Quando un’area camper non è solo un punto d’appoggio è una buonissima notizia. Lo è per chi viaggia e non si vede accolto da una sbarra automatica e lo è in generale per il territorio che la ospita, che può beneficiare di un punto di partenza ideale per un turista curioso e consapevole, che si muove con l’aspirazione di apprezzarne le qualità più autentiche: paesaggistiche, artistiche, enogastronomiche.
Un esempio assai virtuoso di buone pratiche di accoglienza per il turismo all’aria aperta è l’area “Un Po di Sosta ai piedi del Monviso”, 50 piazzole immerse nel verde e distese al centro della valle del Po, a Paesana, in provincia di Cuneo, tra il Monviso e il Monte Bracco. “La nostra area di sosta nasce nel 2016 da un’idea di mio papà – racconta Eleonora -, che ha avuto il coraggio di volersi reinventare dopo essere stato costretto a chiudere un’attività di elettricista che si tramandava da tre generazioni. Ha partecipato a un bando comunale e lo ha vinto. L’area era poco più di una distesa di terra e il lavoro è stato tanto”.
Eleonora è nata qui, sotto proprio sotto il Monviso, il gigante di pietra: “La mia è una storia di un ritorno alle origini. Sono nata a Paesana e sono andata via dalla valle a 18 anni con l’ambizione giovanile di non tornarci più. Ho lavorato a Bardonecchia nell’accoglienza turistica e a Torino, in una agenzia di viaggi. Poi sulla trentina sono tornata e dopo dieci anni so di avere fatto la scelta giusta, avendo creato una famiglia e un’attività che funziona e mi dà molta soddisfazione".
Eleonora e suo papà sfatano anche un mito, che a gestire un’area camper siano solo camperisti provetti, “niente di tutto ciò, certo in famiglia abbiamo sempre amato il turismo itinerante, ma né io ne mio papà abbiamo mai dormito una sola notte in un camper, strano no?”.
L’area, come dicevamo, è immersa nel verde ed aperta tutto l’anno, ed Eleonora e suo papà sono sempre, sempre presenti: “Abbiamo fatto la scelta di avere un rapporto diretto con la comunità dei nostri ospiti, accogliendoli con calore e fornendo qualità dei servizi”.  Nell’area c’è un camper service, le docce, un’area gioco per i bambini, una zona barbecue. "A questi servizi essenziali aggiungiamo molte attività al suo interno e creiamo occasioni per conoscere il territorio".
“Molto spesso animiamo le giornate con laboratori creativi, eventi e cene a tema. Mio marito, che mi affianca in tutto, conduce un van con cui organizziamo escursioni e visite guidate sia in estate che in inverno. Da Paesana parte per esplorare la Valle del Po e le sue sorgenti, oppure per salire a Pian del Re. Altri luoghi da non perdere sono le grotte di Rio Martino e Balma Boves. A darci supporto sia in estate che in inverno è il rifugio Pian Muné, che è anche punto di partenza per lo sci invernale. A completare l’offerta, da quest’anno, è una nuova flotta di e-bike, che pensiamo siano davvero il mezzo perfetto per muoversi sulle nostre montagne”.
La borgata museo di Balma Boves / foto Shutterstock
L’ultima riflessione riguarda l’impatto della pandemia sul turismo itinerante ed Eleonora conferma che “non solo gli afflussi sono aumentati, ma si è allargato anche lo spettro della nostra clientela. Prima avevamo uno zoccolo duro di appassionatissimi, invece adesso ci sono molti nuovi sperimentatori del turismo all’aria aperta, una tendenza che si sta consolidando e ci fa felici”.
Il rifugio Pian Muné
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