Al secondo piano di via Giorgio Jan 15, in quello che fu l’appartamento dei coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, è esposta una selezione di circa 300 opere delle 2250 collezionate. Interessante è il modus, il come e il quando che caratterizzarono la vita e le scelte dei coniugi. Le rinunce fatte per l’arte e la “caccia” al tassello mancante di una collezione che inizia con la compera di alcuni Lilloni, sul finire degli anni venti, per proseguire con sistematici acquisti nelle gallerie milanesi e/o direttamente dagli artisti (come nel caso di Giorgio Morandi).

Ad accogliere i visitatori sono i ritratti dei coniugi Boschi Di Stefano e le ceramiche realizzate da Marieda. Nell’ingresso la coppia dà il benvenuto agli ospiti affacciandosi dalla tela postcubista di Remo Brindisi. Musa di Cesare Monti, nel 1929, Marieda è ritratta ventottenne con sembianze aderenti al vero. Più tarda (1948) l’immagine dell’ingegnere venne cristallizzata di tre quarti da Gianni Dova.

Oltrepassando un corridoio dove sono esposti Severini e Boccioni, si giunge nella sala del Novecento italiano per fruire dei lavori, tra gli altri, di Casorati, Carrà, Martini, Tozzi. Tra i maggiori interpreti del “Novecento” Achille Funi è presente con Il pescatore, Nudo femminile e Bagnante.

Segue una sala è dedicata a Sironi. Stupisce la visione della periferia, il tema del paesaggio vissuto come architettura nella solitudine delle fabbriche, dove anche gli umani divengono umanoidi.

Procedendo si incontrano Morandi, De Pisis e degli appartenenti al gruppo di “Corrente” in quella che era la sala da pranzo della famiglia

Ad angolo, il “soggiorno” presenta un grande pianoforte e artisti come De Chirico, Savinio, Campigli che furono influenzati dalla corrente artistica parigina; unica eccezione è Mario Mafai di scuola romana. L’opera che più colpisce è La scuola dei gladiatori: il combattimento (1928). Ricca di fascino è l’Annunciazione di Alberto Savinio (fratello di Andrea De Chirico). Artista dal multiforme ingegno è conosciuto anche per i particolari ritratti con teste di uccelli.

Lucio Fontana con oltre quaranta opere, tutte acquistate direttamente presso il suo studio, è uno tra gli artisti più rappresentati all’interno della collezione.

Un altro ambiente accoglie il contributo degli spazialisti e un nucleo di nuclearismo, caratterizzato da una pittura veloce “non priva di agganci con l’ultimo surrealismo”. Tra gli artisti: Roberto Crippa, Giovanni Paganin, Alfredo Chighine. Agli spazialisti si collegano per senso gli artisti che aderiscono alla tendenza “informale”. Marieda e Antonio dimostrarono particolare interesse per l’informale naturalistico concentrando il loro interesse alle produzioni degli anni ‘50 e ‘60.

Personalità importante è Piero Manzoni con cinque opere presenti in collezione e realizzate negli anni finali della sua, sfortunatamente, breve esistenza.

Antonio e Marienda decisero di non separarsi mai da quei ricordi, dalle avventure, dalla ricerca che mosse la loro vita di “collezionisti assetati” e curiosi; un morboso interesse che ci trasmette una preziosissima documentazione di cinquanta anni di pittura italiana (dagli anni ’20 agli anni ’70 del XX sec).