In Piazza Risorgimento, ai piedi del Colle Marrubbione, sin dal 1301 vi era un insediamento dell’Ordine agostiniano che, grazie a sussidi e lasciti privati, venne ampliato dal Priore Antonio Migliorati (divenuto poi il Beato Antonio). Riuscì a costruire un convento, un chiostro e la Chiesa di Sant’Agostino, successivamente diventato Santuario del Beato Antonio. Nei secoli successivi la chiesa subì numerosi rifacimenti ed ampliamenti fino ad arrivare ad assumere l’aspetto attuale. L’ architetto Pietro Maggi mutò radicalmente lo stile del fabbricato con l’allungamento del corpo verso la piazza, ridisegnò la nuova facciata in cui venne inglobato il portale quattrocentesco in stile gotico con decorazioni di tipo veneziano e rinnovò l’interno in stile neoclassico. Nello spazio sottostante il chiostro originario, si trova la cappella del Beato Antonio Migliorati dove, in una teca, sono custodite le sue spoglie.

Antonio Migliorati nacque ad Amandola nel 1355, venne ordinato sacerdote nel 1380, per 12 anni, visse nel convento di Tolentino. Si trasferì poi a Bari e fece ritorno nella sua terra natia ai primi del XV sec. per entrare nel convento degli eremiti di Sant’Agostino. Venne nominato Priore e vi rimase fino al 25 gennaio del 1450, anno della sua morte. Nel 1453 il suo corpo fu tolto dal sepolcro comune, dove venivano seppelliti tutti i frati, per essere sistemato in una arca di legno sopra ad un altare a lui intitolato. Nel 1641 fu posto in un sarcofago di legno che, nel 1897, fu sostituito con uno marmoreo realizzato dallo scultore Giovanni Lugari. Venne proclamato beato l’11 luglio del 1759 da Clemente XIII e la città di Amandola lo festeggia con una grande festa patronale ogni anno alla fine di agosto. Al Beato sono attribuiti alcuni miracoli (il più conosciuto è il salvataggio di un muratore caduto dalla torre in costruzione), dipinti da Orazio Orazi nell’abside della chiesa. Inoltre il Beato Antonio era definito “Nubigero” (portatore di acqua), in quanto veniva invocato ogni qualvolta si verificavano gravi eventi di siccità.

Foto: www.sibilliniweb.it (immagine di testata), www.beatoantonio.it (foto nel testo)