È impagabile la sensazione confortevole di varcare la soglia di una osteria vociante e sentire i profumi di brace e stufati che si confondono. L’autunno è anche questo, ritrovare il gusto domestico dello stare insieme, mentre magari oltre il vetro le nuvole sono basse e qualche goccia inizia a cadere. E a cucine spente l’ria fresca allenta il torpore e si ha anche l’entusiasmo per curiosare in cerca di qualcosa che accenda il pomeriggio, sia una mostra, un museo, o magari solo sbirciare nella bottega di un artigiano che non conosce la formula cittadina dei “weekend”.
Per vivere al meglio giornate uggiose e rassicuranti costruiamo un atlante minimo e autunnale: 7 borghi dove c’è molto da fare, da vedere e da mangiare anche se fuori piove. Sono borghi certificati con la Bandiera arancione dal Touring Club Italiano, e già questo dovrebbe farvi dimenticare l’ombrello: ovvero borghi premiati dal Touring, dopo un'attenta analisi, per le loro qualità turistiche e ambientali.
1. GRESSONEY SAINT JEAN (AO)
Il Monte Rosa domina la scena sulla valle del Lys, legata alla popolazione alemanna dei Walser che ha lasciato segni nella cultura, nella lingua e nell’architettura, visibili nei tipici villaggi, molti tutt'ora abitati e ben conservati e nelle numerose dimore auliche di fine '800.
A Gressoney è un piacere anche solo passeggiare nel nucleo vecchio dell'abitato. Ci si ferma nelle piazze. Quella inferiore (“ondre platz”), circondata da costruzioni del Sei-Settecento e dalla prima locanda del villaggio, in legno. Mentre nella piazza superiore (“obre platz”) si trova la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Per scaldarsi con i sapori locali, andate sul sicuro degustando una toma di Gressoney accompagnata da qualche fetta di violino di capra. Il sapore di formaggi e latticini è garantito da un latte di montagna freschissimo e insaporito dai fiori e dalle erbe dei pascoli alpestri.
Tipiche della valle del Lys e prodotte ancora oggi a mano sono le d‘Socka, pantofole in panno molto calde e confortevoli che rimandano all’eleganza del costume tradizionale gressonaro: un toccasana per i mesi più freddi.
- Per saperne di più, la scheda di Gressoney Saint Jean sul sito di Bandiere arancioni con i nostri approfondimenti su che cosa vedere, che cosa mangiare e la cultura Walser.
Le tome di Gressoney / foto Comune di Gressoney SJ
2. CHERASCO (CN)
Creste, colline e corsi d’acqua sono i segni distintivi di questo spicchio di Langhe, che compongono con la Langa del Barbaresco e l’Alta Langa uno dei territori collinari conosciuti in tutto il mondo per la sua ricchezza enogastronomica. Ma Cherasco è alternativa. Lo è nel suo impianto urbanistico che sembra ribellarsi a un paesaggio tutto curve con una planimetria regolata da angoli retti; lo è nell’offerta gastronomica, dove è riuscita ad emergere con prodotti tutti suoi, come le nocciole e soprattutto le lumache, decantate da buongustai italiani e d’Oltreconfine. Tantissimi i ristoranti dove gustarle in molte varianti e in più la bava delle “chiocciole” è anche preziosa nella produzione cosmetica.
Anche in giornate piovose non ci si perde d’animo. Da non perdere a chiesa romanica di San Martino, quella di San Pietro, e la vista del Palazzo Salmatoris, in cui alloggiò persino Napoleone dopo l'assedio della cittadina. E con i bambini ci si può divertire all’originale Museo della magia, con tante iniziative previste tutti i sabati. Un souvenir goloso della visita? I Baci di Cherasco, confetti di cioccolato nati nel 1881 e prodotti con le nocciole delle Langhe tostate e con il cioccolato fondente. Delizie piemontesi.
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3. CADERZONE TERME (TN)
Prati, boschi, montagne e ghiacciai del Trentino. Già basterebbe questo per partire. Ma se il tempo gira nel verso sbagliato, siete comunque nel posto giusto. In val Rendena la natura può rimanere anche sullo sfondo, splendida, come scenario di ore dedicate al relax e ai sapori della tradizione. Intanto passeggiare nel centro storico è un piacere, e anche con un ombrello in mano non si contano angoli suggestivi, stradine lastricate, piazze con caratteristiche fontane di pietra.
Poi c’è il richiamo di una pausa rigenerante. Caderzone accoglie infatti un centro benessere, dove l'acqua della Fonte S. Antonio viene utilizzata a scopi salutistici e per il relax di bagni turchi e idromassaggi (in questo periodo aperto centro estetico e massaggi; il centro wellness e la piscina riapriranno a inizio dicembre). Dagli alpeggi dolomitici arrivano latte e formaggi come il Razza Rendena, la Spressa e il Vacarsa. Per conoscerne origine e lavorazioni, insieme alla storia della comunità alpina, c’è il museo della Malga, ospitato nello storico palazzo Lodron-Bertelli.
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Caderzone Terme, palazzo Bertelli / foto Comune di Caderzone Terme
4. FRONTINO (PU)
Il Montefeltro ha la dote di vestire l’autunno con un’eleganza unica. Le colline, i borghi, gli avvallamenti, i campi i boschi. È un piacere per gli occhi. Per viverlo si può cogliere l’occasione di visitare Frontino. Il borgo domina la suggestiva valle del Mutino e al cospetto del monte Carpegna. Siamo nel più piccolo Comune della Provincia di Pesaro e Urbino che è inserito nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. Intorno numerosi sentieri che si inoltrano anche nel Parco faunistico di Pian dei Prati.
