Quest'articolo è frutto della partnership tra Touring Club Italiano e Sorgenia, la prima "green-tech energy company" italiana. 
Touring e Sorgenia lavorano insieme, forti della convinzione che l’innovazione tecnologica e un nuovo modo di vivere l’energia siano strumenti fondamentali per tutelare l’ambiente e costruire un futuro migliore. Sorgenia affianca l’associazione nell'iniziativa Aperti per Voi, offrendo sconti e agevolazioni riservati ai soci Touring e agli utenti registrati a questo sito: per maggiori info basta cliccare qui

 

Testo di Alberto Bigi

Chief Innovation & Development di Sorgenia

Transizione energetica è un’espressione che incontriamo sempre più di frequente. Racchiude in sé il senso di un percorso verso un futuro in cui la produzione di energia sarà assicurata da fonti rinnovabili. Quella che ci troviamo a vivere oggi non è l’unica transizione energetica intercorsa nell’evoluzione della nostra società. Nella storia recente ne abbiamo attraversate almeno tre.

All’inizio dell’Ottocento è iniziata la prima trasformazione energetica, collegata al carbone, che ci ha condotto alla rivoluzione industriale. Una transizione che ha richiesto molto tempo, se pensiamo che intorno al 1840 solo il 5 per cento dell’energia utilizzata nel mondo era prodotta dal carbone. La seconda transizione è legata all’uso del petrolio e ha preso l’avvio ai primi del Novecento. Anche in questo caso ci sono voluti circa 60 anni per raggiungere il 40 per cento dell’energia prodotta da petrolio. L’ultima, che fa riferimento al gas, è iniziata intorno al 1930 e, dopo 60 anni, solo il 20 per cento dell’energia era prodotta da gas.

Ciò ci insegna che si tratta di trasformazioni lunghe e faticose, perché richiedono investimenti enormi in infrastrutture, macchinari, centrali e regole per attuarle. Se le precedenti transizioni sono state dettate da fattori economici, oggi la situazione è molto diversa: l’uso di fonti di energia rinnovabili è indispensabile alla sopravvivenza della vita sulla Terra come oggi la conosciamo. Ma ancora l’80 per cento della produzione di energia elettrica arriva da fonti fossili e nucleare. L’obiettivo del 100 per cento da fonti rinnovabili è però ineludibile e va centrato entro il 2050: i rischi ambientali a cui andiamo incontro iniziamo a vederli già oggi. In meno di 30 anni dobbiamo recuperare ancora molto terreno, ma grazie al senso di urgenza e alle tecnologie di nuova generazione, è un traguardo ancora raggiungibile. Ma è pure un processo con dei costi che potrebbero renderlo non accessibile a tutti, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo che hanno sicuramente diritto ad accedere agli effetti positivi del disporre di energia.

Questo è un punto cruciale: la sostenibilità ambientale e quella sociale sono due concetti che devono marciare di pari passo. Non è pensabile rallentare lo sviluppo delle aree meno ricche del pianeta in favore delle zero emissioni. L’onere dei Paesi più ricchi è quello di sviluppare politiche internazionali volte a favorire uno sviluppo economico democratico e compatibile con gli obiettivi di conservazione del pianeta. All’obiettivo di zero emissioni dobbiamo arrivare tutti insieme, non possono arrivarci i solo Paesi ricchi.

INFORMAZIONI
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