Numerosi sono gli eventi pubblici che vivacizzano Orsara di Puglia nel corso dell'anno, da quelli religiosi a quelli gastronomici, che spesso sono religiosi e gastronomici allo stesso tempo. Ce n'è uno però davvero particolare, la “festa dei “fucacoste e cocce priatorjie”, assolutamente incomprensibile a chi non è del posto, e che si può tradurre come “festa dei falò e delle teste del purgatorio”. Una festa che ogni 1° novembre attira sempre più gente, fino a 40-50mila persone, arrivate anche da molto lontano.

Festa che a un estraneo potrebbe apparire una sorta di prosecuzione di Halloween in chiave pugliese. Nulla di più sbagliato, nonostante le tante zucche svuotate e trasformate in teschi che brillano sui davanzali delle finestre nella “notte dei morti”: la festa orsarese non ha alcunché di demoniaco, ma vuole solo essere un modo sereno e pacifico per onorare i defunti e sentirsi in comunione con loro.

Alla vigilia della solennità religiosa dei defunti, il 2 novembre, Fucacoste e cocce priatorjie intende commemorare il “fuoco dei morti”, una serata in cui le anime del Purgatorio percorrono le vie del borgo, seguendo la via indicata dai lumi collocati dentro le zucche antropomorfe. Le anime ovviamente sono invisibili, ma la tradizione vuole che la loro sfilata sia osservabile nei riflessi sull’acqua e sull'olio delle bacinelle messe davanti alle case.

Così i defunti passano rapidamente a visitare i loro cari, prima di fermarsi, a mezzanotte esatta, davanti a covoni di paglia incendiata e ai falò di ajeneste (ginestre secche). Le anime si purificano proprio grazie al fuoco, simbolo della purezza e santità di Dio, che tiene lontani gli spiriti demoniaci, mentre alle 23 le vie del paese sono percorse da una processione della “Confraternita delle anime del Purgatorio sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie”, che si conclude nella chiesa madre con una messa in suffragio degli antenati. Importante è che, per non disturbare le anime, prima di mezzanotte si rientri a casa, dove magari si continuerà a consumare carni arrostite, castagne, patate e “a muscetaglje”, la muscitaglia orsarese, il tipicissimo dolce dei morti (grano lesso condito con vin cotto, melagrano e gherigli di noci), il tutto innaffiato generosamente da bicchieri di vino. Così si conclude una lunghissima giornata iniziata sin dal mattino con un laboratorio di intaglio delle zucche, mentre il centro storico, invaso da migliaia di visitatori e addobbato da lanterne arancioni, è percorso da giocolieri, mangiafuoco e trampolieri.

A Orsara di Puglia, però, come detto, è festa un po' tutto l'anno. Le sole sagre gastronomiche sono circa una ventina, fra cui spiccano la Festa del vino e la Sagra del maiale nero. Il paese attira visitatori anche con le strade e i balconi fioriti di Orsara in fiore, in giugno, e con le masterclass e i concerti dell'Orsara Guitar Festival, in luglio (ha un po' preso il posto del glorioso Jazz Festival che in agosto costituiva un appuntamento internazionale di rilievo, purtroppo bloccato negli ultimi anni dalla mancanza di fondi). Antichissima è poi la consuetudine delle fiere che si tengono per le due feste di San Michele arcangelo, l'8 maggio e il 29 settembre (festa patronale), secondo una consuetudine concessa da re Roberto addirittura nel 1335. E quanto a celebrazioni religiose, vanno citate anche le feste per la Madonna della Neve, il 5 agosto, e soprattutto le processioni della Settimana santa, forse meno note di tante altre che si svolgono in tutta la Puglia, ma altrettanto suggestive, con le decine di incappucciati che sfilano per le vie del paese interamente coperti da un saio bianco.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano orsaradipuglia.blogspot.com (in alto); ilmegafono.eu (zucche); pugiamonamour.it (fuochi); progettiunipli.it (processione). 

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Articolo realizzato nell’ambito del progetto RESTA! –finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese-Avviso n.1/2018