La valorizzazione dei territori montani e collinari passa anche attraverso il recupero e la salvaguardia dei paesaggi dei terrazzamenti. Per questo è nato InTERRACED-net, un progetto di cooperazione tra Italia e Svizzera finanziato dal Programma Interreg Italia Svizzera 2014 – 2020 che ha come obiettivo dare nuova vita a queste strutture importanti, frutto di saperi e manualità antiche. Il progetto ha coinvolto l'intero arco alpino, grazie a nove partner (di natura pubblica e privata) tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Cantone Grigioni in Svizzera.​

Questa è una delle sette pagine web dedicate a itinerari a piedi in Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta per esplorare questo straordinario paesaggio; per conoscere più da vicino il progetto e accedere alle altre pagine, basta cliccare su questo link

 

La viticoltura in Valle d’Aosta ha origini molto antiche. Alla passione si è unita, nel corso degli anni, un’accresciuta professionalità dei viticoltori che, in uno scenario di montagne e di ghiacciai perenni, ad altitudini comprese fra i 500 e i 1000 metri, hanno saputo trasformare la difficile viticoltura di montagna in una opportunità imprenditoriale importante. La coltivazione della vite avviene su terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, su “ciglioni” oppure, dove possibile, a “ritocchino”, si snoda lungo tutta la valle ed è percorribile seguendo il percorso della “Route des Vins”. 
 
ITINERARIO LA SALLE
- Durata: 4h00 – circa
- Lunghezza: 7 km
- Dislivello: 200 m circa
- Quota minima: 996 m
- Quota massima: 1154 m
- Difficoltà: media
- Periodo consigliato: tra marzo e novembre
Ci troviamo nei Comuni di La Salle e di Morgex, nella valle del Monte Bianco che i Romani chiamavano Vallis digna (oggi Valdigne): valle degna di essere vista per la sua grande bellezza.
L’itinerario proposto percorre in parte il tracciato del Cammino Balteo (segnato con un 3 all'interno di un triangolo rovesciato), conosciuto anche come Bassa Via, che fa un giro completo della Valle d'Aosta senza mai raggiungere quote elevate.

Partendo dal cimitero di La Salle, si entra nel capoluogo da via Cesare Ollietti che porta alla piazza San Cassiano. Dopo aver fiancheggiato la chiesa parrocchiale, si raggiunge in un attimo la piazza Cavalieri di Vittorio Veneto: la vista sul (1) Monte Bianco ci toglierà per un attimo il respiro. Si torna indietro di qualche metro e si procede su via Chanoux e, seguendo il segnavia del Cammino Balteo, si esce dal capoluogo. Attraversata la strada che conduce in collina, la passeggiata continua in piano, su strada asfaltata.

A Croix des Pres, in corrispondenza della cappelletta di Notre Dame de La Guerison, si segue la stradina a sinistra che in pochi metri ci porta all'imbocco del sentiero Tsanta Merla, seguendo il segnavia del Cammino Balteo. La passeggiata sarà piacevolmente in piano con una bella sorpresa per i più piccoli: tanti funghetti in legno, opera di due artigiani del posto, renderanno ancora più divertente la camminata. Il sentiero attraversa un bosco misto di robinia, roverella, frassino, betulla e pioppo tremolo tra cui fanno capolino alcuni pini silvestri, abeti e larici, tutti alberi che in inverno perderanno le foglie, ad eccezione dei pini e degli abeti.

In corrispondenza di una panchina sulla destra, guardate in alto: la (2) Torre del castello di Châtelard spicca su tutto! Poco più avanti, in corrispondenza dell'incrocio con una strada ponderale e l'attraversamento del Ru du Moulin, il bosco lascia spazio a prati-pascoli utilizzati dal (3) capriolo per alimentarsi. In periodi di basso afflusso turistico, al mattino presto o alla sera all'imbrunire, non sarà difficile avvistarli. Unica regola: fare silenzio e non disturbarli!

