In esclusiva per i Soci e gli Amici del Touring Club Italiano una visita a Benevento, ai suoi principali monumenti ma anche ad angoli suggestivi ma poco noti e alla scoperta della scrittura e del canto beneventano.
Benevento.
Alcuni studiosi ritengono che dal nome osco o sannita Malies derivasse il nome Maluentum o Maleventum. Nel 275 a.C. i Romani vinsero Pirro presso la città e, in ricordo della vittoria, cambiarono il nome in Beneventum. Ebbe inizio allora la sua importanza economica, dovuta alla posizione sull’Appia e al vastissimo territorio; si accrebbe in seguito alla costruzione della via Traiana, che la collegò direttamente con la Daunia e con l’Adriatico. Presa dai Goti nel 490, liberata da Belisario nel 536, fu
conquistata nel 546 da Totila, che ne abbatté le mura. In seguito cadde in possesso dei Longobardi, che nel 571 fondarono il celebre ducato. Il primo duca fu Zottone (571-591), l’ultimo fu Arechi II (758-774), e insieme il primo principe (con tale titolo dal 774 al 787), che estese il dominio a quasi tutta l’Italia meridionale. Con lui Benevento divenne importante centro di studi e toccò l’apogeo della sua grandezza: alla fine del sec. VIII fecero la loro comparsa nel principato la scrittura e il canto beneventani. Benevento rimase sotto il dominio dei Longobardi fino al 1077, quando morì senza figli Landolfo VI e la città passò alla Chiesa, che la governò per mezzo di rettori, tra alterne vicende, fino al 3 settembre 1860, quando fu cacciato il delegato apostolico mons. Agnelli e si costituì un governo provvisorio. Il 25 ottobre Benevento divenne capoluogo di una nuova provincia.
Scrittura beneventana.
Il nome “scrittura beneventana” è stato consacrato dalla classica monografia del grande paleografo E. A. Loew (poi Lowe) dal titolo The Beneventan Script: a History of the South Italian Minuscule, apparsa in inglese ad Oxford nel 1914. La denominazione vuole indicare che questa scrittura, espressione grafica della cultura latina longobardo-cassinese, fu in uso nella area geopolitica del ducato-principato di Benevento nella sua massima espansione, in un arco temporale che va dalla fine del secolo VIII (la scrittura fece la sua comparsa nella Longobardia meridionale, proprio quando il Regnum era stato conquistato da Carlo Magno) sino al secolo XIV e persino con punte di imitazione nei secoli XV-XVI. La scrittura beneventana si pone quale risultato di una trasformazione grafica della minuscola corsiva nuova di tradizione romana che si verificò nel corso del secolo VIII nel Mezzogiorno d’Italia. Secondo la tesi classica del Lowe, tale fenomeno è da ricondurre all’attività di produzione libraria dell’archicenobio cassinese che fu «la culla della beneventana», tanto che i periodi di sviluppo e di evoluzione della scrittura sono relazionati dallo studioso alle diverse fasi della storia dell’abbazia.
Canto beneventano.
