Nei giorni scorsi il Parlamento ha esteso al Comune di Venezia la possibilità di applicare la cosiddetta “tassa di sbarco” in alternativa all’imposta di soggiorno (art. 1, comma 1129 del maxiemendamento alla legge di bilancio per il 2019). Questo significa che, analogamente a quanto già previsto per le piccole isole italiane, i vettori che effettuano collegamenti con la terraferma potranno in qualità di sostituti di imposta integrare una quota fino a 10 euro applicandola alla normale tariffa per poi versarla nelle casse del Comune. Ovviamente occorrerà attendere il regolamento comunale per comprendere come questa possibilità verrà tradotta in pratica (se e come colpirà chi arriva in treno, in aereo, in auto o solo chi in nave o in pullman).
Il Touring Club Italiano è stata storicamente la prima associazione che ha messo in luce le situazioni con cui la città avrebbe rischiato di fare i conti, anche in termini di criticità sociali, e continua a farlo: si pensi che oggi a fronte di quasi 30 milioni di visitatori annuali nel Comune (di cui solo 9 milioni pernottanti) i residenti del centro storico sono poco più di 50mila. L’indice di pressione turistica è quindi superiore a 10 (presenze giornaliere/residenti), a Firenze questo rapporto è meno di 7 e a Roma di poco superiore a tre.
Ecco perché Venezia, forse più di tutti gli altri luoghi del nostro Paese merita attenzione e cura, perché è unica ed è un patrimonio di tutta l’umanità. E perché è fragilissima. Bisogna dunque trovare soluzioni che mettano la sua tutela in cima alle priorità, mirando a un equilibrio di lungo periodo in grado di incentivare le visite di qualità con offerte culturali adeguate.
Fino a ora il meccanismo della tassa di soggiorno ricadeva paradossalmente su chi pernottava a Venezia invece che su chi la “usava” in giornata generando costi senza contribuire (o comunque in maniera limitata) allo sviluppo economico della città. Secondo una ricerca dell’Università Cà Foscari un turista pernottante spende in media 220 euro al giorno contro i 25 euro di un escursionista. Questa nuova “opportunità fiscale”, almeno dal punto di vista culturale, potrebbe quindi consentire all’amministrazione comunale di riequilibrare i meccanismi di compensazione (sempre che le risorse vengano utilizzate in modo virtuoso). Temiamo però che la tassazione da sola non potrà risolvere i problemi causati dai flussi di visitatori nel centro storico e invertire le criticità che da anni interessano il tessuto innanzitutto sociale di Venezia e che ovviamente si spiegano e si saldano tra di loro (spopolamento, conversione degli appartamenti in bed&breakfast, impoverimento del tessuto commerciale). Le medesime considerazioni hanno rilievo nazionale e valgono naturalmente per molte altre città italiane.
Per questo riteniamo necessario aprire seriamente un confronto innanzitutto culturale: perché è dovere di tutti contribuire al dibattito pubblico sul futuro di città come Venezia e dei suoi abitanti; e perché Touring - come principale associazione di viaggiatori italiana che si prende cura dell’Italia per renderla più attrattiva, competitiva ed accogliente - intende fare la sua parte per promuovere un modo di viaggiare intelligente ed etico.
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