Il nome GUADAGNA sembra che derivi dal termine arabo “uad al agn” cioè fiume dove le donne dell’epoca effettuando il bucato lavano i panni sporchi, ovvero dal greco “balnion” o dal latino “balneum”.
La chiesa di S. Maria delle Grazie, oggi denominata dell’Assunta, dall’omonima confraternita che conserva amorevolmente l’edificio e le tradizioni, sorge ai piedi di una caratteristica scalinata. Il quartiere, che oggi si presenta degradato dal cemento degli edifici, lascia intuire l’antico fascino del luogo dove il fiume Oreto una volta si allargava e formava un giardino sulle cui sponde si erano formate due grotte. Nella zona sorgeva anche la cosiddetta “torre dei diavoli”, edificio chiaramontano del XIV secolo, ricco di leggende e superstizioni, danneggiato dell’ultima guerra ed oggi non più visibile perché inglobato in un moderno edificio.

Il Canonico Mongitore nel suo libro Palermo Divoto di Maria racconta: “In quella contrada della Guadagna presso la destra sponda del fiume e vicino a detto luogo dei bagni, s’apriva una grotta molto larga e lunga e in un mezzo di essa fu da antichissimo tempo dipinta un’immagine di Maria Vergine, in aspetto dolcissimo che stringe al seno il Pargoletto Divino allattandolo, mentre sul fianco sinistro è dipinta la figura di San Giuseppe...”.
Si suppone che si tratti di una delle tante icone sacre che durante la dominazione degli arabi, i Palermitani occultarono in grotte e anfratti per sfuggire alla furia iconoclasta dei mussulmani.
La scoperta di questa immagine avvenne quando nel 1590, una vecchietta di nome Monica, terziaria francescana, tornando dalla chiesa di S. Maria di Gesù, fu sorpresa da una tempesta e si riparò nella grotta. Poiché il temporale non accennava a smettere, essendo sola in quella grotta si mise a pregare la Madonna affinché facesse cessare la pioggia per poter tornare a casa prima di notte.
Mentre la donna pregava un pezzo di muro della grotta si staccò portando alla luce l’immagine dipinta della Madonna e nello stesso tempo il temporale cessò. Da quel momento la grotta fu trasformata in cappella e fu fondata una congregazione.
 
In seguito, il Senato palermitano con decreto dell’8 novembre 1709 proclamò la Madonna delle Grazie della Guadagna Patrona della città di Palermo.
Nel 1797 la chiesetta vicino alla grotta era in rovina e divenuta un’abitazione occupata da abusivi. Il sacerdote don Vincenzo Arceri si fece promotore di una raccolta di elemosine per la costruzione di una nuova chiesa e recatosi alla corte reale borbonica ottenne il patronato dalla regina Maria Carolina per cui la chiesa nel 1799 ottenne il titolo di Real Chiesa Carolina.
Oggi la chiesa si conserva ornata nella facciata da due suggestivi campanili e decorata con stucchi e affreschi (quasi scomparsi per l’umidità) e come abside naturale ha la grotta con l’antica immagine della Madonna delle Grazie.

SAN GIOVANNI DEI LEBBROSI
Non esistono notizie certe sulla fondazione della chiesa di San Giovanni, detta “dei lebbrosi” perché in origine, nel XVII secolo, in un vicino ospedale si accoglievano i lebbrosi. La chiesa è il più antico edificio in stile arabo-normanno di Palermo costruita nel 1060 e rievoca le prime chiese costruite dai Normanni nel territorio di Messina.
Molto rimaneggiata, nel 1920 è stata ristrutturata per riportarla al suo aspetto originario.

I MURALES DELLO SPERONE
Per concludere la mattinata andremo a visionare i murales dello Sperone creati dalle artiste argentine Medianeras, conosciute in tutto il mondo per le loro opere di street art, da Igor Scalisi Palminteri e soprattutto da Giulio Rosk con “LA RAGAZZA DEL FUTURO” che riproduce il volto della piccola Gaia Laurendino, alunna di quinta elementare dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini, che ha concorso tra i 7 murales più belli d’Italia al premio internazionale  Street Art Awards 2022.

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