La città era un luogo residenziale per l'aristocrazia romana e visse il suo periodo di massimo splendore nel I° secolo d.C.
In seguito all'eruzione del 79 fu completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici alta dai dieci ai venticinque metri: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia chiamato pappamonte, simile al tufo ma più tenero, che protesse i resti della città e sigillò tutto per secoli, trasferendo a noi le testimonianze del passato.
Recentemente presso la Reggia di Portici è stata allestita la Mostra “Il legno che non bruciò ad Ercolano” con i resti degli oggetti lignei, che si sono conservati quasi intatti fino a noi.
Dell'antica Ercolano sono stati riportati alla luce solo quattro dei venti ettari totali su cui originariamente si estendeva.
Era cinta da mura, definite dallo storico Lucio Cornelio Sisenna «piccole», con uno spessore che variava dai due ai tre metri e costruite in opera a secco con grossi ciottoli, risalenti per lo più al II secolo a.C., mentre lungo la linea di costa erano in opera reticolata; come a Pompei, dopo le guerre sociali le mura persero la loro funzione difensiva e vennero inglobate da edifici costruiti nelle loro prossimità: uno ad esempio è visibile nella Casa dell'Albergo, vicino all'ingresso del parco archeologico.
L'impianto urbano era di tipo ortogonale, classico dell'antica Grecia, con incroci ad angolo retto e con i decumani paralleli alla costa, a cui si incrociavano perpendicolarmente i cardini; questi ultimi, nei pressi della mura lungo la spiaggia, avevano ognuno una rampa con porta ad arco, in modo tale da consentire un diretto accesso al mare: in totale la città disponeva di tre decumani, di cui due scavati, e cinque cardi, di cui sono visibili il terzo, il quarto ed il quinto; durante l'epoca augustea, le strade furono pavimentate con lastre poligonali di lava, eccetto il tratto davanti alla Palestra, lungo in cardo V, in calcare bianco: tutte le strade della zona scavata, fiancheggiate da marciapiedi, risultano poco consumate dal passaggio di ruote di carri, in quanto, a seguito della conformazione del territorio, particolarmente ripido, il transito e il trasporto delle merci dal porto al centro cittadino era più agevole per muli e pedoni.
Ad Ercolano è stata rinvenuta un'unica fognatura, lungo il cardo III, che raccoglieva le acque del Foro e quelle degli impluvi, delle latrine e delle cucine delle case che si affacciavano lungo questa via, mentre il resto degli scarichi avveniva direttamente in strada, eccetto quelli delle latrine che erano dotate di pozzo assorbente.
Per l'approvvigionamento idrico la città era direttamente collegata all'acquedotto del Serino, costruito in età augustea e che tramite una serie di condotte in piombo sotto le strade, regolate da valvole e eliminate con gli scavi borbonici, portavano acqua nelle abitazioni; in precedenza venivano utilizzati dei pozzi, i quali offrivano acqua ad una profondità che si aggirava tra gli otto e i dieci metri. Di Ercolano restano quindi ancora sepolti il Foro, i templi, numerose case e le necropoli: la parte attualmente visibile è stata divisa in diverse insulae, di cui solo quattro, la III, la IV, la V e la VI, sono completamente esplorate.
PIANO DI VISITA
Il Piano di visita potrebbe essere adattato alle eventuali chiusure o aperture del sito.
La visita inizierà scendendo a livello spiaggia per vedere i fornici con gli scheletri, poi proseguirà visitando la terrazza di M. Nonio Balbo ed il cardo V. Salvo chiusure inattese si visiteranno tra le altre la Casa del rilievo di Telefo, la Casa Sannitica, la Casa del tramezzo di legno, le Terme maschili e femminili, la Casa di Nettuno e Anfitrite e la sede degli Augustali. Quasi alla fine della visita percorrendo il decumano massimo, che fa da confine tra la città romana e la città nuova ed è anche il limite degli scavi, speriamo di poter visitare la casa del Bicentenario, (cosiddetta perché scoperta duecento anni dopo gli inizi degli scavi) di cui alcuni locali sono stati recentemente aperti al pubblico La visita si completerà percorrendo il cardo III
# Ore 9.45 : Ritrovo dei partecipanti (mezzi propri) presso l’ingresso secondario agli Scavi di Ercolano, lato parcheggio bus.
ATTENZIONE: LA MANIFESTAZIONE SI SVOLGE NEL RIGOROSO RISPETTO DELLE DISPOSIZIONI NAZIONALI, REGIONALI E LOCALI DI CONTENIMENTO DELLA PANDEMIA, VIGENTI ALLA DATA DELLA MANIFESTAZIONE, ALLE QUALI I SINGOLI PARTECIPANTI SI DEVONO ATTENERE.
Programma di massima
# Ore 9.45 : Ritrovo dei partecipanti (mezzi propri) presso l’ingresso secondario agli Scavi di Ercolano, lato parcheggio bus, per effettuare la registrazione dei partecipanti e per pagare la quota di partecipazione.
# Ore 10.00 : Inizio della visita guidata.
# Ore 12.00 : Fine della visita guidata.
I visitatori, nel caso di richiesta superiore al massimo previsto per gruppo, saranno suddivisi in più gruppi, sulla base dell’ordine di prenotazione
Quota di partecipazione
– Socio TCI 5,00 €
– Non Socio 8,00 €
Biglietto d’ingresso agli SCAVI: Il costo del biglietto di ingresso agli Scavi di Ercolano è a carico dei singoli partecipanti.
Prenotazioni: Dal 1° febbraio 2023 fino ad esaurimento posti esclusivamente a mezzo email napoli@volontaritouring.it
Volontario Touring accompagnatore e telefono attivo il giorno della visita: Console Maria Teresa Balsimelli 339 849 2075
Guida: Francesco Grossi
La quota comprende: La visita guidata come descritta, le radioguide, il compenso per la guida, l’assistenza del console, l’assicurazione per la responsabilità civile.
Partecipanti: massimo 30 / 35 persone
Modalità di pagamento e condizioni di partecipazione:
Il Volontario Touring Accompagnatore ha la facoltà di variare l’itinerario e di annullare la manifestazione in caso di pioggia.
Il Club di Territorio di Napoli del Touring Club Italiano si riserva il diritto di accettare o meno la prenotazione.
Manifestazione organizzata per i soci e gli amici del TCI e soggetta al regolamento della Commissione regionale consoli della Campania.
Sono ammessi i non soci perché possano constatare la qualità e l’interesse delle nostre manifestazioni, e quindi associarsi.