Arrivati ad un quadrivio, si abbandona il Cammino Balteo e si prosegue dritto. Bambini, fate attenzione, tra i funghi fanno la loro comparsa elfi, gufi e cuori: riuscirete a vederli tutti? Al primo incrocio, si prende a destra il sentiero indicato con il segnavia giallo numero 5A verso Chateau de Chatelard. Si passerà in mezzo a dei terrazzamenti che oggi ospitano orti e (4) vigneti. Si salirà per buona parte fuori dal bosco; all'incrocio con la ponderale si procede dritto fino al tornante successivo dove si riprende il sentiero a destra. Ultimi passi in salita e il castello apparirà alla vista in tutta la sua bellezza!

Attraversato l'abitato di Chateau, si prende la strada asfaltata che scende a destra. Pochi metri dopo il bivio, inglobato nelle mura del castello c'è il vecchio (5) granaio in legno ad uso comunitario. Si procede sulla strada asfaltata e all'incrocio si va a destra.  Si entra poi a Chatelard, il primo abitato che si trova sulla sinistra, e nell'attraversarlo, si possono ammirare il forno del villaggio e le case tutte ristrutturate con molta cura. Finita la pavimentazione in pietra, girare a destra nel vicolo e percorrerlo fino a raggiungere di nuovo la strada asfaltata, un'altra bella vista sul centro abitato di La Salle capoluogo con la Grivola che fa da sfondo ci accoglierà.

Al primo tornante, prendere il sentierino sulla sinistra che entra nel bosco. Alla fine del sentiero, attraversare il parco giochi di La Salle fino ad arrivare alle spalle di Maison Gerbollier, sede del Comune. Entrare nel chiostro a dare un'occhiata è d'obbligo! Scendere verso il centro del capoluogo e, prima di imboccare nuovamente via Ollietti e tornare al punto di partenza, si può fare un'altra sosta a Maison Plassier, sede di una casa museo.


 

PUNTI DI INTERESSE
(1) Monte Bianco.
È in Valdigne che il massiccio del Monte Bianco, visibile praticamente da tutta la Valle d'Aosta, si manifesta con tutta la magnificenza dei suoi 4.810 metri che lo rendono la montagna più alta delle Alpi. I versanti italiani sono più rocciosi e spigolosi di quello francese e forse è proprio questo che gli conferisce tanta maestosità. Tanta maestosità oggi quanto orrore suscitava questa montagna negli animi di chi abitava ai suoi piedi nel XVII secolo, quando le montagne erano considerate terra di spiriti maligni e diabolici da cui tenersi lontano. Il secolo successivo cambia completamente l'approccio alla montagna e al terrore si sostituisce la curiosità scientifica. Su spinta di uno scienziato ginevrino, Horace-Bénédict de Saussure, il medico Michel Gabriel Paccard e il cercatore di cristalli Jacques Balmat saliranno per la prima volta sulla cima del Monte Bianco l'8 agosto del 1786, data che segnerà la nascita dell'alpinismo.
(2) Torre del castello di Châtelard. I ruderi della torre, alta circa 18 metri, svettano sulla cima di una rupe appena fuori dal villaggio. Lo spessore dei muri è di circa un metro e mezzo e, come spesso accade, la porta d'ingresso è posta ad alcuni metri da terra. La tipologia della torre circolare rimanda alle costruzioni fortificate di Pietro II di Savoia della metà del XIII secolo. A nord restano i ruderi del corpo abitativo e tutt'intorno si svolge la cinta di mura di cui restano alcuni brandelli.

