Ettore Petrolini “Torna a casa”, a Ronciglione, dove i suoi antenati giunsero alla fine del Settecento da Maresca nel Pistoiese per avviare una delle ferriere poco fuori il paese, utilizzando le acque del Rio Vicano.

Il Touring Club, con il patrocinio della Fondazione Carivit, presenta un altro dei Vip che ha arricchito il palmares della Tuscia Viterbese.  Ce ne parla il pronipote Franco nel quarto appuntamento dei “Pomeriggi Touring” nella Sala Conferenze del Museo della Ceramica della Tuscia (palazzo Brugiotti via Cavour 67, Viterbo) venerdì 29 aprile 2022 alle ore 16,30.

Ettore nacque a Roma nel 1884 dove i genitori si erano trasferiti da Ronciglione per meglio soddisfare le commesse di lavorazioni in ferro (cancelli, utensili per l’agricoltura e per la casa, ringhiere, pali, ruote per carri e altro). I suoi primi palcoscenici furono le botteghe del padre e del nonno falegname, ma anche piazze, osterie e locali di quart’ordine, prima di giungere alle grandi ribalte come artista poliedrico. Non solo cabarettista e fine “diseur” (come si definiva), ma anche attore, regista, drammaturgo, sceneggiatore, musicista e cantante.

Le sue “macchiette” (Gigi er bullo, Sor Capanna), i personaggi (Gastone su tutti), i film (Nerone di Blasetti), sono stati autentica letteratura di teatro e  punto di riferimento per una folta schiera di artisti del Novecento,  da Gigi Proietti ad Alberto Sordi. Era il re dello sberleffo e della satira pungente, delle imitazioni “deformate”, ma anche un compositore, di canzoni e brani musicali: pensiamo alla sua “Tanto pe’ cantà” che venne ripescata con successo da Nino Manfredi. Alla base di tutto c’era una gran voglia di scherzare e di divertirsi.

Tornava volentieri a Ronciglione dove aveva amici e parenti. Faceva capo al bar Bellatreccia nella cosiddetta piazza della Nave e improvvisava per gli avventori sketch ed imitazioni.

Nel 1903, ai tempi dell’incontro con Ines Colapietro con cui formò compagnia sia sul palcoscenico che in famiglia, si esibì anche a Viterbo: da Schenardi e a Pratogiardino. Pochi anni dopo fecero insieme una lunga tournèe in sud America. Petrolini morì a Roma nel 1936 a soli 52 anni e venne sepolto al Verano col frac di Gastone. Secondo una leggenda, in punto di morte vedendo entrare nella sua camera il sacerdote con l’olio santo avrebbe esclamato “Mo’ sì che so’ fritto”.
 
Il pronipote Franco è di tutt’altra estrazione. Viene dalla Squadra Mobile della Questura di Roma nella Sezione Rapine e Sequestri di Persone. Ha svolto l’incarico di responsabile della Security dell’Italcable e quello della Security dell’Almaviva spa. Ha collaborato con la rete televisiva Rai 3 per il Telefono Giallo. Ha fondato a Ronciglione il premio nazionale Ettore Petrolini.

Vincenzo Ceniti

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VINCENZO CENITI
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