Sono in molti, anche tra i milanesi a non conoscere l'Orto botanico di Città Studi. È un piccolo “tesoro segreto” che, come spesso accade, Milano esibisce con troppa discrezione. Per scoprirlo bisogna andare verso l’est cittadino, tra il Politecnico e le facoltà scientifiche dell'Università Statale, tra via Valvassori Peroni, Vanzetti e Golgi. Fino agli anni 60 c’erano solo campi coltivati, poi le industrie e infine il degrado. Ci ha pensato l’Università Statale di Milano a riqualificare, realizzando nel 2001 l'Orto Botanico su un terreno di 25mila metri quadrati, dato in concessione dal Comune.
Il progetto dell’Università è più che mai inclusivo. Il tentativo è conservare e valorizzare le specie vegetali, investire su ricerca e didattica e promuovere uno spazio pubblico, aperto e accogliente. Assecondando il fine di divulgare e coinvolgere, il primo marzo del 2017 l’Orto botanico Città Studi di Milano è entrato a far parte dei luoghi “Aperti per Voi”, e da allora i soci volontari del Touring Club Italiano si impegnano ad accogliere i visitatori.
L'Orto botanico di Città Studi / Foto Archivio Orto Botanico
“Qui si entra liberamente e si ha la fortuna di ammirare specie vegetali come piante carnivore, mirmecofile (cioè "amiche" delle formiche), succulente, acquatiche, tintorie, bromeliacee – spiega Marco Caccianiga, direttore dell’Orto Botanico –. Molte di queste sono visibili nelle serre, altre all'aperto. Ma anche se un orto botanico è associato spesso all’idea di svago e al piacere di camminare in un’oasi di verde e silenzio, è importante sapere che non siamo in un giardino, ma in un laboratorio a cielo aperto con funzioni molto specifiche di ricerca e conservazione”.
Tra gli ambiti di studio dell’Orto, molti si concentrano sui temi energetici e ambientali: “Abbiamo diversi progetti di biologia molecolare – spiega il botanico -. Conserviamo piante che possono servire sia a scopo alimentare che ai processi di conversione delle biomasse. Guardiamo a come alcune varietà rispondono a sollecitazioni ambientali, come la siccità. Partiamo da studi genetici per individuare delle specie particolarmente resistenti nelle condizioni ambientali che ci aspettiamo di dover sempre di più affrontare. Il riso, ad esempio. È interessante metterlo sotto esame, perché è un alimento fondamentale nella nostra nutrizione e dell’economia”.
L'Orto botanico di Città Studi / Foto Archivio Orto Botanico
Tra gli ambienti più ostili alla vegetazione ci sono gli ecosistemi urbani: “Abbiamo ricerche sulla ricostruzione degli ambienti naturali della pianura padana che non ci sono più – spiega Caccianiga -. Indaghiamo le specie che potrebbero tornare ad abitare le nostre città se ritrovassero condizioni che la modernità ha cancellato. Esemplari possono essere i casi del “dente di cane”, un bel fiore a dispetto del nome…, oppure la “scilla di foglia”, la “pervinca”, o gli “anemoni spontanei”. Per fortuna stanno ricominciando a crescere e riprodursi nelle porzioni di pianura in cui siamo intervenuti. E lo stesso processo di reintroduzione è replicato anche per gli animali. Curiamo con i colleghi di zoologia un piccolo lago artificiale, in cui abbiamo introdotto rane e tritoni, ormai scomparsi dagli ambienti umidi padani”.
Una applicazione della botanica che molti non conoscono è il contrasto al commercio illecito delle specie protette: “C’è un traffico illegale su piante rare che vengono estirpate in natura per essere vendute a collezionisti, perlopiù in Cina e Russia – spiega Caccianiga -. Collaboriamo con Guardia di Finanza e Carabinieri Forestali dando consulenza sulle piante sequestrate alle dogane, le valutiamo e le teniamo in custodia. Di recente ha fatto parlare il trafugamento di un migliaio di cactus cileni, ora tornati nella terra di origine. In orto ne sono rimasti pochi esemplari che esponiamo per sensibilizzare sul tema del contrabbando”.
Querco Carpineto nell'orto botanico di Città Studi / Foto Archivio Orto Botanico
L’Orto vanta anche una mostra permanente sulla domesticazione delle piante. “Coltiviamo e mostriamo le principali specie di cui noi ci nutriamo (cereali, legumi pomodoro…) insieme ai loro “progenitori selvatici”. Confrontandoli mettiamo in evidenza in che modo millenni di coltivazione e selezione da parte dell’uomo hanno plasmato gli alimenti. Spighe di mais e pomodori, ad esempio… in natura erano molto più piccoli di quanto siamo abituati a vedere”.
“La maggior parte dei nostri studi sono spiegati in mostre e installazioni permanenti – conclude il professore -, e sono alla portata di tutti”. Un invito da raccogliere e mettere in pratica subito, visto che il 7 marzo l’Orto ha riaperto al pubblico.
Drosera rotundifolia nell'Orto botanico di Città Studi / Foto Archivio Orto Botanico
 
INFORMAZIONI UTILI E ACCESSIBILITA'
L'Orto Botanico Città Studi è visitabile da marzo a ottobre, dal martedì al giovedì dalle 10 alle 17. Il venerdì dalle 10 alle 16.
Oltre alla chiusura nei giorni festivi, l’orto è chiuso nel mese di agosto.
Alla visita libera si aggiungono visite guidate su prenotazione e a pagamento.
Aperture straordinarie con visite guidate gratuite: a maggio nel “Fascination of Plants Day”; il 21 giugno (solstizio d’estate) e il 21 settembre (equinozio d’autunno
- Quest'articolo è frutto della partnership tra Touring Club Italiano e Sorgenia, la prima "green-tech energy company" italiana. Touring e Sorgenia lavorano insieme, forti della convinzione che l’innovazione tecnologica e un nuovo modo di vivere l’energia siano strumenti fondamentali per tutelare l’ambiente e costruire un futuro migliore. Sorgenia affianca l’associazione nell'iniziativa Aperti per Voi, offrendo sconti e agevolazioni riservati ai soci Touring e agli utenti registrati a questo sito: per maggiori info basta cliccare qui
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