Preceduto da una lunga scalinata fiancheggiata da sei piani di serre e che costituisce un giardino terrazzato, Schloss Sanssouci fu, prima ancora che una reggia, un rifugio capace di trasmettere serenità e perfetta armonia con la natura, dove far musica o incontrare filosofi, poeti e artisti. Sin dal nome francese (alla lettera, ‘senza preoccupazioni’) Federico II il Grande volle definire la destinazione di questo piccolo capolavoro rococò, composto da sole 12 stanze, in cui l’ospite più assiduo – a dare la misura del luogo e dei tempi – fu Voltaire che vi soggiornò tra il 1750 e il 1752. Il desiderio del principe di esservi sepolto insieme ai suoi levrieri è stato rispettato solo 205 anni dopo la sua morte, il 17 agosto 1991. La costruzione del Palazzo (1745-47) vide la partecipazione di un gran numero di artisti, coordinati da Georg Wenzeslaus Knobelsdorff che curò anche l’assetto del circostante giardino. La facciata, a un piano, è sovrastata da un architrave e da una balaustra e scandita da grandi porte-finestre incorniciate da cariatidi la cui parte inferiore sfuma in lesene; il corpo centrale, aggettante, è coperto da una cupola; nella parte posteriore, due corpi semicircolari a colonnati abbracciano il cortile. Nella Marmorsaal, la sala di Marmo sostenuta da poderose colonne corinzie in marmo di Carrara, si trova il famoso busto di Voltaire in porcellana biscuit commissionato da Federico II, nel 1774, a Friedrich Elias Meyer. L’Arbeits-und Schlafzimmer, la stanza da lavoro e da letto in origine rococò, venne rifatta dopo la morte del re in stile classicheggiante per Federico Guglielmo II. Nella Damenflügel, l’ala delle Dame aggiunta nel 1840-41 su progetto di Ludwig Persius, è oggi conservata una raccolta di opere di Karl Wilhelm Wach. Si segnala, alla fine del percorso di visita, una reinterpretazione del ritratto del re, opera originale di Andy Warhol. Interessanti le Schlossküche, le cucine del palazzo, dove si conserva una Kochmaschine (cucina) in perfetto stato. Dal fronte posteriore del palazzo si apre la vista sul Ruinenberg, quinta di false rovine (un tempio rotondo, un colonnato ionico, un’ala di teatro romano con torre medievale) intorno a una vasta cisterna: fatte costruire da Federico stesso, esprimono la complessa sensibilità dei tempi, tra classico e romantico.