Nell’area dell'Italia meridionale, in particolare in quella sottoposta al dominio longobardo, si impose una specifica tradizione di canto, che gli studiosi hanno denominato canto beneventano e di cui si ha testimonianza nei manoscritti prodotti nel ducato e principato longobardo di Benevento. Sebbene le notizie sulle origini dell'antico canto beneventano siano scarse, esso appare indissolubilmente legato alla presenza dei Longobardi, i quali furono pienamente consapevoli della peculiarità del proprio patrimonio, dal momento che l'affermazione dei principi beneventani passò anche attraverso l'incentivazione della pratica del canto, soprattutto in quegli ambienti ecclesiastici maggiormente legati al loro potere (così la chiesa di Santa Sofia a Benevento). L'VIII secolo segna per i Longobardi del sud il momento di massima espansione dei loro domini e Benevento si accredita quale capitale della gens Langobardorum, mentre il regno di Pavia nel 774 perde l’indipendenza in conseguenza della conquista carolingia. Tale è anche il periodo di maggiore sviluppo del canto beneventano (secc. VII e VIII), durante il quale la liturgia beneventana ed il suo canto si diffusero in un'area molto vasta, grazie al prestigio politico della capitale Benevento e alla autonomia che la Chiesa locale mantenne rispetto a Roma. Esso mostra però segni di declino nei successivi secc. IX-X in concomitanza con le lotte interne al principato di Benevento, le relazioni sempre più intense con il pontefice romano (la sede vescovile beneventana viene elevata a metropolìa nel 969), il progressivo affermarsi dell’abbazia di Montecassino, dove i monaci sono tornati grazie all’opera dell’abate Aligerno (949-986). Il momento determinante nella storia del canto beneventano è il 1058, anno in cui il papa Stefano IX, già abate di Montecassino, proibì l'uso del canto ambrosiano nella liturgia. Da questo momento il repertorio beneventano fu totalmente soppiantato dal canto gregoriano, nonostante si riscontrino a Benevento reviviscenze come reliquia dei tempi trascorsi, e gli amanuensi beneventani ancora nel sec. XII trascrivano brani dell'antico canto specialmente per la settimana santa. Dal punto di vista strettamente musicale, il canto beneventano si caratterizza non solo perché gli scribi utilizzano una notazione neumatica con propri segni che costituiscono oggetto della paleografia musicale, ma perché all’ascolto presenta uno specifico stile, peculiari modi, caratteristici toni, che lo distinguono e perciò lo individuano rispetto agli altri dialetti musicali. Esso ha un gruppo molto standardizzato di cadenze che sono usate con estrema regolarità, una limitata serie di modi e una tendenza alla ripetizione di una singola frase, per cui risulta essere uniforme, semplice e regolare; procede per gradi e presenta poche varianti melodiche.Proprio la modalità arcaica, il numero molto limitato di formule musicali e l’esiguo numero di pezzi pervenutici fanno del canto beneventano un importante esempio di un repertorio di transizione verso le «moderne» caratteristiche dei più sviluppati repertori di canto, ricco di fascino per la sua semplicità e per l'arrangiamento di materiali molto limitati.
# Ore 10.00 : Ritrovo dei partecipanti (mezzi propri) all’ingresso della Rocca dei Rettori – Benevento. Parcheggio a 100 m in Piazza Risorgimento.
programma di massima
# Ore 10.00 : Ritrovo dei partecipanti (mezzi propri) all’ingresso della Rocca dei Rettori – Benevento. Parcheggio a 100 m in Piazza Risorgimento.
# Ore 10.30 : Passeggiata guidata nel Centro Storico con visita ai principali monumenti della città.
# Ore 13.30 : Pranzo libero. La prenotazione è a carico dei singoli partecipanti. Ristoranti nel centro storico di Benevento:
– Roseto all’Arco – via Traiano, 65 – tel 0824 177196
– Cotton Club Benevento – via Annunziata, 130 – tel 328 949 9545
– Traiano – via Giuseppe Manciotti, 48 – tel 0824 277 669
– Teresa Paparella – vico I S. Vittorino, 18 – tel 333 352 3236
– il Cinghiale – via Annunziata, 19 – tel 339 622 0906
# Ore 16.00 : Ritrovo dei partecipanti all’ingresso dei Museo Diocesano (recentemente completato) – Piazza Orsini – Benevento – per la visita guidata.
# Ore 18.00 : Termine della manifestazione.
Quota di partecipazione:
– Socio TCI € 15,00
– Non Socio € 18,00
Prenotazioni: Dal 1°/12/2023 al 14/3/2024: a mezzo email benevento@volontaritouring.it oppure enzo@rotolandoversosud.it
Trasporti: mezzi propri
Volontario Touring accompagnatore e telefono attivo il giorno della visita: socio attivo Antonio De Angelis e
console Alfredo Fierro 328 882 6562
Guida: locale
Partecipanti: minimo 25 – massimo 40
La quota comprende: le visite guidate, gli ingressi, l’assistenza del console, le assicurazioni per la responsabilità civile.
La quota non comprende: il pranzo, le spese di carattere personale e tutto quanto non specificato.
Il Club di Territorio di Benevento si riserva di accettare o meno la prenotazione.
Manifestazione organizzata per i soci e gli amici del TCI e soggetta al regolamento della Commissione regionale consoli della Campania. Sono ammessi in via eccezionale i non soci perché possano constatare la qualità e l’interesse delle nostre manifestazioni, e quindi associarsi.