Lezione in visita TCI Venezia

Mostra “Italico Brass, il Pittore di Venezia”

Docenti, Curatori della mostra:

Prof. Giandomenico Romanelli e Prof.ssa Pascaline Vatin

Sabato 16 dicembre ore 10,00

La prima grande mostra veneziana dedicata a Italico Brass e alla sua visione della città: l'artista che tra Otto e Novecento apre alla modernità e alle suggestioni della pittura impressionista, per raccontare una Venezia inedita, viva, pulsante, popolare. La riscoperta di un affascinante pittore acclamato in vita e nel dopoguerra e quasi dimenticato per oltre sessant'anni.

L'eccezionale riscoperta, dopo quasi sessant'anni d'inesplicabile silenzio, di un acclamato protagonista del panorama artistico internazionale nei primi decenni del Novecento e nella fascinosa Venezia del tempo; soprattutto la rivelazione di una pittura in piena sintonia con una società in profondo e talvolta tumultuoso rinnovamento.
Italico Brass (Gorizia 1870-Venezia 1943) chiude un'epoca e ne apre un'altra, assolutamente inedita, condividendo gli stimoli e la poetica degli impressionisti e facendo della città lagunare la sua città d'elezione e il soggetto prediletto.
Proprio al grande "poema pittorico" che Brass, nel corso degli anni, realizza intorno a Venezia è dedicata la mostra curata da Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin.
Un percorso tra brani di una Venezia quasi "minore", certamente non monumentale, ma mai banale e stereotipata. Una Venezia che Brass coglie tra feste, riti ed eventi; città di popolo, senza distinzioni di classi, fatta di apparizioni della folla e situazioni còlte nell'attimo in cui si
formano, sempre en plein air, con l'energia e la vitalità di mille variazioni atmosferiche.
Un'emozionante Venezia ancora dei veneziani, tratteggiata con gioia e partecipazione, in un dialogo fatto di luci e colori vibranti che appare unico.
Certamente nella maturazione della personalità artistica di Brass - che Elio Zorzi, in occasione della retrospettiva dedicatagli nella Biennale del '48 (la stessa che vide esposti anche gli Impressionisti e la collezione Guggenheim) definì "un fenomeno particolare, un caso isolato" per il suo tempo - appaiono fondamentali gli anni della formazione: prima all'Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e poi a Parigi, dove il giovane Italico risiedette per circa sette anni frequentando accademie e integrandosi nei circoli variegati del mondo impressionista.
È dunque nelle differenti anime dell'Impressionismo - ma anche nelle derivazioni del secondo Impressionismo e dell'immediato Post-impressionismo - che vanno ricercati influssi e riflessioni che matureranno variamente nella sensibilità di Italico il quale, pur non abbandonando completamente certe durezze della pittura austrotedesca e nordica, "manifesta una sua personalissima adesione allo spirito, all'atmosfera e ai principi pittorici condivisi dai grandi protagonisti di quel movimento".

Brass appare dunque sulla scena chioggiotta e veneziana nel 1895, di ritorno da Parigi, e si impone subito come un protagonista. Presente alla Biennale fin dalla sua prima edizione, la sua sarà una partecipazione costante e molto apprezzata, tanto da meritargli quella qualifica di "Pittore di Venezia" che già a Parigi lo aveva contraddistinto.
Chioggia e Burano furono le mete delle sue prime incursioni veneziane.
Chioggia in quegli anni trasmetteva il fascino della laguna richiamando pittori italiani e stranieri e qui si ritrovava il fior fiore dell'arte veneziana: Luigi Nono, Ettore Tito e il friulano Umberto Veruda e Pieretto Bianco, Mosè Bianchi, Emilio Gola e Pietro Fragiacomo.

Certo che fin dalla sua prima personale alla Biennale del 1910 - quella che segna l'apertura alle correnti più innovative e fertili dell'arte europea - il successo e l'affermazione del pittore sono definitivi. Ad essa seguiranno mostre collettive e ricche personali in molti paesi, di qua e di là dell'Atlantico, e soprattutto esposizioni nei paesi nordici.
È se la vita porterà Brass in giro per il mondo - anche come "reporter" di guerra - Venezia sarà il vero punto di arrivo e il suo irrinunciabile orizzonte.
A Venezia egli deciderà di lavorare e vivere nell'abitazione di San Trovaso, con la moglie russa Lina Rebecca Vigdoff, incontrata a Parigi e allora studentessa di medicina.
A Venezia, dove frequenterà gli ambienti e le persone che contano - grandi imprenditori, intellettuali, gerarchi e artisti - sarà impegnato in iniziative culturali importanti, inserito nei comitati scientifici di celebri mostre d'arte curate negli anni Trenta dall'amico Nino Barbantini (su Tintoretto, Tiziano e Veronese) o coinvolto in iniziative di arredo e scenografia del Canal Grande in occasione delle più importanti festività.

Sempre a Venezia acquisterà e s'impegnerà nel lungo restauro della diroccata e semi abbandonata Abbazia Vecchia della Misericordia, che diventerà sede del suo atelier e della sua celebre collezione d'arte antica (a lui, che fu anche mercante d'arte, si devono tra l'altro la riscoperta di artisti come Magnasco in collaborazione con Benno Geiger e la valorizzazione di autori come Arcimboldo e Pordenone), oltre che il fascinoso e ascetico luogo d'incontro di artisti, giornalisti, intellettuali e maggiorenti. La città lagunare: luogo di vita dunque e d'ispirazione.