(3) Capriolo. Il capriolo, superando di poco i 20 chilogrammi di peso, è il più piccolo ungulato presente nella fauna italiana. Il maschio si riconosce dalla femmina per la presenza del palco con tre punte che viene perso a novembre-dicembre per poi ricrescere completamente in primavera. Il mantello invernale tende al grigio, mentre quello estivo è bruno-rossastro. É un brucatore: preferisce mangiare germogli e apici fogliari di arbusti o giovani alberi. Il periodo riproduttivo è nei mesi di luglio e agosto. I maschi si esibiscono in rituali molto complessi: i più forti avranno la possibilità di raggruppare un certo numero di femmine, andando a costituire un harem. Il verso è detto “abbaio” in quanto molto simile a quello di un cane.
(4) Vigneti di Morgex. I vigneti di Morgex e La Salle sono tra i più alti d'Europa. Il vitigno coltivato è il Prié Blanc che viene detto franco di piede in quanto, grazie alle quote a cui riesce a vivere, non è stato innestato su vite americana in seguito alla piaga della fillossera alla fine del XIX secolo. Tale vitigno viene utilizzato nella produzione del Valle d'Aosta doc Blanc de Morgex e La Salle. Con esso viene anche prodotto un vino di ghiaccio. I grappoli vengono lasciati sulla vite fin quando non prendono alcune gelate, appassendo e perdendo acqua e peso.  Quando la temperatura raggiunge i -10°, si effettua la raccolta al mattino presto e/o al buio con la lampada frontale. L'uva passita, viene portata in cantina e pressata, l'acqua si separa dal succo e così il nettare comincia il suo percorso per diventare un ice wine, bontà divina.
(5) Granaio. Sulla sinistra del Castello, incastonato nelle mura c'è il vecchio granaio, antecedente il secolo XIX, con tetto in lose sorretto dalla struttura del blockbau: un tipo di costruzione nel quale travi o assi di legno vengono sovrapposte orizzontalmente per formare le pareti. Il granaio era utilizzato da tutta la comunità per riporre i cereali che in parte venivano usati per fare la farina e in parte conservati per la semina dell'anno successivo.


 

ITINERARIO DONNAS
- Durata: 4h00 – circa
- Lunghezza: Km 6,1
- Dislivello: 300 m circa
- Quota minima: 320 m
- Quota massima: 620 m
- Difficoltà: media
- Periodo consigliato: tutto l'anno ad eccezione delle giornate più calde di luglio e agosto
Ci troviamo all’inizio della Valle d’Aosta, tra il comune di Donnas e quello di Bard, dove storia e tradizione la fanno da padrona accompagnati da una natura selvaggia. L’itinerario proposto percorre in parte i sentieri dell’Alta Via, della Via Francigena e del Cammino Balteo, conosciuto anche come Bassa Via: in pratica un punto strategico per tutti i camminatori!

Partendo dal centro di Donnas prendiamo il sentiero indicato con il segnavia giallo numero 7 per Albard. Il primo tratto costeggia il torrente Bellet sulla strada principale, ma al primo ponte gira a sinistra e si parte per un sentiero che attraversa una bellissima zona di (1) vigneti su muretti a secco. Arrivati in località Préles il sentiero inizia a salire seriamente perché c’è da superare le pareti che sovrastano la piana. Questa zona è molto calda e secca, ambiente ideale per rettili come biacchi, vipere e lucertole e i (2) bianconi, rapaci che se ne nutrono. In circa 30 minuti si supera il dislivello fino ad incontrare di nuovo la strada asfaltata che in pochi metri ci accompagna ad Albard, bellissima frazione di vecchie case di pietra e legno.

Da qui la vegetazione cambia e ci si ritrova a monte di una stupenda valletta, anticamente usata come castagneto da frutto. Proseguendo a piedi sulla strada si inizia a scendere in questo mondo antico, quasi congelato nel tempo. Una Valle d’Aosta nascosta, dimenticata, circondata da (3) castagni secolari e pascoli per le capre; borghi di pietra e vecchi cascinali fanno da cornice in questo paesaggio ancestrale. Arrivati alla fine della discesa si gira a sinistra in direzione della vallata centrale, sempre rimanendo sulla strada, e in fondo a questa si prende il ripido sentiero che arriva al paese di Bard ai piedi della sua (4) fortezza omonima.

