L'occasione è quella di una mostra, allestita fino al 13 marzo, ma ogni milanese (e ogni turista in visita a Milano) dovrebbe varcare, almeno una volta, il portone di via Giorgio Jan 15. Perché in questa palazzina a pochi passi dai negozi di corso Buenos Aires, una delle arterie commerciali più lunghe e frequentate della città, si nasconde una storia tutta meneghina: quella di una famiglia che amava circondarsi di cose belle, di una coppia di coniugi che volevano respirare arte ogni giorno della loro vita, di una passione che ha portato in dote alla città un patrimonio invidiabile di capolavori del Novecento. Anche solo per dieci minuti, entrare nella Casa Museo Boschi Di Stefano (luogo Aperti per Voi, grazie ai soci volontari Touring) significa estraniarsi dal mondo, spalancare gli occhi, respirare il potere dell'arte e della bellezza.
Fino al 13 marzo, dicevamo, al piano terra della casa (parte del percorso di visita) è allestita una mostra temporanea dedicata a Marieda Di Stefano, la "lei" della coppia di cui parlavamo prima. È uno spazio che per anni è stato una scuola di ceramica, voluta dalla stessa Marieda (1901-1968) e poi proseguita alla sua morte dall'amica carissima Migno Amigoni: qui sono esposte alcune sue opere, soprattutto sculture e ceramiche, che ne raccontano le suggestioni e la sensibilità. "Nella personalità di Marieda" ci racconta Chiara Fabi, conservatrice della Casa Museo "convivono sia la passione collezionistica sia l'attività artistica. A differenza del marito, che non fu mai un artista, Marieda seppe ritagliarsi un proprio spazio creativo, spronata dalle tante frequentazioni artistiche della coppia: da Arturo Martini a Lucio Fontana". 


Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne" Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Stefano Brambilla

In mostra si inizia quindi a conoscere, attraverso le sue opere, la figura di Marieda: il repertorio di piatti, vasi, animali più o meno bizzarri, soprattutto figure femminili ci raccontano il suo carattere e le sue ispirazioni. "Ci sono anche riferimenti alla tradizione incaica, di cui lei stessa è stata collezionista, che riconducono a quel segno primordiale che ritroviamo in molte sue opere" continua Fabi. In una stanza, andando fuori tema, non si può non segnalare l'archivio delle edizioni Pulcinoelefante, ospitato qui dal 2019: una serie di piccoli libretti contenenti aforismi, poesie e opere d'arte, prodotto della fantasia e del genio di Alberto Casiraghy.

Ma tornando a Marieda, è interessante soprattutto soffermarsi su due supporti video, in quanto preparatori della visita alla Casa Museo vera e propria: il primo, in una stanza dove ancora sono appesi i camici dei ceramisti, è una proiezione di fotografie d'epoca, che ritraggono l'artista insieme al marito Antonio Boschi (1896-1988) nei tanti viaggi in giro per il mondo (anche a caccia di nuovi nomi da collezionare); il secondo è una breve raccolta di interviste ai nipoti della coppia, che raccontano dinamiche e momenti di quotidianità vissuti nella palazzina di via Jan 15. 


Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne" Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Stefano Brambilla
 

Già, perché la palazzina era la casa di famiglia. L'aveva fatta realizzare tra il 1929 e il 1931 Francesco Di Stefano, papà di Marieda, per sé e per i cinque figli, commissionando il progetto al noto architetto Piero Portaluppi in una zona allora periferica della città. Alessandro Mendini, uno dei più importanti designer del Novecento, vi nacque proprio nel 1931: era figlio di Fulvia, una delle sorelle di Marieda, e ben ricordava come al tempo la casa fosse "isolata, un po' metafisica, fra i vivai di Ingegnoli" (come riporta la bella guida di Skira, uscita nel 2020). I coniugi Boschi-Di Stefano abitarono prima al terzo, poi al secondo piano. Per lungo tempo le porte dei vari appartamenti rimasero aperte, i bambini giocavano negli spazi comuni, Marieda "scendeva le scale" (bellissime) per recarsi alla sua scuola di ceramica. Ancora oggi, un po' di quell'atmosfera si respira sui gradini della casa.

