Il Museo Civico di Storia Naturale di Milano affonda le proprie radici nella prima metà del XIX sec. A seguito delle donazioni di Giuseppe Antonio Ambrogio De Cristoforis, naturalista e patrizio milanese e del botanico Giorgio Jan prese vita il più antico museo civico del capoluogo lombardo.

La prima apertura al pubblico avvenne nel 1844 in occasione del VI Congresso degli Scienziati Italiani. La raccolta (elementi di mineralogia, botanica, paleontologia e zoologia, libri e strumenti scientifici) prese forma nell’ex Convento di Santa Marta con intento fortemente didattico sotto la guida del primo Direttore del Museo, lo stesso Giorgio Jan.

In breve tempo il complesso si arricchì grazie ai lasciti dei privati (tra cui la collezione ornitologica di Ercole Turati), alle ricerche di Jan e all’acquisizione del Museo Reale di Storia Naturale (1847).

Ospitato prima in Palazzo Dugnani (1863), trovò la sua collocazione definitiva nella costruzione di Giovanni Ceruti (1892-1907); il complesso chiaramente si ispirava ai musei naturalistici europei ottocenteschi.
Sotto la direzione del mineralogista Ettore Artini e dello zoologo Bruno Parisi, nella prima metà del XX sec. la raccolta aumentò di importanza e dimensioni. Tra le acquisizioni: i coleotteri mediterranei del Museo Entomologico di Duino “Pietro Rossi”; le collezioni del Museo Mineralogico Borromeo; la raccolta di insetti di Mario Bezzi; i campioni provenienti dalle colonie africane.
I bombardamenti del 1943 portarono alla distruzione delle più importanti collezioni e alla chiusura pluriennale dello spazio. Solamente con il lascito di Vittorio Ronchetti, primario all’Ospedale Maggiore di Milano e grazie alle campagne di ricerca, alle nuove acquisizioni e alla formazione delle sezioni di paleontologia e botanica, il Museo tornò ad arricchirsi e riprese le proprie funzioni.

Oggi le collezioni permanenti sono presentate secondo criteri cronologici ed evolutivi.

Una delle più antiche raccolte, fra le più importanti in Europa, è quella dei minerali: gemme, cristalli, meteoriti. Sono più di 600 i campioni esposti (il museo vanta una collezione di 40.000 minerali) tra cui ricordiamo: il cristallo di Zolfo di Perticara, i cristalli di fluorite di Zogno, il cristallo di topazio brasiliano.

La variegata sezione di paleontologia presenta i fossili, animali e vegetali, che documentano attraverso i diorami l’evoluzione della vita sul pianeta; un itinerario che incontra la paleobotanica, la sezione con la biodiversità degli organismi marini, gli “anelli di congiunzione" e l’origine dei vertebrati. Si può passeggiare, nel tempo, all’ombra di un Tanistrofeo oppure osservare lo scheletro fossile dell’Askeptosauro e ancora lasciarsi rapire dal fascino, tra gli altri, del Pliosauro, dello Spinosauro, del Triceratopo, dello Stegosauro, dell’Allosauro e del Tyrannosaurus rex (calco dell’esemplare rinvenuto in South Dakota). Non mancano gli invertebrati: poriferi (spugne), celenterati (coralli e meduse), molluschi, crostacei, aracnidi, organismi vermiformi. Degni di nota sono la conchiglia della tridacna gigante e gli esemplari di granchio gigante del Giappone.

Sono più di 3.000 gli esemplari, preparati a secco (oltre a illustrazioni e modelli), che restituiscono il meraviglioso, colorato e eterogeneo mondo dell’entomologia (lo studio degli insetti). A popolare le vetrine sono i principali ordini e famiglie contestualizzati nel loro ambiente. Ricordiamo, tra gli esemplari, la Thysania agrippina, gli scarabei golia e la farfalla Trogonoptera.

Al primo piano, in un racconto che si articola in dodici sale e oltre ottanta diorami, viene restituita la zoologia dei vertebrati. Anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, con un focus dedicato alla biodiversità italiana, “prendono vita” negli habitat restituiti sotto forma di diorama: la foresta di mangrovie del Borneo, l’isola di Aldabra nell’Oceano Indiano, la prateria sottomarina delle Dahlak, la barriera corallina delle Maldive, le foreste tropicali e quelle pluviali e ancora foreste di conifere e ambienti di montagna, la prateria, la savana, la tundra canadese. Un viaggio che dal deserto ci porta fino al Polo osservando un'anaconda, lo scheletro di un capodoglio, un dugongo, testuggini giganti, una simpatica scimmia nasica, leoni, un orango, un ippopotamo, una lontra, il camoscio dei Pirenei, un orso e tanti altri esemplari.

Un nuovo allestimento (dicembre 2023), frutto di un complesso lavoro scientifico, completa l’esposizione. Un ambiente immersivo che, attraversando sei milioni di anni, dai Primati accompagna i visitatori sino all’apparizione del nostro più recente antenato… l’Homo sapiens.