Gesù è nato qui e con lui una religione che oggi conta 2.1 miliardi di fedeli. Tappa imperdibile di un viaggio in Terra Santa e meta di pellegrinaggi, fa specie pensare che un luogo tanto sacro possa essere oggetto di spartizioni, diviso tra francescani, greci-ortodossi e armeni dallo status quo del 1852. La memoria del luogo della nascita del figlio di Dio si tramanda da sempre, nonostante tentativi di occultamento. Nel 135 l'imperatore Adriano, con l'intento di far sparire le tracce di ogni nuovo luogo di culto, fece erigere un tempio consacrato al dio Adone, ma così facendo contribuì involontariamente a perpetuare il ricordo del punto venerato dai primissimi cristiani. Il tempio venne sostituito nel 326 su di una basilica voluta da Costantino il Grande. Notevolmente modificato nel 540, cinque secoli dopo, l'intervento a opera dei crociati mantenne la struttura basilicale precedente, limitandosi a ritocchi marginali. Con tutta questa storia alle spalle, quella della Natività è considerata una delle più antiche chiese del mondo, anche se non certo una delle più belle. All'esterno, l'aspetto è quello di una fortezza e nella facciata si apre una minuscola porta, rimpicciolita nei secoli per impedire l'accesso ai soldati a cavallo. Dal nartece una bella porta lignea immette nell'interno a cinque navate, spartite da colonne che ancora recano tracce della decorazione originaria. Dei ricchissimi mosaici alle pareti, raccontati dalle fonti letterarie, non resta praticamente nulla, mentre in alcuni punti si sono conservati i mosaici pavimentali. Dai fianchi del coro, attraverso due porte in bronzo, si scende alla grotta della Natività (di proprietà dei greco-ortodossi), dove, sotto l'altare, una stella d'argento indica il punto in cui nacque Gesù.