Camminando al fresco dell’antico borgo medievale saliamo verso l’alto del paese in direzione della Chiesa di Santa Maria Assunta. Le mura della fortezza sovrastano tutto il paese e danno l’idea della posizione strategica di questo luogo. Siamo in effetti su antichi passaggi, vecchi sentieri usati da sempre anche dai pellegrini della Via Francigena o dai moderni atleti del Tor de Geant. Proseguendo in discesa sulla strada in direzione di Donnas arriviamo pian piano alla (5) strada romana delle Gallie e il suo Arco, che una volta attraversato, come una macchina del tempo, ci riporta al punto di partenza.


 

PUNTI DI INTERESSE
(1) Vitigni.
La viticoltura a Donnas, ha tradizioni antichissime, anche se è una coltivazione difficile tenuto conto della forte pendenza della montagna, ma i ripidi declivi sono vinti dai terrazzamenti secolari trattenuti da muri alti anche 4 metri. Qui la situazione fondiaria delle aziende viticole è caratterizzata da dimensioni molto limitate e spezzettate. La lavorazione è manuale e distribuita su tutti i mesi dell’anno. Il vitigno principale è il Nebbiolo, nella zona chiamato anche Picotendro.
(2) Biancone. Il biancone è un grosso rapace migratore simile ad un’aquila con un'apertura alare che può raggiungere i 2 metri circa. Il mantello è molto chiaro nelle parti inferiori, con barre brune. Caccia planando lentamente a quote anche piuttosto alte (2500 – 2700 metri), esplorando attentamente il terreno con la testa rivolta verso il basso e con frequenti soste in "spirito santo" (volo battuto senza spostamenti), come il gheppio. La base della dieta è costituita da serpenti (anche vipere). In minor misura vengono cacciati anche uccelletti, lucertole, piccoli mammiferi, anfibi ed insetti. Una volta ucciso, il serpente viene divorato subito al suolo o in volo e se portato al nido viene staccata la sola testa contenente le ghiandole velenifere.
(3) Castagni. Il castagno è una delle più importanti essenze forestali dell'Europa meridionale, in quanto ha riscosso, fin dall'antichità, l'interesse dell'uomo per i molteplici utilizzi. Oltre all'interesse intrinseco sotto l'aspetto ecologico, questa specie è stata largamente coltivata, fino ad estenderne l'areale, per la produzione del legname e del frutto. Quest'ultimo, in passato, ha rappresentato un'importante risorsa alimentare per le popolazioni rurali degli ambienti forestali montani e, nelle zone più fresche prealpine, d'alta collina, in quanto erano utilizzate soprattutto per la produzione di farina di castagne.

(4) Forte di Bard. Il forte di Bard è un complesso fortificato fatto riedificare nel XIX secolo da Casa Savoia sulla rocca che sovrasta il borgo di Bard. Dopo un lungo periodo di abbandono, il forte è stato totalmente restaurato con interventi ispirati al recupero conservativo: è stato aperto ai visitatori nel gennaio 2006. Attualmente ospita esposizioni di arte antica, moderna, contemporanea e di fotografia. Il forte è inoltre sede di tre percorsi permanenti: il Museo delle Alpi, Alpi dei ragazzi e Le prigioni, oltre a un quarto in corso di completamento.
(5) Strada romana delle Gallie e il suo Arco. La strada romana delle Gallie, costruita per collegare Roma alla Valle del Rodano, ha, nel tratto di Donnas, uno dei suoi punti più caratteristici e spettacolari, intagliata com‘è nella viva roccia per una lunghezza di 221 metri. In un luogo dove, in antico, il promontorio roccioso arrivava a tuffarsi nelle acque della Dora, i Romani hanno lanciato una vera e propria sfida alla natura intagliando una roccia viva su cui hanno saputo tirare pareti perfettamente verticali e dal cui grembo hanno ricavato il sedime stradale.

Link maggiori info www.cervim.org

INFORMAZIONI

Sito web www.cervim.org.
- La traccia dei percorsi descritti in formato GPX è scaricabile a questo link (file zip).