Nella vita occorre essere creativi. Preparati e creativi. In modo da essere pronti a risolvere i problemi con cognizione di causa e con quella dose di fantasia che ha permesso alle cose umane di evolversi. In questo processo creativo arte e cultura sono fondamentali per la qualità della vita del singolo e per arricchire la vita sociale. Sembra essere questo il lascito maggiore di Walter Santagata, economista della cultura scomparso lo scorso anno cui il Touring Club Italiano in collaborazione con il centro studi Silvia Santagata ha dedicato un incontro per presentare Il Governo della Cultura. Promuovere sviluppo e qualità sociale, un volume edito da Il Mulino che racchiude la summa del pensiero di Santagata.
«Bisogna però pensare alla cultura in senso ampio, che comprende tutto, design, alto artigianato, ma anche l'enogastronomia. Un pensiero che quando Santagata lo formulò, anni addietro, sembrava eretico nel nostro Paese e invece in pochi anni è diventato sentire comune» ha sottolineato Vittorio Falletti, Centro Studi Santagata – EBLA . «Una cultura che è in stretto rapporto con la creatività, perché dobbiamo capire che questo Paese non è solo un immenso museo, ma è anche un deposito di fantasia e saperi, quel made in Italy che rappresenta un patrimonio simbolico e materiale del nostro Paese» ha spiegato Salvatore Carrubba, editorialista de Il Sole 24 Ore. «E l'industria culturale è la naturale risposta alla continua domanda di qualità che emerge. Una qualità che è soprattutto sociale, intesa come la necessità di partecipazione degli individui che dà vita a quell'atmosfera creativa nelle comunità locali che Santagata ha così ben delineato nei suoi lavori» prosegue Carrubba.
Lavori che ponevano di continuo l'accento sull'importanza pubblica, per il bene del Paese della cultura. «Ed è in questo ruolo di civil servant che pensa al Paese e all'istituzione culturale che vedo una delle eredità maggiori di Santagata» ha sottolineato il presidente del Touring, Franco Iseppi. «In questo e nella sua capacità di intendere il paesaggio come bene identitario, in cui è iscritta la storia stessa di un Paese come il nostro. Un pensiero che accomuna la missione e il lavoro del Touring alle riflessioni di Santagata». «Una visione innovatrice e profondamente umanista» come ha ricordato in conclusione Angelo Miglietta, professore di Economia delle aziende e dei mercati internazionali all’Università Iulm. Una visione da cui derivava uno dei suoi cavalli di battaglia: l'idea di riformare il Mibac a partire dal nome: non un ministero della Cultura, ma uno per la cultura. E non è detto che non succeda. Di certo leggendo Il Governo della Cultura si trova una messe di ottimi spunti per farlo.