Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato l’avvio di un nuovo progetto Touring, “Archivio in viaggio”, in cui il nostro Archivio storico entra nelle scuole e diventa protagonista di attività per conoscere la città di Milano e la sua evoluzione tra passato, presente e futuro. Se vi siete persi le “puntate precedenti”, in quest’articolo trovate informazioni e approfondimenti per capire meglio di che cosa si tratta. Ora c’è anche un nuovo video – realizzato, come tutto il progetto, con la collaborazione del fablab OpenDot e il contributo della Fondazione di Comunità Milano – Città, Sud Ovest, Sud Est, Martesana onlus – che in pochi secondi e in maniera ancor più efficace rispetto alle parole scritte dà un’idea del kit educativo sviluppato per le attività nelle classi. Vi invitiamo a guardarlo: eccolo.

Ma come è stato pensato questo kit? E come stanno reagendo i ragazzi che “giocano” con Archivio in Viaggio”? Ne abbiamo parlato con Meri Valenti e Chiara Semeraro, educatrici dell’Associazione culturale Passato Prossimo che insieme al Touring ha ideato il materiale educativo e sta portando i laboratori nelle scuole. 

In particolare, Meri ha partecipato alla progettazione del kit. “Attraverso le immagini dell’archivio Touring abbiamo pensato di portare sul tavolo didattico la memoria della città di Milano e far sì che fosse un punto di partenza per un confronto con la città di oggi” spiega. “L’idea è quella di far riflettere i bambini sulla contemporaneità, giocando sul concetto di “macchina del tempo” con le foto del passato: quali differenze si notano tra ieri e oggi? Come sono cambiati trasporti, aree verdi, palazzi, visioni della città? C’è poi un passaggio successivo altrettanto importante, quello in cui si lasciano liberi i ragazzi di pensare la città nel futuro, in maniera creativa, disegnando come loro vedono quella stessa immagine quando saranno grandi”. 

Gli strumenti per far riflettere i ragazzi su questi concetti sono quelli della contemporaneità. “L’idea del gioco da tavolo è nata proprio per far sentire gli studenti protagonisti: ogni gruppo sceglie un quartiere, lo adotta per così dire” spiega Meri “e in questo modo se ne inizia a prendere cura. Il gaming è ormai molto usato come strumento di didattica. Non interessa la competizione, ma la interazione degli studenti su un tavolo comune di gioco, che nel nostro caso è la città di Milano con i suoi quartieri. Anche l’uso delle immagini è sempre attuale. I bambini sono bombardati da fonti visive: ecco, noi cerchiamo di far un passo in più, mostrandogli come si può leggere un’immagine, quale metodo utilizzare per capire i suoi elementi. Stimolandoli anche con l’idea che l’immagine che loro stessi costruiranno – il loro elaborato sulla città del futuro - diventerà parte essa stessa dell’Archivio storico”. “Anche il tablet è uno strumento importante, ormai usuale per i ragazzi” aggiunge Chiara, che si occupa dei laboratori nelle classi. “Il loro linguaggio primario è quello della tecnologia. Ecco perché si è pensato di veicolare un messaggio a loro ancora ignoto, come la conoscenza della città di Milano, attraverso uno strumento ben conosciuto. Il gioco sulla città parte proprio dalle istruzioni contenute nel tablet”.

Fin qui la teoria. Poi c’è la pratica: i laboratori come sono andati, finora? “Ci sarebbero molte considerazioni da fare” sorride Chiara. “Intanto, il diverso approccio dei bambini della scuola primaria e dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado, le vecchie scuole medie, a cui abbiamo proposto le attività. Si capisce subito, davanti a un laboratorio come Archivio in viaggio, quanto si assista a una diminuzione della creativtà a mano a mano che l’età avanza. L’utilizzo del colore e del disegno per immaginare nuovi mondi, per esempio, è ancora ben radicato nei bambini più piccoli e molto meno presente in quelli più grandi. Si passa da un’età in cui la fantasia è al potere a un’età in cui l’immaginazione scema e il futuro diventa più difficile, spesso portatore anche di disagio. Così siamo passati da visioni di Milano colorate e fantastiche a sguardi più grigi e a volte anche densi di timore per il futuro”.

Ad accomunare i ragazzi delle due scuole periferiche di Milano dove sono stati proposti i laboratori sono invece alcuni temi riguardanti la città. “In generale, possiamo dire che tutti i ragazzi sono molto sensibili ai temi dell’ambiente, della raccolta differenziata, dei trasporti” spiega Chiara “e hanno fatto molte riflessioni in proposito, segnale di quanto questi argomenti siano stati sviluppati in classe. Il tema della sostenibilità è spesso presente nei loro discorsi molto di più di quanto lo sia per alcuni adulti. Spesso, poi, i ragazzi di queste scuole sono figli di migranti e girano da soli la città, sono ben abituati a percorrerla con i mezzi, tanto da dare per scontato, per esempio, che la linea della metropolitana sia sempre esistita. Più difficile, invece, fare con loro un confronto tra passato e presente a proposito dell’architettura o dei monumenti: non sono abituati a osservarli, non li conoscono”. E sulle zone di Milano, dove sono stati i ragazzi? “Tutti hanno messo piede almeno una volta in Piazza Duomo, in Galleria, in via Torino. Molti nella zona dei Navigli, che rimane non lontana dai loro quartieri di residenza” aggiunge Chiara. “Già Piazza della Scala rimane un mistero, così come la Stazione Centrale, più lontana”.

Chiara e Meri ci spiegano che le docenti sono rimaste spesso entusiaste dell’attività e dell’approccio. “Archivio in viaggio può davvero diventare un momento di conoscenza della città per alcune classi molto complesse dal punto di vista della composizione e della provenienza dei ragazzi” aggiunge Meri. “E i ragazzi stessi si dimostrano molto propensi ad “appropriarsi” di un quartiere per raccontarlo agli altri. Sarebbe bello che da quest’idea ogni gruppo si facesse carico di presentare la “sua” zona ai compagni e in futuro, chissà, se ne prenda cura”.

I laboratori sono tuttora in itinere a Milano, ma il progetto è quello di portare Archivio in Viaggio anche in altre zone e in altre città. “Magari aumentando il tempo di presenza con gli studenti, con due incontri su tre ore” dice Meri “per ragionare meglio su cambiamenti e prospettive, soffermandosi sul futuro”. “Il tempo è necessario anche per soffermarsi a raccontare particolari e aneddoti storici” conclude Chiara “contestualizzando le fotografie di partenza: se non comprendono il passaggio sul perché la città è cambiata, sarà difficile pensare al futuro”.