Ma se il tempo invoglia a qualcosa di meno “avventuroso” allora prendetela con calma, e scoprite il borgo passeggiando tra il castello di Frontino, la Torre civica e il Torrione. Si cammina lenti lenti tra strade e piazze lastricate di ciottoli del Mutino, magari facendosi irretire da un ristorantino locale che in autunno (e non solo) sfoggia nei suoi menu il gioiello più prelibato: il tartufo nero.
Un motivo in più per non perdersi d’animo se piove c’è. Anzi, più di uno. Se vi piace l’arte si può entrare al museo Assetto, artista torinese precursore della pop art, che ha anche donato al paese la caratteristica fontana nella piazza situata a nord. Oppure si raggiunge il convento francescano di Montefiorentino, immerso nel verde e tra i più grandi delle Marche; al suo interno spicca la cappella dei Conti Oliva.
Se invece volete approfondire la storia delle tradizioni locali c’è il mulino di Ponte Vecchio, recentemente restaurato, che ospita il Museo del pane e un locale dove poter degustare e acquistare i prodotti tipici del territorio, tra cui il Bustreng, dolce a base di uova e latte.
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Frontino, la fontana Assetto / foto Comune di Frontino
5. BASSIANO (LT)
Un borgo d’altri tempi, in cui i Duchi di Sermoneta si arroccavano nel medioevo nel loro castello, e Aldo Manuzio, famoso tipografo del Rinascimento, inventava la scrittura in caratteri aldini (corsivi). Per avvicinarsi a questo passato si può iniziare scoprendo il centro storico, seguendo la circolarità indicate dalle sue mura castellane, cadenzate da nove antiche torri e ben tre porte. Salendo tra gli stretti vicoli in pietra alla scoperta di passaggi nascosti si possono ammirare case costruite in calcare e addossate le une alle altre, fino ad arrivare in piazza S. Erasmo, dove si affaccia la parrocchiale dedicata al patrono della città.
Consigliamo davvero anche una visita al Museo delle scritture “Aldo Manuzio”, un'occasione per percorrere sala dopo sala storia e antropologia delle forme di scrittura. Fine? Nemmeno per idea. Non si lascia Bassiano senza gustarne il prosciutto, vanto della produzione locale, celebrato l’ultima domenica di luglio con una sagra festosa e soprattutto, golosa.
- Per saperne di più, la scheda di Bassiano sul sito Bandiere arancioni.
6. CIVITELLA ALFEDENA (AQ)
Piccolo, piccolissimo. Civitella è addirittura il più piccolo paese del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Per scoprirlo si sale fino ai 1123 metri. Da lì si vede il lago (artificiale) di Barrea, che colora d'azzurro il paesaggio dei Monti Marsicani. Civitella eredita una storia antichissima, con radici nel Paleolitico. Nel 1870 un archeologo locale (Garibaldino e attore della spedizone dei Mille) scoprì in una grotta iscrizioni ed epigrafi che hanno consentito di gettar luce sull'antico popolo dei Marsi, che nel I millennio a.C. popolava le zone montuose dell'Abruzzo.
Le viuzze del centro storico si pregiano di palazzetti del '600 e del '700, insieme a una la torre quattrocentesca e alla seicentesca chiesa di San Nicola. Certo chi viene in questo angolo d’Appennino cerca il contatto con una natura che si è preservata, e per fortuna. Ma se non è giornata per escursioni, arriva il soccorso di un Centro di cultura dedicato a un abitante che vive in questi boschi da molto tempo, il lupo appenninico. Un museo indaga biologia, etologia, storia e leggende legate a questo predatore e ai suoi rapporti con l'uomo.
Anche la cucina di Civitella Alfedena nasce dalle montagne, è infatti quella semplice e tipica dell'Abruzzo montano, capace di unire le vecchie ricette locali con i prodotti tipici: la pasta all'uovo fatta a mano, le chitarre alla pecoraia, o le pappardelle al cinghiale, e poi gli ottimi secondi di carni genuine come l’arrosto misto cotto alla brace di legna.
- Per saperne di più, la scheda di Civitella Alfedena sul sito Bandiere arancioni con i nostri approfondimenti su che cosa vedere, cosa mangiare e dove fare una passeggiata.
Civitella Alfedena / foto Thinkstock
7. FROSOLONE (IS)
Un promontorio circondato per tre lati da ripe scoscese, tra colline ricche di boschi, pascoli e laghetti, in un paesaggio di rocce dalle forme bizzarre e sorprendenti. Frosolone si presenta con questo panoramico biglietto da visita e vale davvero la pena scoprirlo. Il borgo molisano è molto antico, addirittura i primi insediamenti risalgono al Megalitico.
Dell’epoca medievale Frosolone conserva invece ancora visibile l’intricata pianta urbanistica, interrotta di volta in volta da architetture pregevoli del Rinascimento. Ecco il Palazzo Baronale e la chiesa barocca di Santa Maria delle Grazie. Se non è tempo di trekking ed escursioni si può trovare interesse nel Museo dei ferri taglienti.
A tavola si fa sul serio. Ristoranti, trattorie, rifugi di montagna preparano piatti della cucina delle antiche famiglie contadine. Mai provate le "Sagne e fagioli, e la "polenta coi cicori"? o una fetta di"pizza di grandinie"? Beh fatevi sotto perché qui si cuociono ancora nella pignatta di terracotta, come quando i contad1ini si recavano in campagna e lasciavano gli stufati a farsi sul camino.
- Per saperne di più, la scheda di Frosolone sul sito Bandiere arancioni.
Frosolone, porta San Pietro / foto Pino Santagata
INFORMAZIONI
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