È il nome con cui viene popolarmente chiamata piazza della Repubblica e ricorda la porta che qui venne eretta nel '700 a coronamento del riassetto urbano disegnato da Filippo Juvarra per conferire monumentalità - grande esedra porticata all'imbocco di via Milano - all'ingresso settentrionale della città bastionata. Abbattute le strutture fortificate e demolita la porta all'inizio dell'800, nel 1819 venne avviato il progetto di costruzione di una piazza che facesse da collegamento tra il centro storico e l'espansione dei borghi periferici verso la Dora: in simmetria con gli interventi juvarriani si formò l'ottagono che tuttora la caratterizza. Ma, al di là del valore architettonico-urbanistico, questo spazio ha rivestito e riveste tuttora un fondamentale ruolo sociale, economico e antropologico nella vita della città. Infatti, fin dagli anni Venti dell'800, fu chiara la sua destinazione commerciale, soprattutto di tipo gastronomico, con l'insediamento del mercato delle erbe e del macello. A questo scopo vennero costruiti alcuni fabbricati come il mercato del pesce e quello alimentare (1836), sul lato sud della piazza, e a nord-est, il pregevole padiglione delle Officine Savigliano (1916), in ferro e vetro. Porta Palazzo, uno tra i più grandi mercati all'aperto d'Europa, equivale nel lessico familiare del torinese a 'gran confusione di gente', a 'frenetico indaffararsi tra bancarelle e venditori'. Negli ultimi anni questa affollata moltitudine ha sempre più assunto l'aspetto di un crogiuolo multietnico, dato anche il forte insediamento residenziale e commerciale di immigrati di origine extracomunitaria. La particolare connotazione di questo spazio urbano, con le sue problematiche di convivenza e sicurezza, ma anche con le sue potenzialità di rilancio economico e ambientale, ha attirato l'attenzione dell'amministrazione comunale, che nel 1997 ha promosso, con i finanziamenti della Commissione Europea, il progetto The Gate Porta Palazzo finalizzato a migliorare le condizioni di vita e di lavoro nel quartiere. Si tratta di un ripensamento complessivo dell'area, che include interventi infrastrutturali (ad esempio, il restauro e il riuso dei padiglioni della piazza) e incentiva iniziative commerciali che favoriscano l'integrazione e lo sviluppo sociale. L'operazione, a distanza di qualche anno, ha dato segnali di successo.