Nei suoi dipinti l'artista guarda a Venezia senza precostituite gerarchie: "il caffè Florian a piazza San Marco - scrivono Romanelli e Vatin - ha la stessa dignità delle famiglie popolari e dei loro pique-nique al Lido; la processione a san Trovaso e la partita di calcio a sant'Elena; gli scaricatori di sale alle Zattere e i burattinai a san Barnaba. Evidente è l'interesse per certe aree periferiche della città come nella Venezia del Baron Corvo, gli interramenti delle barene e le aree verdi di una città che cresce e si espande diventano soggetti amati e riproposti. Per non parlare dei gruppi di impiraperle sedute a chiacchierare nel campiello di corte Colonna che destano la medesima attenzione della processione in pompa magna delle autorità ecclesiastiche verso il Redentore.

Brass è cronista accurato, divertito e partecipe di ogni aspetto della vita quotidiana [...] è sempre là con i suoi fogli le sue tavolette per appuntare un volto, un gesto una smorfia; oppure confuso tra la folla che assiste alle regate, rileva lo sforzo dei campioni e la dinamicità di uno sport che è solo ed esclusivamente veneziano. Il 'pittore di Venezia' è sempre in servizio".
È questo il motivo per cui la mostra è organizzata su una serie di visioni veneziane che Italico propone, quasi a suggerire, nel percorso espositivo, una sorta di inedito itinerario in città.
Tra regate, campielli animati di gente, ponti di barche montati di anno in anno, "campassi erbosi" e calli, con i suoi dipinti Brass ci accompagna in una passeggiata sorprendente nella sua Venezia "con l'occhio e il gusto di un uomo d'arte capace di innumerevoli 'variazioni sul tema', per una lettura sempre mutevole e inedita grazie al suo magico utilizzo dei colori, della luce, dell'acqua e dei cieli, di cui è scrutatore inesausto e geniale".

Profilo del prof. Giandomenico Romanelli

  • Nato nel 1945, guida da lungo tempo i musei civici di Venezia. Docente universitario alla Iuav e a Cà Foscari ricopre attualmente gli insegnamenti di Museologia e Storia del Collezionismo nei corsi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali (dal 1997) e di Storia dell’arte Medievale nel corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Chimiche per la conservazione ed il Restauro (dal2002). Dal 1979 è direttore dei Musei Civici di Venezia e, dall’anno 2000, è Direttore Centrale Beni e Attività Culturali del Comune di Venezia. Dal 1992 fa parte del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali di cui inoltre è membro del Comitato di Settore per i Beni storici e artistici. I suoi scritti approfondiscono temi di arte veneziana e veneta dal Rinascimento (Tintoretto, Tiziano e Veronese) al Settecento (Canova, Selva, Caffi e Fortuny) al Novecento. Ha lungamente lavorato sull’architettura veneziana tra Cinque e Ottocento. Ha curato quale commissario alcune importanti mostre all’estero. E’ da anni impegnato nel processo di profondo ripensamento critico delle realtà museali su un orizzonte internazionale.

Profilo della prof.ssa Pascaline Vatin

  • Storica dell’arte e curatrice di varie mostre.
Come arrivare:

In vaporetto:

linea 2 da P.le Roma/Ferrovia, fermata Accademia (tempo perc. 30 min. ca), poi a piedi passare il ponte e raggiungere Campo Santo Stefano (5 min).

Altre informazioni utili:

Quote di partecipazione:

  • Socio TCI:   € 13,00 €
  • Non Socio: €  15,00 €

Prenotazioni:

– a partire dal 01.12.23 telefoniche al: 327 5575292 dalle ore 14,00 alle  18,00  o via mail dal 02.12.23  consolivenezia@gmail.com, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Tel. attivo nel giorno della lezione:

  • Console: Donatella Perruccio Chiari
  • Cell. 348 2660404

Modalità di pagamento:

  • – il pagamento dovrà essere fatto entro tre giorni dalla prenotazione;
  • – pagamento con bonifico all’IBAN:
  •    IT 73 Z 02008 36190 000104553985
  •    C/C intest.: G. Mason / D. Perruccio

La quota comprende:

  • Docenza, assicurazione infortuni/RCT, radioguide, segreteria

Biglietti d’ingresso:

Il biglietto di ingresso si acquista in loco (prezzi con scontistiche varie)

Condizioni di partecipazione:

Al momento della prenotazione si deve comunicare il numero di tessera TCI (valida) propria e dello accompagnatore ed il numero di cellulare;

  • – la lezione è aperta a soci e non soci;
  • – il non socio avrà gli stessi diritti e lo stesso trattamento del socio.

Ora e luogo di ritrovo:

  • Appuntamento ore 9.45 in Campo Santo Stefano, davanti Palazzo Loredan
  • inizio lezione ore 10.00

N° max partecipanti: 25 persone

Pranzo: non previsto

Durata della lezione:

  • si svolge nel corso della mattinata (termine verso le ore 13,00 c.a.)