Proponiamo l'editoriale di Mario Tozzi, geologo, scrittore, divulgatore scientifico nonché consigliere Touring, sulla mobilità green. L'editoriale è pubblicato sul numero di maggio 2024 di Touring, il magazine del Touring Club Italiano.

I continui record di temperature elevate dell'atmosfera e degli oceani stanno convincendo anche i negazionismi che la crisi climatica attuale è globale, anomala rispetto al passato, accelerata e causata dalle attività produttive dei sapiens. Rimangono solo pochi personaggi, in malafede, prezzolati o troppo ignoranti, a ripetere lo stanco mantra del clima che è sempre cambiato e figurati se gli uomini possono incidere su fenomeni così enormi, mentre oltre il 97% degli specialisti sostiene che le cose stanno proprio così.

Ci si divide, però, su quali misure prendere, nel caso in cui si abbia davvero a cuore il futuro dell’umanità, cioè la salute dei nostri figli e nipoti. Sul cosa fare, cioè, ci sono visioni differenti, forse perché non sono chiare la gravità e l’urgenza della situazione, o forse perché gli affari hanno ancora una volta il sopravvento.

In particolare qualcuno sostiene che intervenire sul trasporto privato, cioè sulle autovetture, soprattutto in Europa non sia tanto utile e che le auto elettriche non siano la risposta giusta. L’Agenzia Europea dell’Ambiente sostiene che circa il 30% delle emissioni clima alteranti dipenda proprio dai trasporti, e non dagli aeroplani (al 3,5%), né dalle navi (3,6%), ma soprattutto dal trasporto su strada (oltre il 20%). Ora, è vero che altri settori inquinano per il 70%, ma l’incidenza del trasporto su gomma è considerevole e giustifica i provvedimenti di restrizione che vengono presi in tutte le aree metropolitane d’Europa per scoraggiare il traffico privato in città e quelli a favore della mobilità elettrica. Un’auto con motore endotermico non è affatto efficiente, è come un termosifone con le ruote, sviluppa soprattutto calore, piuttosto che movimento: circa l’80% dell’energia si perde per varie inefficienze, soprattutto del motore. In un’auto elettrica le perdite assommano a poco più del 10%, anche per via dei meccanismi di ricattura dell’energia eventualmente perduta.

Insomma, un’auto elettrica è comunque molto più efficiente di una a combustione, qualsiasi sia la fonte di produzione di quell’elettricità: meglio se per via rinnovabile, in quel caso il cerchio è quasi chiuso, ma anche se viene prodotta per via tradizionale, perché comunque è più importante la quota di energia che si trasforma in trazione.

Se fisicamente il processo è chiaro e non ci sono dubbi che l’auto elettrica sia una buona risposta alla crisi climatica, socialmente e politicamente assistiamo a una resistenza degna di migliori cause, come se noi italiani, maestri nelle autovetture a combustione, non potessimo eccellere anche in quelle elettriche e dunque non subire Paesi più agguerriti che su quelle auto stanno puntando. Facciamole pure noi e facciamole meglio, questo dovrebbe rispondere un Paese sicuro dei propri talenti, non aver paura di un mostro che non esiste e trincerarsi dietro resistenze fallimentari che ci vedranno soccombere senza nemmeno aver combattuto.