Ai piedi del Monte Rosa, in una splendida piana nella valle del Lys, Gressoney-Saint-Jean è da sempre meta privilegiata per scalatori, escursionisti e sciatori. Località preziosa anche per la storia e le tradizioni, legate alla popolazione alemanna dei Walser che il vescovo di Sion indusse a colonizzare la valle, qui spingendosi dal Vallese nei secoli XII e XIII, epoca in cui fu probabilmente fondato il paese. La loro presenza ha lasciato segni nella cultura, nella lingua “titsch” (conservata intatta almeno sino all'inizio del XX secolo) e nell’architettura dei tipici villaggi, molti dei quali abitati e ben conservati, con belle case in pietra e legno a due piani e “Stadel” usati come magazzini. Abituati a spostarsi agevolmente di qua e di là delle Alpi, i walser fecero sì che la valle del Lys venisse chiamata Chrèmertal, ovvero valle dei mercanti. Ancora oggi si può identificare una antica casa in legno appartenuta a un commerciante “gressonard” notando sulla trave maestra, accanto all'anno di costruzione e alle iniziali dei proprietari, il simbolo dei mercanti: un cuore sormontato da un quattro, con ai lati le iniziali J e M di Jesus e Maria.

La visita a Gressoney-Saint-Jean vale la pena anche solo per passeggiare nel nucleo vecchio dell'abitato e fare shopping nei suoi negozietti. Due le piazze. Quella inferiore (“ondre platz”), che prende il nome dal re Umberto I cui è dedicato anche un monumento, è circondata da caratteristiche costruzioni del Sei-Settecento, fra cui la prima locanda del villaggio, in legno, datata 1717 e che porta sulla facciatya uno scudo in pietra della famiglia Liscoz. La piazza superiore (“obre platz”), dove gli edifici sono invece più tardi, dell'Otto-Novecento, è dominata dalla bella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, che si presenta come fu ristrutturata nel 1733 ma ha origini più antiche: è infatti preceduta da un porticato del 1626 con 14 edicole della Via Crucis affrescate nel Settecento dal pittore gressonaro Johann Joseph Franz Curta, mentre è del 1515 l'iscrizione gotica sulla sua facciata. L'interno conserva quattro altari lignei del Seicento e un piccolo museo che ha il suo pezzo più pregiato in un Crocifisso ligneo francese del XIII secolo.

Sulla facciata della parrocchiale c'è anche un busto in bronzo raffigurante la regina d'Italia Margherita di Savoia, che a Gressoney-Saint-Jean fu sempre molto legata, tanto da farne tra il 1889 e il 1925 il suo luogo di soggiorno estivo abituale, nonché la base per le sue escursioni sui ghiacciai del Monte Rosa. Nel 1893, a quota 4554, sulla Punta Gnifetti del Rosa, venne inaugurata la Capanna Margherita, il rifugio e osservatorio meteorologico a lei intitolato e dove lei stessa salì, accomopagnata dalle guide alpine della valle. Da lassù la Regina contemplò il sorgere del sole ed esclamò: «Dinnanzi a questa grandezza di monti e a questa solenne distesa di ghiacciai, tace il dubbio misero e la fede s’innalza forte e vivace a Dio».

Da non mancare, dunque, una visita a Castel Savoia, la fiabesca dimora estiva che Margherita fece innalzare tra il 1900 e il 1904, nella zona del Belvedere ai limiti della pineta di Cialvrina e con una bella vista sul Rosa. La fantasiosa costruzione in pietra locale (gneis di Gaby e pietra di Vert) fu progettata da Emilio Stramucci come un castelluccio lombardo quattrocentesco, con cinque torri cuspidate. L'interno, visitabile, conserva le decorazioni dell'epoca ma pochi arredi originali, oltre a uno scenografico scalone in legno di rovere a doppia rampa elicoidale e a documentazione fotografica degli anni di Margherita, che qui aveva la sua base da cui partire per le sue escursioni sui ghiacciai. Accanto al Castel Savoia, un Giardino botanico alpino ospita in una serie di aiuole rocciose fiori e piante principali delle montagne valdostane e anche di altre parti del mondo, come il Giglio martagone (Lilium martagon), il Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), la Stella alpina (Leontopodium alpinum), il Botton d’oro doppio (Trollius europaeus), l’Aquilegia (Aquilegia alpina), l’Arnica (Arnica montana), i vari Semprevivi (Semprevivum montanum e S. Arachnoideum), le Genziane (Gentiana sp.), le Sassifraghe (Saxifraga sp.) e l’Epilobio (Epilobium angustifolium).

In attesa che il suo castello fosse ultimato, la regina Margherita dal 1889 al 1903 trascorse le sue vacanze nella villa dei baroni Beck-Peccoz, tre piani progettati in stile Art Nouveau, con arredi provenienti dalla Germania, fra cui grosse stufe in ceramica smaltata. Oggi la villa, nota come Villa Margherita, è sede del Comune di Gressoney-Saint-Jean nonché del Centro culturale walser. Nel giardino retrostante ci sono due cappelle (una secentesca dedicata a San Giuseppe e una neogotica con le tombe dei baroni).

Poco distante si trova il Romitaggio Carducci, una casetta dedicata alla memoria del poeta che fu spesso ospite di Gressoney, dove compose diverse poesie in onore della Regina, ma anche altre ispirate alla bellezza della valle come “In riva al Lys” e “Mezzogiorno alpino”. E rimanda alla illustre famiglia baronale anche l'Alpenfaunamuseum “Beck-Peccoz”, alle porte del paese, che espone gli esemplari più significativi del patrimonio faunistico della regione. È dedicato al barone Anton che nel 1903 costruì questo edificio per alloggiarvi la raccolta di trofei di caccia riuniti nel corso del XIX secolo dalla sua famiglia, in particolare dallo zio Luigi. La collezione di circa 2000 pezzi (corna e palchi montati su scudi) comprende camosci, stambecchi, cervi, caprioli e diversi trofei di fauna selvatica nostrana ed esotica, armi, nonché preziosi cimeli di famiglia quali ritratti, quadri, libri e pubblicazioni inerenti la fauna e la flora alpina.
L’edificio completo delle collezioni di trofei ed armi antiche è stato acquistato dalla Regione Valle d’Aosta nel 1986. 

Nei pressi del borgo si trova anche il lago Grover, di origine artificiale, circondato da pini e abeti secolari: bellissimo il panorama sul Monte Rosa. E' una destinazione ideale sia per le famiglia, che trovano un ampio parco giochi attrezzato, sia per chi desidera praticare la pesca sportiva (d'estate) o pattinare (d'inverno). Una passeggiata nel bosco di 30 minuti collega il lago al Castello Savoia - il sentiero, inutile dirlo, è chiamato Passeggiata della Regina.

Testo di Roberto Copello; foto Comune (chiesa), Archivio Tci (castello esterno), lovevda (castello interno) e Thinkstock (lago).

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