La valorizzazione dei territori montani e collinari passa anche attraverso il recupero e la salvaguardia dei paesaggi dei terrazzamenti. Per questo è nato InTERRACED-net, un progetto di cooperazione tra Italia e Svizzera finanziato dal Programma Interreg Italia Svizzera 2014 – 2020 che ha come obiettivo dare nuova vita a queste strutture importanti, frutto di saperi e manualità antiche. Il progetto ha coinvolto l'intero arco alpino, grazie a nove partner (di natura pubblica e privata) tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Cantone Grigioni in Svizzera.​

Vi proponiamo sul nostro sito vari itinerari a piedi per scoprire questo straordinario paesaggio, in sei zone diverse, completi di descrizione, punti di interesse e tracce GPX da scaricare gratuitamente; e sotto un'intervista a Michele Cereda, direttore del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (LC), capofila della parte italiana del progetto.

1 - In Lombardia, dal Monte Barro al Lago di Como
2 - In Lombardia, tra i vigneti della Valtellina
3 - In Lombardia, nel parco regionale di Montevecchia e Valle del Curone
4 - In Piemonte, in Val Grande
5 - In Piemonte, l'Ossola: Val Bognanco e Valle Antrona
6 - In Valle d'Aosta, tra i vigneti di La Salle e Donnas

Michele Cereda, lei è direttore del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, capofila di InTERRACED-net. Com'è nata l'idea di un progetto dedicato ai terrazzamenti alpini?

L’idea progettuale è nata anni fa, verso il 2015. È rimasta a lungo in attesa di concretizzazione, soprattutto perché i bandi Interreg che attendevamo erano stati rimandati. Il partnerariato si è creato da subito, grazie a una serie di soggetti e di enti con cui si era già lavorato in passato: tutti hanno espresso da subito interesse. E grazie al particolare coinvolgimento di un operatore del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, siamo stati individuati come capofila della parte italiana.

Quali sono gli obiettivi del progetto?
Il paesaggio terrazzato è un carattere distintivo dei territori alpini e spesso fa parte di aree a grande valenza ambientale. Nel corso dei decenni però molte di queste porzioni di territorio alpino hanno subito processi di abbandono, con perdita di valori ambientali, culturali e identitari. In più, la scarsa manutenzione dei terrazzamenti nelle regioni alpine ha spesso comportato la riduzione di suolo produttivo, l’aumento di rischio idrogeologico e la perdita di patrimonio e di identità storico-culturale.
La nostra idea era dunque quella di tutelare i terrazzamenti alpini e il loro paesaggio. Abbiamo unito quest'obiettivo, che per un'area protetta come la nostra è sempre prioritario, a quanto ci chiedeva il bando del programma Interreg, ovvero di valorizzare i terrazzamenti anche in senso turistico. Una sfida affascinante, anche perché le aree coinvolte nel progetto sono davvero diverse e diversamente fruibili dai turisti: la Val Grande, in Piemonte, per esempio, è storicamente impervia e poco accessibile; l'Ossola è già più turistica, ma le valli scelte per il progetto - Antrona e Bognanco - rimangono marginali; e viceversa parchi come il nostro e come quello del Monte Barro, entrambi nella zona a nord di Milano, vedono il turismo come un pericolo, visto che il territorio è troppo piccolo per sostenere la massa di gente che vede arrivare ogni weekend, specialmente in questo periodo post-pandemico. Una bella sfida, dunque: trovare modalità per sposare l'attenzione per la conservazione e l'attenzione per la fruizione turistica. 

Che cosa è stato fatto finora?
Abbiamo iniziato a lavorare nel 2019, anche se poi il progetto è stato rallento a causa del periodo pandemico. I partner svizzeri ci hanno aiutato a definire l'intelaiatura della formazione, che era uno dei capisaldi del progetto: entro l'anno offriremo corsi per chi lavora nei paesaggi terrazzati, per esempio costruendo muretti a secco, e per chi porta il pubblico a conoscerli, per esempio guide ed educatori ambientali. Abbiamo poi lavorato su piccoli interventi di riqualificazione del paesaggio terrazzato, generalmente lungo i percorsi individuati; e abbiamo prodotto pannelli didattici da collocare lungo gli stessi percorsi. Sono stati costruiti anche dei piccoli pacchetti turistici a disposizione di chi ce li chiede. In occasione della Giornata della cooperazione, il 24 settembre, sarà realizzata anche una serie di iniziative di animazione nei territori del progetto. La fine dei lavori è prevista per il 2022.
 

