E' stata prorogata fino al 3 novembre la mostra "LA STRADA LA LOTTA L'AMORE - BATTAGLIA, D'AMICO, LUCAS" che sarà aperta il sabato e la domenica (e venerdì 1 novembre) in orari 10.00-12.30 e 15.30-19.30.

L’esposizione, che sta già riscuotendo grande interesse a livello nazionale, si inserisce nel ricco calendario di mostre, organizzate dal Comune di Castelnuovo Magra e dall’Assessorato alla Cultura, presso la Torre del Castello dei Vescovi di Luni, che, negli ultimi anni – grazie alle fortunate mostre di Erwitt, McCurry, Tano D’Amico, Mario Dondero e Bruce Chatwin, Vivian Maier e, da quest’anno, Pepi Merisio – si è andata affermando come un importante luogo espositivo per la fotografia e non solo, al punto che anche alcuni dei principali critici fotografici nazionali iniziano a guardare a questo spazio con vivo interesse (particolarmente significativo un articolo su «Repubblica» di Michele Smargiassi in cui si raccontano le mostre in Torre come esempio virtuoso del proporre spazi espositivi audaci e inediti).

L’allestimento di quest’anno è dedicato a tre grandi nomi della fotografia italiana, tre dei principali fotografi italiani viventi, riconosciuti a livello internazionale, i quali con la loro opera ci raccontano anche un pezzo di storia italiana (e non solo italiana): dalla stagione della contestazione studentesca, fino ai nostri giorni, in una sorta di autobiografia della nazione, composta da chi sa guardare alla società italiana con occhi aperti, con curiosità antropologica, senza negare le contraddizioni ma sapendo anche cogliere l’umanità latente.

L’allestimento è a cura dell’associazione Archivi della Resistenza di Fosdinovo (MS), che è il gestore del vicino Museo Audiovisivo della Resistenza, anch’esso uno dei partner del progetto. Gli Archivi della Resistenza hanno pensato a questa nuova avventura dopo il grande successo delle mostre curate per il comune: Tano D’Amico “La lotta delle donne” del 2017 e “ L’autre Vivian. L’altra Vivian Maier” del 2018, in collaborazione con Roberto Carlone, Caterina Cavallari e l’associazione francese “Vivian Maier et le Champsaur”.

Ai tre fotografi è stato proposto di esporre venti foto ciascuno: gli spazi angusti e insieme bellissimi della Torre non consentono un corpus superiore anche se verrà ripetuta l’esperienza delle gigantografie installate lungo le vie del borgo, come era già accaduto per la Maier, trasformando così il paese in una mostra a cielo aperto. È stato chiesto loro di partire dal tema: “La strada, la lotta, l’amore”, che è subito piaciuto molto e così tutti e tre hanno accettato la sfida e si sono messi in gioco. Battaglia, D’amico e Lucas si sono affermati come tre dei principali fotoreporter italiani e il loro lavoro si configura come quello che nel gergo degli addetti ai lavori è detto un “fotografo di strada” o un “stradale”. Questa definizione è stata spesso rivendicata da loro stessi, non tanto perché il loro lavoro si esaurisca nella necessità della cronaca, quanto perché stare sulla strada significa saper cogliere la società in trasformazione, essere aperti agli incontri, alle infinite possibilità di relazione che la strada ti offre. La strada è luogo vituperato e insieme idolatrato, strada come opportunità e crescita, la lolliana “strada dei sogni” degli anni d’oro della contestazione, ma a ben vedere comprende anche tutti i riflussi successivi e ogni ritorno di fiamma prossimo e odierno deve in qualche modo essere ratificato sulla strada. E poi la strada è anche l’ultima spiaggia dei disperati, di ogni epoca e latitudine, è luogo del malaffare oltre che del conflitto sociale. Le indagini sociali e antropologiche sul lavoro, sulla città e sull’umanità varia che l’abita, sono una parte consistente dello sterminato lavoro di Uliano Lucas, fotografo e insieme storico e teorico della fotografia; l’indagine sul cambiamento di orizzonti e di sguardi negli anni della ribellione è facilmente riconducibile alla straordinaria alchimia che amalgama poesia e impegno civile delle foto di Tano D’Amico; il corpo a corpo di Letizia Battaglia con il mostro della Mafia, nella stagione dei morti ammazzati, dell’escalation della violenza ma anche della risposta indignata, dell’orgoglio antimafia, di chi sa rimanere impermeabile al Male. Questi tre fotografi hanno lavorato tenendo sempre come stella polare la fiducia in nuovo umanesimo, che riportasse al centro i valori di convivenza pacifica, di un’armonia da ricercare continuamente e che non può riguardare soltanto le forme dei loro capolavori chiamati “fotografie”. Perché se c’è lotta nell’amore (le contraddizioni del reale, le fratture della storia e i continui cortocircuiti dei significati) è anche vero che l’amore è in tutte le lotte vere, quelle che valga davvero la pena affrontare. E da sempre chi prefigura un mondo migliore scopre abbastanza in fretta che non si può prescindere né dal pane, né dalle rose, ovvero dalla lotta e dall’amore.

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