La visita prosegue quindi al secondo piano della palazzina, che ospita la straordinaria collezione dei coniugi. Gli arredi non sono originali, benché splendidi ed emblematici di quei decenni; quel che è originale è l'atmosfera che si respira entrando, quando si viene travolti dagli spazi luminosi e dall'incredibile quantità e qualità di opere disseminate nelle stanze. Diciamo "originale" perché la disposizione delle 300 opere - scelte tra le 2000 accumulate dai coniugi negli anni - richiama quella che Marieda e Antonio vollero per la loro casa: tele, sculture e oggetti sono posti gli unici vicini agli altri, senza soluzione di continuità, quasi affastellati. "Guarda: ti faccio vedere le fotografie scattate da Gabriele Basilico nel 1982, quando Antonio era ancora vivo" ci dice Fabi, aprendo la guida di Skira. "C'erano opere ovunque, le tele erano persino appoggiate l'una sull'altra alle pareti. Tutto era occupato dall'arte". I coniugi non solo compravano secondo le loro possibilità, ma erano anche amici e mecenati di molti artisti. E avevano ereditato le opere acquistate da Francesco, il papà di Marieda, a sua volta collezionista.


Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore

I gladiatori di De Chirico. I "concetti spaziali" di Fontana. Nature morte di Morandi. Spazi metafisici di Sironi. Una splendida Annunciazione di Savinio, consacrata a simbolo della collezione. A differenza di altre raccolte, ci sono veri e propri "cluster" di un solo artista. Ma non è tanto (o soltanto) la singola opera ad attirare l'attenzione: è il loro insieme. "L'obiettivo della disposizione odierna" spiega Fabi "è proprio quello di far vivere al visitatore l'esperienza del collezionista. Non vogliamo essere un museo tradizionale: questa è un'immersione in una casa, così come è stata creata e vissuta". Nulla è lasciato al caso, dai pavimenti ai lampadari tutto trasuda armonia

L’approfondimento su Marieda iniziato al piano terra prosegue tra l'altro in queste stanze, con alcuni pezzi in ceramica e porcellana della collezione conservati presso il MUDEC: tra questi spiccano i piatti giapponesi in porcellana dipinta, dorata e invetriata a forma di pesce da cui evidentemente l'artista trasse ispirazione per realizzare sei pesci in ceramica firmati "Andrea Da Robbio", un suo pseudonimo. "Sì, alcune opere della collezione sono oggi al MUDEC, altre al Museo del Novecento, altre al Castello Sforzesco" conferma Fabi. "La maggior parte però sono qui e nei depositi, da cui attingiamo per le mostre temporanee. Tutta la collezione è proprietà del Comune di Milano, donata da Antonio Boschi in due tranche, di cui l'ultima appena prima della morte".


Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore


Casa Museo Boschi Di Stefano - foto Alberto Lagomaggiore

Ci sarebbero quindi molti altri tesori da esporre. A questo scopo, allo studio è anche il recupero e l'utilizzo del terzo piano, talvolta utilizzato per altre mostre temporanee, che potrebbe invece essere reso spazio di esposizione permanente. Speriamo possa accadere presto. In ogni caso, una cosa è certa: i soci volontari del Touring Club Italiano continueranno a portare il loro contributo e ad accogliere - come se fossero a casa loro - in uno dei luoghi Aperti per Voi più emblematici del progetto. Come scrive Maria Fratelli, direttrice della Casa Museo, nella guida: "Che la casa museo sia sentita come propria dai cittadini lo dimostrano i volontari del Touring Club Italiano che da anni collaborano all'apertura del museo con la loro costante presenza a sostegno e rinforzo del presidio di sicurezza prestato dagli operatori museali. Sono loro ad accogliere il visitatore in museo, a introdurlo alle mostre della scuola e, quando ci sono attività in corso, a invitarlo a proseguire il percorso al terzo piano". 

INFORMAZIONI
Casa Museo Boschi Di Stefano, via Giorgio Jan 15, Milano.
Apertura: da martedì a domenica, 10-17.30. Ultimo ingresso ore 17. Ingresso gratuito.
Mostra "Marieda Di Stefano. L’officina segreta delle donne", al piano terreno, fino al 13 marzo 2022; stessi orari.
Info: www.casamuseoboschidistefano.it; www.apertipervoi.it