Seconda per dimensioni solo alla cattedrale di Siviglia, la chiesa non ha rivali nel Paese per ricchezza del patrimonio artistico e per importanza storica. Le sue forme sono decisamente gotiche, benché la realizzazione dell’edificio si sia protratta fino al ’400 (l’inizio dei lavori è del 1226). La facciata, chiusa da una cancellata, presenta tre portali a rilievi, tra i quali spicca il centrale, detto puerta del Perdón, che presenta nella lunetta un rilievo raffigurante l’Apparizione della Vergine a Sant’Ildefonso, il patrono della città. Alla sinistra della facciata si eleva l’alta torre quadrilatera. Eccellente la puerta de los Leones (1460-66), considerata il capolavoro della scuola ispano-fiamminga del ’400. Dalla parte opposta è la puerta del Reloj (dell’orologio), che originariamente fungeva da ingresso; ne ornano i portali rilievi quattrocenteschi. Nel chiostro si apre la gotica capilla de San Blas, a cupola ottagonale, con il sepolcro dell’arcivescovo Pedro Tenorio e affreschi (Passione di Cristo) di due artisti italiani. Di straordinaria monumentalità è l’interno, a cinque navate e doppio deambulatorio. Danno luce all’ambiente, di dimensioni impressionanti, ben 75 finestre con mirabili vetrate quattro-cinquecentesche. Al di là della splendida cancellata (1547) di Francisco Villalpando, si apre la capilla Mayor, al centro della quale si staglia l’abbagliante retablo (1502-04) dell’altare. Di fronte alla capilla Mayor sta il coro, sormontato da due fastosi organi settecenteschi e con al centro una trecentesca Madonna in marmo di provenienza francese. Lo impreziosiscono meravigliosi stalli decorati con il ciclo della Reconquista fino alla presa di Granada, intaglio del 1495 di Rodrigo Alemán. Ancora più mirabile è la loro copertura (1539-43), opera di diversi scultori. Alle spalle della capilla Mayor corre il deambulatorio (girola), inondato di luce dal Transparente (1720-30), rutilante macchina barocca di Narciso Tomé, aperta alle spalle della capilla Mayor. Tra le cappelle del deambulatorio spiccano la capilla de los Reyes Viejos, rifatta nel 1498, con cancellata di Domingo de Céspedes (1539) e le due più vaste: la capilla de San Ildefonso con un nutrito gruppo di tombe, tra le quali una trecentesca, e la capilla de Santiago, con il mausoleo (1489) della famiglia di don Alvaro de Luna. Attraverso una magnifica porta mudéjar (1510) si fa quindi ingresso nella sala capitular, dal soffitto mudéjar-rinascimentale (1508), con affreschi di Juan de Borgoña (1511) e, sotto, i ritratti di tutti i vescovi toledani (due dei quali opera di Goya). Gli ambienti della sagrestia (transetto sinistro) accolgono un’eccezionale quadreria. La sacristía Mayor (1593-1616) ha il soffitto affrescato da Luca Giordano e presenta alle pareti molte tele di El Greco (tra i quali gli Apostoli, l’Expolio del Cristo, San Domenico, San Giuseppe e il Bambino); inoltre, opere di Goya (Cattura di Cristo), Tiziano (Ritratto di Paolo III), Van Dyck (La Sacra Famiglia), Jusepe de Ribera; in una vetrina si ammira una scultura con San Francesco di Pedro de Mena. Nell’attiguo Vestuario, quadri di Giovanni Bellini, Van Dyck, Velázquez, Tiziano, Rubens, Guido Reni. La Ropería raccoglie una collezione di paramenti a partire dal XIII secolo e più di 70 arazzi fiamminghi (XVI-XVII secolo), tra cui alcuni realizzati a Bruxelles su cartoni di Rubens. Si accede quindi ai tre piani superiori, dove si possono ammirare eccellenti dipinti, come il San Giovanni Battista del Caravaggio e l’Ecce Homo e la Dolorosa di Luis Morales. All’inizio della navata di sinistra si trova la capilla de San Juan; all’interno vi è esposto il Tesoro, raccolta di oreficeria.