Si deve alla presenza di numerose piante di alloro (“dafní”, appunto) il nome di questo monastero fondato nel V-VI secolo nel luogo in cui sorgeva un santuario intitolato ad Apollo. Proprio l'alloro tradisce l'originaria destinazione dell'edificio, che celebrava, oltre ad Apollo, il mito della ninfa Dafne trasformata in lauro. Tenuto dai Cistercensi dal 1211 fino all'arrivo dei turchi nel 1458, tornò al culto ortodosso nel XVI secolo, venne abbandonato nel XIX secolo e interamente restaurato dopo il terremoto del 1999. Una cinta muraria con merli, torri e cammino di ronda racchiude i pochi edifici conventuali rimasti, tra cui il refettorio absidato (XI secolo) e il chiostro cistercense a basse arcate gotiche, dal quale si ha un bello scorcio sulla chiesa, una delle più alte testimonianze dell'arte bizantina, per la decorazione parietale che orna le pareti. Eretta sul finire dell'XI secolo e ingrandita dai Cistercensi, conserva preziosissimi mosaici su fondo oro che raccontano la vita di Cristo e della Vergine. Decora la grande cupola centrale un mosaico che raffigura il Cristo circondato da profeti in abiti bizantini, sulle pareti del transetto altri episodi del Nuovo Testamento, mentre nell'abside, tra gli arcangeli, è la figura è della Vergine. Per il suo significato storico, artistico e spirituale, il monastero di Dafní è stato inserito dall'Unesco nelle liste del Patrimonio dell'Umanità.