Cittadina industriale sviluppatasi attorno alla miniera di lignite per oltre 6 km lungo il corso della Trboveljšcica. L’epopea dell’estrazione e dello sfruttamento del carbone in questa regione iniziò nei primi anni dell’Ottocento e si sviluppò dopo l’avvento della ferrovia, nel 1848 e viene ricostruita all’interno del museo distrettuale Zasavski muzej Trbovlje (ingresso gratuito lunedì e venerdì 8-13, martedì-giovedì 8-18, sabato 9-12; domenica chiuso), al N. 15 di ulica 1. Junija. Da quel periodo sorsero nuove industrie: una vetreria, un cementificio e nel 1909 fu costruita una centrale termoelettrica, aziende tessili e meccaniche. La concentrazione di tanta manodopera fece nascere le prime associazioni di lavoratori, che con gli scioperi riuscirono a migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Nel 1968 la vecchia centrale termoelettrica venne sostituita da un nuovo impianto meno inquinante.
La crescita tumultuosa della città ha fatto scomparire gran parte delle tracce del passato, ma rimangono alcuni monumenti dell’epoca socialista, nelle piazze cittadine. In centro si trova la casa dell’operaio, Delavski dom, un grande edificio pubblico progettato da Marko Župancic con mosaici di Marij Pregelj, di fronte al monumento ai minatori, del 1974, di Stojan Batic. Dello stesso scultore è il monumento dedicato alla lotta di Liberazione, eretto nel 1951 nella piazza centrale; altre opere ricordano i primi scioperi.
Fuori dall’abitato, lungo il corso della Sava, si trova un’altissima ciminiera, costruita nel 1976 e assurta a simbolo dell’industrializzazione della Iugoslavia socialista. È tuttora ritenuta la più alta d’Europa: i suoi 360 m di altezza sono stati concepiti per consentire ai fumi prodotti dall’impianto del carbone di disperdersi nell’aria in qualsiasi condizione meteorologica. Per costruirla sono occorsi 210 giorni di lavoro e quasi 12.000 m cubi di cemento, oltre a 1000 e più tonnellate d’acciaio di rinforzo.