Perché le biomasse sono una risorsa strategica per il futuro

Sempre più spesso, nel parlare di energia, si fa riferimento alle biomasse. Ovvero alla materia organica di origine biologica, animale o vegetale che può essere usata per generare energia in tutte le sue forme: da quella elettrica ai biocombustibili. Per semplificare,
tutti quei materiali di scarto che si trovano intorno a noi: la frazione organica della raccolta dei rifiuti, gli scarti dell’industria del legname, le deiezioni animali degli allevamenti o i resti di origine agricola.

Dal punto di vista ambientale, anche per le biomasse vale la regola generale di tutte le fonti di energia rinnovabili: la quantità utilizzata deve essere quella che la natura è in grado di offrire in modo continuo. Per evitare il depauperamento delle risorse legnose, per esempio, la quantità di materia prima per produrre energia deve essere inferiore a quanto il sistema ecologico boschivo è in grado di offrire.

I principali vantaggi delle biomasse sono legati alla possibilità di produrre energia elettrica verde e biocombustibili come il biometano. Perché siamo tutti consapevoli del ruolo fondamentale delle rinnovabili sia nella transizione energetica sia nell’abbattimento
della CO2. L’impiego di biomasse ha anche benefici economici diretti sull’occupazione: in alcuni casi il settore arriva a coinvolgere un’occupazione sette volte superiore all’industria del petrolio e 15 volte superiore a quella dei combustibili fossili gassosi. E tra quelli indiretti c’è la manutenzione degli ecosistemi, abbassando il rischio di incendi e di dissesto idrogeologico. 

In Italia il mondo delle biomasse ha una situazione molto variegata. Dal punto di vista della produzione di biogas siamo secondi solo alla Germania e abbiamo obiettivi nazionali di produzione di biometano pari a circa 2,3 milioni di Smc/anno da qui al 2026; per la produzione di energia elettrica da biomasse legnose siamo a 500 MW, potremmo arrivare a circa 1900 MW di potenza secondo recenti studi. C’è grande margine di miglioramento. 

Il problema è calarsi nella realtà dei territori. Come spesso accade quando si parla di produzione di energia, in via teorica sono tutti favorevoli allo sviluppo delle rinnovabili, purché però venga fatto lontano da casa propria. Ma la situazione ci obbliga a scegliere: la Terra riesce ad assorbire una quantità di CO2 pari a circa 10 giga tonnellate/anno; noi ne immettiamo in atmosfera tre volte tanto. L’obiettivo Ue da raggiungere entro il 2050 non è solo la neutralità climatica – emettere la stessa quantità di CO2 che la Terra è in grado di assorbire – ma realizzare una riduzione entro il 2030 del 60 per cento delle emissioni attualmente prodotte; quindi dobbiamo invertire radicalmente il trend di produzione della CO2 a livello globale. Questi obiettivi ci esortano oggi a dare una significativa accelerazione all’uso di fonti rinnovabili e il settore delle biomasse è quello che offre significativi margini di sviluppo.

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