Scendendo lungo corso Galileo Ferraris si giunge al quartiere Crocetta, area che rappresenta un'eccezione nel panorama torinese: pur essendo prossima al centro, non è intensamente urbanizzata, vanta un'alta concentrazione di edifici signorili e, nel complesso, esprime ancora l'omogeneità ambientale che ne caratterizzò l'origine. La maglia viaria rompe la tradizionale griglia ortogonale, adottando uno schema a tridente che converge sull'attuale piazza Duca d'Aosta; con questa struttura i lotti avrebbero rischiato di mostrare inconsuete angolature, ma il problema è risolto adottando la flessibile volumetria degli stili eclettico e liberty. Il risultato finale sono originali soluzioni prospettiche e pregiate citazioni decorative. Il quartiere, caratterizzato da una spiccata edilizia aristocratica e altoborghese, è stato uno dei primi esempi di area pedonale. Tra le testimonianze architettoniche che meritano uno sguardo si segnalano, in corso Montevecchio N. 50, palazzo Maffei (Antonio Vandone di Cortemilia, 1904) e, al N. 38, palazzo Pellegrini (Giacomo di Salvadori di Wiesenhof, 1905); in via Legnano N. 45 il villino di Mazzucchelli (Giovanni Chevalley, 1913); palazzina Turbiglio (Ferdinanda Cocito, 1913) in corso Trento al N. 11; il palazzo Gamna (Michele Frapolli, 1904) in corso Ferraris N. 78; la palazzina Chiuminatto (Gottardo Gussoni, 1923) in corso Trento N. 6 e, infine, la palazzina Belmondo (Giuseppe Morna, 1914) in corso Ferraris N. 70.