Ho letto che verrà elaborata anche una carta del paesaggio, è vero?
Sì, riunisce un po' tutte le fasi che abbiamo affrontato: alla prima fase di conoscenza e approfondimento sul paesaggio terrazzato nelle diverse aree è seguita una seconda fase di comunicazione e divulgazione e poi una terza fase più tecnica riguardante conservazione e valorizzazione, in cui si sottolineano tutte le azioni essenziali per il mantenimento e la valorizzazione. Ecco, mettendo insieme tutti questi aspetti, il progetto prevede anche l'ideazione di una Carta del Paesaggio Terrazzato Transfrontaliero che abbia valenza politica e impegni le amministrazioni a farsi carico del paesaggio dei terrazzamenti. Un significato strategico, insomma: stiamo per arrivare anche a questo risultato.

Ma perché il paesaggio terrazzato è così importante?

Una volta, il paesaggio terrazzato aveva importanza “solo” per la produzione agricola: il terrazzamento serviva per sopravvivere, o per vivere meglio. Alcuni terrazzamenti si spiegano solo per il fatto che l'uomo attraversava momenti di carestia o di penuria di cibo e cercava di coltivare qualcosa laddove oggi sarebbe impensabile anche solo pensarlo, perché poco produttivo. Quest'importanza è tuttora attuale in gran parte delle superfici coinvolte: per esempio nel nostro parco o sui versanti valtellinesi e valdostani dove la viticoltura è interessante e di successo; ma all'elemento produttivo si unisce oggi anche una valenza paesaggistica, diventata un valore assoluto. I terrazzamenti alpini sono ritenuti luoghi di grande bellezza, che contraddistinguono il paesaggio e la vita delle comunità insediate, andando a rappresentare anche un motivo di appartenenza, di patrimonio, di significato di una comunità. Sono insomma importanti da un punto di vista identitario. Una situazione vincente: all'economia si unisce la bellezza e l'identità.

C'è anche una valenza naturalistica...
Certamente! Oggigiorno in molti parchi si ha il problema del bosco, che avanza grazie allo spopolamento delle campagne e delle montagne e che riduce la biodiversità delle zone aperte. Questo non succede sui terrazzamenti: l'intelaiatura di roccia dei muri a secco diventa habitat prezioso per fauna e flora. Per esempio, nel parco di Montevecchia e in quello del Barro si sono potuti conservare prati aridi e magri altrove spariti. 

E dal punto di vista sociale, cosa mi può dire?
Nell'Italia del 1946 il 90% del Pil era dovuto alle attività agricole. Oggi la percentuale è diminuita moltissimo. Non ci si rende conto, però, che accanto all'agricoltura iper specializzata c'è tutta una serie di pratiche agricole, necessarie per il mantenimento del paesaggio, che possono essere effettuate anche dai più umili, da chi non sa fare altro. Mettere a dimora un albero è un lavoro semplice, che ancora non può essere sostituito da una macchina. Ecco, occuparsi diffusamente della manutenzione del territorio è davvero qualcosa che può dare significato alle attività dei più deboli. Pulire i sentieri, pulire il bosco, costruire muri a secco, tagliare i rovi... tutti possono farlo, concorrendo a valorizzare il paesaggio. Ecco, vorrei far rilfettere che lavorare sui terrazzamenti può diventare anche una modalità per coinvolgere i soggetti fragili. Anzi, che la fragilità in questo caso diventa facilmente possibilità di promozione umana. E che le risorse stanziate per la gestione del territorio così possono aiutare anche i più deboli. 

Per finire, chi sono i partner e cosa ci dobbiamo aspettare dagli itinerari che ci suggerite e che pubblichiamo su questo sito?
Capofila di parte italiana del progetto è appunto l’Ente per la Gestione del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (LC), mentre per la parte svizzera la leadership del progetto è affidata al Polo Poschiavo. Sempre sul versante svizzero, in Cantone Grigioni aderisce al progetto anche la Fondazione Mont Grand. Per la compagine italiana, partecipano inoltre, in qualità di partner: l’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola (VCO), Il Parco Nazionale Valgrande (VCO) il Parco Monte Barro (LC), la Fondazione Fojanini (SO), il Consorzio Forestale del Lario Intelvese (CO), il CERVIM – Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana (AO).
Gli itinerari sono suggestivi e interessanti: si tratta di percorsi di trekking alle medie quote di montagna per scoprire i territori terrazzati. Troverete descrizioni, punti di interesse e tracce georeferenziate: insomma tutti gli elementi utili per scoprire vie storiche, mulattiere lastricate, sentieri adatti ad escursionisti, più o meno esperti, ma desiderosi di scoprire l'antica tradizione dei terrazzamenti, patrimonio culturale di grande valore.