, che nel 2019 è stata la prima destinazione italiana a essere certificata. Con altre destinazioni abbiamo pensato di creare una rete per mettere a sistema esperienze e conoscenze: da qui, nel 2022, è nato questo gruppo, soltanto il secondo a livello mondiale (dopo l'India). Oggi sono 26 le destinazioni italiane a essere certificate GSTC e 180 le strutture ricettive, distribuite in tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Cerchiamo di organizzare momenti di confronto, condividendo soluzioni e prospettive, e abbiamo l'obiettivo di mostrare ad altre realtà che l'ottenimento della certificazione di sostenibilità è complicato ma possibile.
Dei quattro pilastri - gestione, sociale, cultura, ambiente - secondo te qual è il più importante?
È importante riconoscere un ruolo fondamentale alla gestione del territorio. La governance - ovvero chi è preposto a gestire flussi, traffico, sviluppo del prodotto turistico - è la base della sostenibilità di un territorio. Senza una corretta gestione nessun altro pilastro può garantire sostenibilità da solo. A livello italiano, solo il Trentino Alto Adige ha investito in questa direzione; altrove abbiamo ancora margini molto significativi di miglioramento. Alcune realtà hanno abbracciato il percorso di certificazione GSTC proprio per dare un ordine alle priorità che deve avere la gestione del territorio in campo turistico. In particolare, una delle basi che ogni amministrazione deve tenere a mente è il lavoro sui residenti del suo territorio. Solo lavorando con i residenti e cercando di progettare uno sviluppo a breve raggio e le priorità per i prossimi 5-10 anni, potrà costruire una proposta turistica sostenibile.
Il problema più importante è quindi la mancanza di una visione per lo sviluppo futuro?
Esatto. Prendi l'overtourism su un territorio. Tutti accusano i turisti ma il problema è nella visione che la governance di quel territorio ha avuto per la sua realtà. Per fare un parallelismo, con il Covid ci siamo resi conto che non avevamo investito abbastanza sull'organizzazione sanitaria, visto che alcuni ospedali erano in grado di affrontare la pandemia e altri no. Per il turismo sui territori è la stessa cosa.
Tornando ai residenti, perché è così importante che siano alla base del processo?
Il ragionamento è semplice. Per far sì che ci siano più turisti "sostenibili", loro stessi devono lasciare il territorio dove sono stati in vacanza più contenti. Perché i turisti siano più contenti, i residenti di quel territorio devono accoglierli in maniera positiva. Per questo confrontarsi continuativamente con i residenti deve essere prioritario per una governance, anche prima di programmare la pubblicità su una rivista. Nello stesso tempo, la sostenibilità passa anche dal far sentire i turisti dei residenti temporanei. Conosci i nomadi digitali, no? Rigenerare strutture ricettive per accoglierli, creare soluzioni nuove per vivere il territorio, convertire realtà già esistenti per far sentire anche loro "a casa" è la nuova sfida per tanti territori.
Mi fai un esempio?
Ti faccio l'esempio della Valsugana, che conosco bene. Un tempo tutti qui avevano le vacche e le portavano al pascolo da maggio a settembre, abitando baite in alta montagna. Quelle baite sono state poi abbandonate, quando con il progresso gli abitanti hanno trovato nuove forme di reddito. Ecco, con il progetto Vacanze in baita abbiamo riconvertito quelle baite a nuove forme di ricettività, proponendole come strutture dove ci si rilassa lontano da ogni forma di contaminazione digitale. E il successo è stato immediato, oggi sono affittate molto di più degli appartamenti. È importante certificare che ogni azione come questa deve portare a un ritorno di tipo economico: secondo GSTC, non ci può essere sostenibilità senza nuove fonti di reddito. Il miglioramento deve essere continuo.

La certificazione è una tantum?
No, la verifica è annuale. Il GSTC definisce i criteri che devono essere rispettati, poi società terze certificano e fanno controlli secondo gli standard. Il primo anno ovviamente l'obiettivo è quello di essere certificati, ma poi si aprono prospettive interessanti per accrescere e migliorare i percorsi di sostenibilità, per esempio attraverso la collaborazione con altre realtà. Una delle soddisfazioni maggiori sta anche nel coinvolgere gli ospiti e i turisti, valorizzando la loro presenza sul territorio. In Valsugana, per esempio, i turisti hanno collaborato alla manutenzione dei sentieri.
Secondo te, la parola sostenibilità è sempre attuale? C'è chi sostiene che sia già superata perché utilizzata privandola del suo significato originario...
Ma no! Ci siamo appena avvicinati al tema, non abbiamo raggiunto che qualche risultato... e già vogliamo puntare a un'altra parola. È un grande classico della mentalità italiana. Siamo sempre ipercritici, non ci accontentiamo mai. Non è necessario cambiare termine o cercare una nuova sfida: la sfida della sostenibilità è ben segnata e senza ombra di dubbio obbligatoria. Siamo noi a dover convincerci che non è questione di parole, ma di capire come creare impatti significativi, trovare soluzioni a problemi che sembrano irrisolvibili. E vivere meglio.